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Dopo venti frasi motivazionali di Gwen sul "le cose non si fanno da sole", dieci "limonatelo" di Calum e me sconvolta per aver trovato mio fratello e Luke baciarsi -per non dire altro- sul mio letto, accompagno Ashton all'aeroporto.

«Mia madre già mi sta tartassando di messaggi.» borbotta mentre io sorrido leggermente, stando comunque attenta alla strada.
«Fa bene! Sei distratto, inopportuno, incostante e dimentichi anche il tuo nome a momenti... ma hai anche dei difetti.»
Il ragazzo sbuffa alle mie parole, mentre risponde alla madre.

«Siamo venuti con venticinque minuti di anticipo! I ragazzi che partiranno con te si staranno ancora preparando a casa.» dico parcheggiando, per poi uscire dall'auto.
Ashton mi imita, limitandosi a fare spallucce.

«Avevo paura di fare tardi.» dice poggiandosi alla mia auto e io mi metto accanto a lui, piano piano mi avvicino sempre di più e le nostre braccia si sfiorano.

«Non farti arrestare in Spagna.» dico mettendomi davanti a lui e puntandogli il dito al petto.
«Per cosa dovrebbero arrestarmi?» chiede alzando un sopracciglio.
«Disturbo alla quiete pubblica.»

«Quando non vuoi piangere cominci a sparare cavolate.» ridacchia.
«N-non è vero. Sai che le nuvole non sono fatte di zucchero filato?» dico imbarazzata.
È vero, quando non voglio piangere comincio a dire cavolate.
Come quando a cinque anni morì il mio pesciolino Cookie, -non so ancora il perché del nome- iniziai a parlare della mia bambola preferita. Volevo bene a Cookie. Gli dimostravo il mio bene dandogli tanto cibo, ma, non è finita proprio bene per quel povero pesciolino.

«Se vuoi piangere, puoi.» sorride non sapendo cosa dire.
«A chi romperò le scatole nel cuore delle notte solo perché ho finito una serie tv!» dico con il labbro che trema leggermente.
«O-o non potrò venire a dormire da te solo perché ho fatto un incubo!»
«Aspetta, tu venivi da me all'una di notte perché facevi degli incubi?»
«Non sempre.»

Lui sospira e mi stringe a sè, e piccole lacrime scendono silenziose sul mio viso.
«Puoi videochiamarmi nel cuore della notte.» sussurra accarezzandomi la schiena.
«Non sarà lo stesso.» rispondo facendomi scappare un singhiozzo.

Mi stacco da lui ancora con le lacrime agli occhi, Ashton mi sorride tristemente e sospira.

Due ragazzi che dovranno partire con lui, sono all'entrata dall'aereoporto.

«Quindi devi andare.» la voce mi esce tremolante e mi si forma un groppo in gola.
Lui annuisce prendendo le sue valigie e mordendosi il labbro.

Ashton fa per avviarsi verso l'aeroporto, ma con qualche passo lo raggiungo, facendolo girare e stritolandolo in un abbraccio.
«Mi mancherai.» mormoro con voce ovattata dal tessuto della sua maglietta.
«Anche tu.» sussurra staccandosi dall'abbraccio.

Abbasso lo sguardo, osservando l'asfalto del parcheggio.
Sento il suo sguardo bruciare su di me, ma nonostante questo non alzo il volto.
Vedo i suoi piedi avvicinarsi piano a miei e la sua mano poggiarsi sul mio fianco.
Alzo lentamente la nuca e il suo sguardo passa dai miei occhi alla mie labbra.
La mano libera si poggia sulla mia guancia, che comincia ad accarezzare piano piano.

Dopo secondi infiniti le sue labbra si posano sulle mie, chiudo gli occhi mentre si muovono dolcemente in un bacio.
Sembra quasi il tempo si sia fermato, come se non stesse partendo da un momento all'altro.
La mano che prima era sul mio fianco, la intreccia alla mia mano sinistra, facendo piccoli cerchietti sul dorso.

Dopo qualche minuto si stacca, e io mi sento terribilmente vuota e fredda.
Entrambe le sue mani si poggiano ora sulle sue valigie, e poche parole lasciano le sue labbra prima che se ne vada.

«Non dimenticarti di me.»

Cliché || Ashton IrwinWhere stories live. Discover now