Capitolo 1. Ciò che attende il viaggiatore

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Gli avventurieri camminavano ormai da ore, persi nei propri pensieri e immersi nella quiete fremente che ogni primavera era solita ammantare il Drago d'Argento. Gli imponenti ontani sulla riva del fiume offrivano loro riparo dai raggi intensi del sole di metà mattina, ma nonostante la fitta volta verdeggiante, Daniel sentiva le gocce di sudore solcargli le tempie e discendere lungo il collo, per poi sparire sotto la leggera veste, capace purtroppo di lenire solo in parte quel fastidio. Il lento incedere della cavalcatura lungo il sentiero cominciava a irritarlo, così come facevano il clangore soffocato delle armi dentro i foderi e il cigolio sommesso delle armature dei compagni, in marcia intorno a Ombromanto e disposti a rivolgersi l'un l'altro solo qualche cenno distratto.

Era scemata la frenesia che li aveva spinti a lasciare rapidamente i campi intorno a Riverwood e a inoltrarsi al sicuro oltre la prima fila di alberi, accanto al fiume argentato; e anche l'esigenza di voltarsi indietro più volte in cerca di segni di inseguimento, o di minaccia, era stata via via sostituita da una cauta fiducia nel successo della loro fuga silenziosa.

Da qualche ora, sul gruppo di viaggiatori era calata la pace, scandita da fuggevoli scambi di sguardi ed espressioni concentrate. E lo stregone iniziava a trovare monotona quella traversata, condotta in un silenzio nel quale i dubbi e i quesiti sul futuro si dilatavano, senza trovare ordine né riposo. Arrivato al limite della sopportazione, con il calore che ormai faceva aderire la stoffa alle braccia e al petto, Daniel prese ad agitarsi sulla sella nel tentativo di sgranchirsi le gambe e allontanare l'immobilità; infine sbuffò rumorosamente, finendo per attirare l'attenzione del guerriero che gli prestava servizio come guardia del corpo.

«Che succede, Daniel?» mormorò Ben, alzando lo sguardo verso di lui. Nei suoi occhi, lo stregone lesse un pizzico di scherno, come se l'uomo avesse pensato di aggiungere qualche battuta a quella domanda innocente per poi, però, scegliere di trattenersi. Cercò di non bardarci, deciso a cogliere al volo l'occasione.

Il battere morbido degli zoccoli sul sentiero erboso gli faceva da colonna sonora e lui si scoprì a modulare la voce su quello stesso tono sommesso, mentre il viso gli si corrugava in un'espressione concentrata. «Riflettevo...» rispose, allentando leggermente le redini.

«Una buona pratica.» Jake si intromise, rallentando il passo per affiancare il guerriero e regalare a entrambi un sorriso. Sul suo volto era tanto palese il sollievo per quella distrazione che lo stregone suppose che anche il ranger, di lì a poco, avrebbe fatto in modo di crearne una. La mappa che gli aveva tenuto compagnia fino a quel momento era appena stata riposta nello zaino, in attesa di tornare a essere utile in seguito. «Forse farlo più spesso non ti farebbe male» continuò Jake, lanciando un'occhiata divertita alla volta del mezz'elfo.

Quest'ultimo sospirò, alzando gli occhi ai rami carichi di foglie. «Molto simpatico» fu tutto quello che gli rispose.

Con la coda dell'occhio, lo stregone notò che anche Jord e CJ, qualche metro avanti a loro, si voltavano per seguire la scena con interesse. «Ma tralasciando il tuo sarcasmo» riprese, prevenendo una possibile interruzione da quel fronte. «Stavo pensando che forse è il momento giusto per parlare di ciò che ci aspetta da qui in avanti. Insomma, per elaborare un piano o qualcosa di simile.»

«Tu, che proponi di creare un piano?» rispose prontamente Jake, senza mascherare un'espressione sorpresa. «È una giornata da segnare sul calendario, questa.»

A Ben sfuggì una risata.

«Be', ogni tanto capita anche a me, sai?» si schernì subito lo stregone, scuotendo leggermente la veste che di nuovo aderiva al corpo in maniera snervante. «E poi, era tanto per introdurre un argomento di conversazione. Questo silenzio è logorante.»

«Solo perché non sai ascoltare.» La voce di Spock giunse dalle retrovie, dove il druido era rimasto inosservato e silenzioso per tutto il cammino. Anche ora l'uomo prestava attenzione allo scambio solo in parte, e teneva lo sguardo puntato nel sottobosco, intento a individuare e riconoscere le diverse specie di rovo che crescevano intorno a loro, così preziose per i medicamenti di fortuna. Al suo udito allenato comunque, quello scampolo di foresta brulicava di vita in maniera evidente, e gli pareva quasi impensabile che qualcuno potesse non notare la differenza tra quel riecheggiare fremente e il vero silenzio.

Nel sangue e nel fuoco - Cronache di Irvania IIWhere stories live. Discover now