Prologo

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Vi presenterò una ragazza.
Non é nessuno di importante.
Nessuno di speciale o famoso.
Ma occupa, anche lei, un minuscolo spazio nell'infinita dell'universo.
Non é una ragazza sempre serena, solare o sorridente.
All'inizio della sua storia non era neanche arrabbiata con la vita, triste per il riflesso dello specchio e senza un ossessione morbosa, compulsiva o nervosa per qualsiasi cosa riguardasse le calorie, il peso, il cibo, IL CORPO.
Quando stava bene aveva paura di tutto ciò che normalmente incute timore.
Non di una stupida bilancia.
Non aveva paura dei numeri.
Non aveva paura di nutrire il suo corpo.
Non aveva paura dei corridori.
Non aveva paura di esprimere la sue emozioni.
Non aveva paura di stare ferma.
Non aveva paura di andare a dormire prima delle undici e svegliarsi dopo le sei e trenta.
Non aveva paura di un biscotto.
Non aveva paura di una precisa uscita dell'autostrada: quella per monza, quella per l'ospedale.
Non aveva paura di un santo: Gerardo.
Non aveva la preoccupazione di sbriciolare, nascondere o buttare il cibo.
Aveva semplicemente paura dei clown, delle bambole e dell'oscurità.
Quest'ultima, alla fine, si é impadronita di lei.
Dapprima, si é insinuata nella sua mente.
Correva da un neurone all'altro, come impazzita, li necrotizzava.
Come delle metastasi che uccidono un uomo.
Piano piano é riuscita a trovare uno sbocco, un modo possedere tutto il resto di quell'esile corpo.
Ha strisciato attraverso le cavità delle vertebre che costituiscono la spina dorsale. Ha ricoperto  le costole con un manto nero che le rendeva difficile respirare.
Ha cambiato lo stato della sua materia per diventare liquida e circondare il cuore, facendolo battere con molta molta difficoltà.
In questo modo si é potuta congiungere con il sangue e fluire nelle vene fino alle estremità più remote di quel corpicino.
Ha atrofizzato i muscoli, infatti, quella poveretta, non riusciva più a muovere le mani, li ha divorati completamente, si é nutrita della forza di quella ragazzina e, in cambio, le ha donato dei sentimenti nuovi: insicurezza, rabbia, determinazione e molta, molta paura. Come poteva vivere con delle emozioni così contrastanti?
Le dilaniavano il cuore e la mente, le toglievano il respiro e il sonno.
L'oscurità aveva prevalso, l'aveva convinta di essere sua amica, di essere la normalità.
Era diventata un'abitudine.
Le dava senso di completezza.
L'aveva interiorizzata.
Poteva finalmente fidarsi di qualcuno.
Non si rendeva conto che qualcosa si era completamente impossessato di lei.
Non si rendeva conto di essere malata, non voleva rendersi conto.
Non si rendeva conto di esistere.
Vi presento me stessa.

Quando mangiavo solo nuvoleWhere stories live. Discover now