Un finale inaspettato

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Le otto arrivarono in fretta quella giornata ed essendo autunno, fuori era già buio ed io aspettavo Harry impaziente in cucina. Mentre attendevo, decisi di fare una cioccolata calda al microonde. Elisabeth era uscita, lasciandomi ancora una volta da sola. Mentre aspetto la mia cioccolata, guardo fuori dalla finestra, il vento soffia freddo tra di alberi e la pioggia cade incessante, mentre io sono al riparo a casa mia. Una macchina si avvicina al mio vialetto e la riconosco come la macchina di Harry. La parcheggia molto vicino alla porta, probabilmente per non bagniarsi, e scende, mi avvicino alla porta e la apro, il vento mi raggiunge subito e mi fa venire la pelle d'oca. Harry mi vede e mi raggiunge correndo, bagnandosi la giacca nera. Arrivato dentro casa, chiudo subito la porta dietro di lui e mi avvicino al microonde.

"È sempre così Londra?" Chiede Harry affannato togliendosi la giacca. Tiro fuori la cioccolata e aggiungo un pò di panna sopra.

"E anche peggio." Lo informo portandomi la cioccolata alla bocca. Harry mi guarda mentre sorseggio la mia calda bevanda.

"Me ne hai fatta una, vero?" Mi chiede alzando un sopracciglio indicando la mia tazza. Sorrido prima scuotere la testa. Si avvicina e si siede accanto a me.

"Allora, di cosa volevi parlarmi?" Mi chiede unendo le mani. Penso a come introdurre l'argomento e concludo con l'idea di iniziare facendogli una domanda.

"Non ti sono mai sembrata tipo... famigliare? Come se mi avessi già visto prima?" Chiedo soffiando sul dolce liquido dentro la tazza. Harry si alza e afferra una bustina per la cioccolata dal pacchetto e versa del latte in una tazza rossa.

"In effetti sì, sì molte volte." Mi confessa unendo la polvere della bustina con il latte per poi aggiungerla al microonde.

"Bhe ecco, anche io quindi, dopo varie ipotesi, sono giunta alla conclusione che noi,ecco... ci siamo già incontrati." Riferisco prendendo un altro sorso di cioccolata.

"Come fai a dirlo?" Mi chiede, mi sembra interessato all'argomento.

"Allora prima di tutto ho chiesto al mio amico Trevor, lui mi conosce da quando avevo tre anni e ha incontrato tutti i miei amici, e anche a lui ricordi qualcosa, e poi..." Mi soffermo un attimo prima di parlargli dei miei sogni, magari sono solo frutto della mia fantasia, ma sono davvero molto realistici, e i due bambini ci assomigliano notevolmente.

"E?" Chiede Harry prendendo la sua tazza dal microonde raggiungendomi sul bancone.

"Ecco... ultimamente ho fatto dei sogni, i protagonisti sono due bambini e si chiamano Harry, che dovresti tu, e Melissa, che dovrei essere io, soprannominata da te con alcuni soprannomi." Dico pulendomi il naso dalla panna, Harry ride leggermente mentre lo faccio, ma poi torna serio.

"E cosa facciamo 'noi' in questi tuoi sogni?" Mette tra virgolette la parola noi.

"Diverse cose, giochiamo, parliamo, come se fossero..."

"...ricordi." Mi interrompe. Annuisco con la testa.

"Ma è impossibile, io prima di venire qui vivevo a Manchester." Mi fa notare, ha ragione, come avremmo potuto incontrarci se viviamo a duecento miglia di distanza, cioè circa 4 ore di macchina.

"Bhe forse... ancora prima di venire a Manchester... tu vivevi a Londra." Alzo lo sguardo e ci guardiamo negli occhi, restiamo una ventina di secondi a guardarci finché io non sposto lo sguardo dai suoi occhi alla tazza. Ci sono troppe coincidenze, ma anche tanti dubbi.

"Aspetta..." Noto uno strano sguardo negli occhi di Harry, come se si fosse ricordato di qualcosa. Alzo lo sguardo e mi punta i suoi profondi smeraldi negli occhi.

'' Hermione?.. '' Sussurra senza fiato.
Ansioso di una risposta. Il mio sangue gela nelle mie vene, le mie mani tremano. È lui, non c'è dubbio, devo averlo conosciuto sicuramente tempo fa, ne sono sicura, i suoi occhi, il suo sguardo, la sua voce quando pronuncia quel soprannome.

Save My LifeWhere stories live. Discover now