La mia nutrizionista.

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«cosa credi che gli altri pensano di te?.... mi spiego meglio, se ti vedessi da fuori, dalla visuale di un'altra persona, cosa pensi che vedrebbe?»
Questa domanda mi getta totalmente in confusione.
non so cosa pensa di me l'infinità di persone che compone il puzzle della mia insignificante vita.
Non so se sentono il vociferare nei corridoi.
Non so se ascoltano quello che silenziosamente ho da dire.
Non so se capiscono le ferite che mi provocano.
Non so cosa vedono in questo ammasso di ossa che si sta svuotando di tutto, piano piano.
Prima del cibo, dell'alimentazione necessaria per sopravvivere e poi di tutte le emozioni che la mia mente concerne.
Prima la felicità, legata al sorriso, alle risate.
La rabbia, legata alle urla, all'emettere suoni, al parlare, a spiegare, a chiedere aiuto.
La fame, legata alla voglia di mangiare, alla voglia di dimagrire, al disgusto.
Ora cosa mi è rimasto? Solo un'infinita tristezza, una grande determinazione e un vuoto incolmabile che risuona di tutto ciò avrei potuto fare.
Quindi non lo so.
Non so cosa pensano, cosa pensate di me.
Provate, urlatelo al vento, sono certa che prima o poi lo sentirò e deciderò cosa fare di questo corpo.
Ma correte, non gli rimane molto tempo.
Si sta lasciando andare.

Non ho mai risposto a quella domanda.
E ci ho riflettuto tanto.
Ma non so ancora come rispondere.
Non posso andare in giro e chiedere a tutti : "cosa pensi quando mi guardi?"
È da malati. Ma in fondo tutti dicono che lo sono quindi... perché non fare la malata?
Eccola qui.
La scusa.
Da oggi non mangi perché sei M A L A T A.
Perfetto, Marta, perfetto.
Adesso nessuno può dirti niente.
Sei malata e tutti hanno rispetto dei malati.
Bella scelta.
Ricomincia a correre, il peggio non è ancora arrivato.

Ci stiamo avvicinando a Natale, non manca molto e io non vedo l'ora di non vederli (dottore , psicologa e nutrizionista) per ben due settimane!
Saranno fantastiche.
Le sedute iniziano ad essere monotone e ripetitive.
Arrivo nello studio con un ansia bestiale, perché se continuo a non mangiare, hanno detto, mi attaccheranno un'abnorme flebo di glucosio al braccio e mi spediranno in clinica.
Ogni volta mi tolgo le scarpe e le piante dei miei pallidissimi piedi toccano il pavimento ghiacciato.
Ogni volta rabbrividisco.
Ogni volta mi sfilo il maglione e la maglietta.
Ogni volta è mia madre che li rimette nel verso corretto.
Ogni volta cerca qualsiasi cosa da fare pur di non guardare l'esilità del mio corpo.
Ogni volta qualche lacrima riga il suo volto.
Ogni volta la nutrizionista sospira sempre più forte.
Ogni volta il mio cuore batte più lentamente.
Ogni volta mi avvicino, un passo dopo l'altro, alla bilancia.
Ogni volta non posso guardarla, non posso sapere il mio peso anche se sto tenendo il conto.
Non è difficile: ogni settimana basta togliere un Kilo o un kilo e mezzo.
Ogni volta guardo quel muro davanti a me fino a che non mi viene detto di scendere allora ricopro nuovamente il mio corpo di tutti gli stati di cui ha bisogno per non morire di ipotermia.
Ogni volta la nutrizionista inizia a parlare.
Ogni volta mi minaccia di spedirmi in clinica.
Ogni volta tutto quello che mi dice mi entra da un orecchio ed esce dall'altro.

{tutto quello che scrivo qui è quello che pensavo da anoressica, sia chiaro.
Nessuno deve mai arrivare le cazzate che ho fatto io. Non vi fate condizionare dalla storia di una MALATTIA. si chiama così per un motivo. Ora, vi lascio tornare al capitolo. }

Mi ha anche obbligato a bere delle specie di frullati ipercalorici: i Fortimel.
Ognuno di quei tubetti ha 300 kcal.
Io ne devo prendere tre ogni giorno.
In questi giorni bevo solo quelli.
Non tocco altro.
Ero abituata a ingerire solamente 600/700 kcal per giorno.
Non 900... sono troppe.
Ingrasserò di sicuro.
Aiuto.
Non voglio che il brusio delle prese in giro della mia testa diventi sempre più forte e forte e forte fino a non farmi percepire nient altro.
Non ce la faccio.
Non parlate.
Vi prego.
Cosa vi ho fatto?
No, non dite che sono grassa.
Lo so, lo so che sono grassa.
No, non serve che lo ripetiate in continuazione.
Non urlate, vi prego, non urlate.
Tornate ad essere un sussurro piccolo e costante nella mia testa.

Quando mangiavo solo nuvoleWhere stories live. Discover now