52. Guai seri

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In quell'ultimo periodo, ero stressata.

A scuola c'erano un casino di interrogazioni e verifiche su verifiche.

Nei corridoi della scuola, circolava così tanta ansia e tensione che sembrava la fabbrica dell'ansia.

Ragazzi su ragazzi con il libro in mano che mi facevano venire l'ansia di non aver anche io un libro in mano per ripassare. Allora, anche io lo prendevo e mi veniva l'ansia di non sapere cosa ripassare.

Poi, c'erano momenti in cui i miei amici erano in ansia ed io no, allora mi veniva l'ansia di non avere l'ansia.

Ma non solo la scuola mi stressava.

C'era pure la mia situazione strana con Thomas.

Dopo la sera del pigiama party non ci eravamo più parlato. Non ci eravamo scambiati neammeno qualche cenno con la mano, quando ci incontravamo per caso nei corridoi.

Infatti, l'ora di pranzo ormai la passavo quasi sempre al tavolo della squadra di rugby. Certe volte si univano anche le mie amiche.

Pietro, invece, sembrava quasi avere l'affitto fisso, da quando si era fidanzato ufficialmente con Clarissa. Erano proprio una bella coppia. Anche se effettivamente era un po' strano vederli insieme. Erano così diversi di carattere e gusti. Forse era proprio per questo che non avevo mai pensato a loro come una coppia. Ma a pensarci neanche come amici.

Ben e Trina, invece, avevano deciso di prendersi una pausa. Lo aveva deciso lui e si giustificò dicendo che non era più sicuro dei suoi sentimenti per lei. Ma ci doveva essere sicuramente dell'altro. Si promisero di restare amici. Era da più di una settimana che non si parlavano e salutavano.

West e Thalia erano il caso più disperato di tutto l'universo. Lei aveva scoperto di provare qualcosa per lui. Lui era innamorato di lei da anni. Ma entrambi avevano paura che l'altro non ricambiasse, quindi non si dissero nulla. Ogni volta, che si scontravano per caso balbettavano a turno. Le conversazioni andavano più o meno così.
<<C-ciao... Thalia>>
<<Ciao... We-est?>>
<<Ok, a-allora... ci... sentiamo?>>
<<Ce-erto... Ciao>>
<<Ciao>>

Thalia però continuava a dire che era solo un periodo di confusione e stavano facendo progressi.

Poi, c'era Miriam che sembrava solare, leggera e con nessuno problema per la testa. Poi, bastava anche solo una frase sbagliata o un commento che si ritirava tra le sue chiedendosi dentro se stessa. Più volte, le chiesi se voleva parlarne e lei mi rispondeva sempre: <<Sto bene. Va tutto bene>>. Ma sembrava la tipica frase per autoconvincersi.

<<Tutto bene?>>, le avevo chiesto anche quella mattina a scuola, mentre eravamo davanti al suo armadietto.

Osservai il suo abbigliamento di quel giorno. Era strano e diverso. Mancava qualcosa. Aprii l'anta nascondendosi dietro di essa. <<Certo, te?>>, chiese, a sua volta.

Chiuse l'armadietto con in mano il libro di matematica, si appoggiò con la schiena al suo armadietto e iniziò a sfogliare le pagine del libro con sguardo concentrato.

<<Non hai risvoltini>>, dissi stupita osservando la parte finale del pantalone liscia.

Amava i risvoltini, me lo aveva sempre detto. Diceva che dava un tocco finale ai pantaloni e non poteva uscire di casa senza. Da quando la conoscevo se li era sempre fatti ovunque.

Alzò lo sguardo dal libro per qualche secondo e sospirò con un sorriso. <<Solo perché non ho risvoltini non significa che non sto bene. Non ti pare?>>

<<Miriam...>>, richiamai la sua attenzione cercando di staccarla da quel libro. Ma lei non mi ascoltò.

Fu il mio turno di sospirare. Le rubai il libro di mano e lo chiusi sotto i suoi occhi.

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 11 ⏰

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