Cosa non mangeró oggi?

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La mia vita è continuata.
Minuto dopo minuto.
Ora dopo ora.
Giorno dopo giorno.
Sono passate due settimane.
Siamo all'ultima di settembre.
E ho un pensiero ridondante: Quanto la mente di una persona può essere in degrado da arrivare a minacciare la propria sorella?
Beh, la mia, evidentemente, molto.
Perché si, sono arrivata a questo punto, perché ho minacciato la mia piccola e innocente sorellina che ha solo undici anni.
Abito in una bianca casa di campagna che spicca nel verde del bosco circostante.
Immersa nella natura, introdotta da campi infiniti divisi da una stretta strada in salita.
Percorro quella strada ogni giorno. 
Avanti e indietro.
Su e giù.
Con un'unica destinazione: il cestino nell'angolo del parcheggio infondo a quella strada in salita; nessuno controllerai mai li.
E poi perché qualcuno dovrebbe controllare qualcosa?
Io sto bene, giusto?
Si, certo.
Abbiamo TUTTO sotto controllo.
Vedrai che grandi risultati.
Vedrai come saremo magre e amate da tutte.
Scoprirai una nuova vita.
Sarai felice.
Continua.
Sei forte.
Sei determinata.
Sei grassa.
Ricorda che sei grassa.
Usalo come incentivo.
E diventa magra.
E diventa bella.
E diventa felice per il tuo corpo.
Anche se non riuscirai mai a diventare abbastanza magra.
Allora, ogni giorno, dal cassetto più basso del lavabo della mia cucina, scompare un sacchetto.
Ogni giorno lo riempio con qualcosa di diverso.
Con qualcosa che gocciola.
Qualcosa che unge.
Qualcosa che sporca.
Poi stringo il nodo realizzato con le due estremità del sacchetto in modo che non si apra nella mia corsa sfrenata verso l'unica cosa che associo a un barlume di felicità: non mangiare.
E corro, e corro, giù per la collina.
Fino al cestino.
Qualche secondo a fissare il cibo: nessun rimpianto.
E dritta a casa, a controllare che mia sorella non dica niente.
A controllare che le urla che le lancio ogni volta che esco di casa con quel sacchetto di vita buttata (letteralmente) abbiano sortito l'effetto sperato.
Cioè non chiamare i miei genitori e spifferare il più grande segreto della mia minuscola vita.
Poi, il mio incubo: corro in bagno, mi tolgo i vestiti il più velocemente che posso, o il più lentamente possibile e appoggio i piedi sulla bilancia ghiacciata, faccio un profondo respiro e abbasso lo sguardo: a volte un sorriso immenso si apre sul mio volto altre volte meno.
Tutto dipende se e quanto sono dimagrita.
Inizio a calare.
La mia corsa verso la morte sta iniziando.
Mi senti urlare?

Quando mangiavo solo nuvoleWhere stories live. Discover now