Il segno

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"Aiuto" dico sfocando la voce, prima di perdere tutti i sensi. Il dolore è troppo forte per combatterlo. Mi lascio trasportare dal sonno, non un sonno qualunque, ma il sonno che ti viene quando vuoi abbandonare la realtà e rifugiarti al sicuro nei sogni. Vedo mia madre, il suo sorriso spengersi e le sue parole che si ripetono nella mia confusa mente: ricordati, tu da sola sei debole, insieme potete sconfiggerli.Non riesco a capirla, poi tutto si sfuma e sparisce.

Quando mi risveglio, ho una mano poggiata sul punto del braccio, dove la sofferenza ha raggiunto il limite. Qualcosa dentro di me rende la mano quasi "incollata" al mio braccio, è irremovibile. Ma l'altra parte di me vuole sapere cosa c'é sotto quella mano, vuole scoprire l'ingiusta verità.Il respiro comincia a farsi più veloce, il cuore batte troppo ripetutamente, come se volesse uscire dal mio petto. Rendo gli occhi delle serrature, sento dei brividi percorrermi tutto il corpo. Prendo coraggio, e sposto lentamente la mano.

Urlo, urlo per fare uscire tutto quello che ho dentro. Mi strofino gli occhi, come se quello che ho appena visto fosse solo un'allucinazione. Percorro con le dita il segno, mentre le lacrime salate mi fanno bruciare le ferite del viso, causate dalla caduta. "Lo sapevi!" urlo, con gli occhi rivolti verso il cielo. Mia madre sapeva che mi sarebbe apparso questo segno. "Come hai potuto?" urlo più forte. Mi spingo più vicina al breve fiume, e vedo nuovamente il mio riflesso. È diverso. Poi guardo i miei occhi e capisco: dal comune marrone, si sfumano sempre più sul rosso. Mia madre aveva gli occhi azzurro cielo, ed aveva il potere... dell'acqua.

Sposto lo sguardo sul segno, ma non vedo illuminarsi la punta che contiene il simbolo del fuoco. Perplessa, osservo il segno più nel particolare: assomiglia molto ad un tatuaggio, solo che è un po' più scavato nella pelle. Il sole è alto nel cielo, credo di aver dormito un paio di ore. Il pensiero di tornare a casa, di essere portata via e di essere ridotta in poltiglia, mi fa crollare il mondo addosso. Mi tremano le gambe, e mi alzo con fatica tenendo le braccia dietro la schiena. Mi incammino verso casa, e non riesco a immaginare gli occhi di mio padre e mio fratello alla vista del segno. Ho paura. Non voglio perderli. Non voglio morire.

Destinati per un segnoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora