"Ti giuro che se poi non mi entrano più le cose che ho comprato ti vengo a cercare e ti riempio di botte." Alzai gli occhi al cielo e entrai nel mio paradiso, voltandomi verso di lui che era rimasto fuori che poco dopo mi raggiunse, non smettendo più di sospirare e sbuffare.

***
Matt mi aveva appena accompagnata, erano le sette, e non c'era ancora nessuno a casa.
Posai le mie borse sul letto e incominciai a sistemare il tutto, che dovevo ammettere era molto, dentro il piccolo armadio.

Immersa nei miei profondi e numerosi pensieri non mi accorsi neanche che il tempo stava incominciando a peggiorare, il grigiastro delle nuvole aveva coperto tutto il cielo e non c'era più traccia di nessuno.
Neanche dei pochi barboni o ubriachi che camminavano in queste strade.

Sospirai voltandomi per rincominciare la mia avventura con i vestiti, ma il bussare alla porta interruppe la guerra tra me e i pantaloni che non riuscivo a piegare.
Questa volta, però, domandai chi ci fosse, ma nessuno mi rispose.
Guardai dallo spioncino della porta, ma nessuno era aldilà.

Con il piede, che era solo coperto dal calzino, toccai qualcosa di liscio.
Appena abbassai lo sguardo, un foglietto era piegato accuratamente in modo da farlo passare da sotto la porta.
Lo presi velocemente, sedendomi su una sedia per poter leggere.

La scrittura era molto scorretta e poco capibile, ma non impossibile da leggere.
Presi i miei occhiali per poter decifrare al meglio ogni singola parola, ma quando lessi il contenuto del messaggio rimasi paralizzata, incominciando a disperarmi in un pianto di puro terrore.

HARRY'S POV
L'incontro era andato bene, avevo vinto e l'uomo di poco prima era ancora sdraiato sul ring privo di sensi. Risi guardandolo.
Durante l'incontro non faceva altro che vantarsi e sfidarmi solo con la sua voce del cazzo.
Mentre camminavo verso il mio, così detto, camerino, insulti e complimenti riempivano la stanza in un completo caos.

Uomini ubriachi o fatti, o semplicemente fuori di testa venivano sempre qui per raccogliere dei soldi. Altri invece venivano qui solo per picchiarsi con qualcuno o per assistere ad una rissa.

A me non fregava un cazzo di niente, io volevo solo i soldi per poter vivere e andare avanti con la mia vita di merda.
"Devi smetterla di atterrare così la gente." Derek era seduto sulla panchina dove avevo appoggiato il mio borsone.
"Non è colpa mia se gli avversari che scegli fanno sempre cagare al cazzo." Sputai, stufo di sentire sempre la stessa frase al termine di ogni fottuto incontro.

"Lì fuori la gente vuole vedere di più, non solo una testa di cazzo che stende il primo che passa." La sua voce si era alzata cercando di intimorirmi.
Serrai la mascella avvicinandomi a lui. "Credi davvero che me ne possa fottutamente fregare qualcosa degli altri? Io faccio il mio lavoro, ovvero vincere. Prendo i miei soldi e me ne ritorno a casa senza più vedere la tua faccia di merda per una settimana." Respirò profondamente prendendo i soldi e sbattendomeli sul petto sudato, per poi uscire e chiudere prepotentemente la porta.

Contai i soldi, non erano tanti, erano solo cinque mila sterline, ma qualcosa ci avrei fatto sicuramente.
Dopo una doccia tiepida, perché ovviamente in questo posto di merda l'acqua calda era un optional, indossai i vestiti puliti.
Prima di partire però mi fermai al bar a bere qualcosa, sentendo il puro bisogno di alcool.

"Complimenti per stasera." Il ragazzo del bar si complimentò inutilmente. Annuì chiedendogli un bicchiere di whisky.
Dopo aver bevuto con calma e essermi guardato un po' intorno, mi diressi verso la macchina.
Posai il grosso borsone nei posti anteriori dell'auto e poi mi sedetti, sospirando e appoggiando la testa beandomi del momentaneo silenzio che fu interrotto dal rumore della suoneria del mio cellulare.

"Cosa c'è" non guardai neanche il mittente, risposi a caso non volendo rotture di coglioni.
"Si tratta di Claire." Mi ricomposi subito avvicinandomi al volante interessandomi del tutto alla conversazione.
"Cos'è successo?" Niall era sempre in linea, ma sentivo solo il suo respiro affannato.
"Vieni a casa non posso parlarne al telefono." Da questa frase capiì già chi fosse il soggetto, o almeno, l'argomento.
"Non posso venire adesso." Mi morsi il labbro, serrando la mascella.
"Sei serio?" Si stava arrabbiando, ma avevo da fare una cosa importante e non potevo rimandarla.
"Ho una cosa importante da fare." Esclamai, non sorprendendomi affatto della sua reazione.
"Che cazzo credi? Che questa non sia una cosa importante?!" Stufo di sentirlo urlare terminai la chiamata e mi diressi verso casa di mia madre, che mi stava aspettando già da molto tempo ormai.

Holmes ChapelTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon