32. Parker

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Il ticchettio dell'orologio, il silenzio assordante della sala d'attesa, i passi delle infierire, la puzza di medicinale e disinfettante. Io odio tutto questo. 

Ringrazio l'infermiera che mi passa un pacco di salviette umidificate e mi siedo sul pavimento davanti Cody, gli afferro le mani con delicatezza e inizio a pulirle piano.
"È tutta colpa mia" sussurra lentamente
"Non è colpa di nessuno Cody, nessuno avrebbe potuto prevederlo" cerco il suo sguardo
"Ma avrei potuto impedirlo"
"Smettila di addossarti colpe inesistenti, e poi lei starà bene. Mio padre è dentro con lei" cerco di rassicurarlo "Fidati, è bravo nella chirurgia almeno quanto lo è sul basket" provo a sdrammatizzare e lui ghigna appena
"Dovevi vederla Hol" sorride amaramente "quando mi ha visto con Bettany era così delusa, lei credeva veramente in noi e io ho rovinato tutto"
"La ami?" azzardo e lui mi guarda sorpreso
"Cosa?" Mi guarda serio "certo che no, cosa potrei mai offrirgli, io non vado bene per lei" afferma indicando la porta della sala operatoria
"Cody..." sussurro e lui rilascia un sospiro
"Io-" fa una pausa e guarda Dylan appoggiato al muro che gli sorride appena, poi torna a guardare me "non lo so, io non so neanche cosa sia" ammette "so solo che muoio quando non è con me, io voglio essere l'unica persona che la fa sorridere, l'unica della quale abbia veramente bisogno. Io voglio Mar, la vorrò per sempre perchè lei mi è entrata nel cuore" sussurra e io gli sorrido debolmente 

Cody è innamorato di Margaret. Ma ha così tanta paura di se stesso che è bloccato. 

Finisco di aiutarlo e quando finalmente sembra stare leggermente meglio decide di fare un giro alle macchinette approfittando per avvisare sua zia. 

"Però, non credevo fossi così esperta in amore" mi punzecchia Dylan seduto, a differenza mia, sulla sedia di fronte a me
"Non lo sono, vedo solo tanti film" scrollo le spalle ricambiando il suo sorriso
"Presto, stanza C14" sento gridare da un'infermiera che corre al piano di sopra seguita da due infermieri e un medico.
C14...
"Rudy" sussurro con il cuore a mille alzandomi di scatto per poi correre su per quelle maledette scale, raggiungendo la stanza C14
"Hol" mi richiama confuso Dylan ma lo ignoro 

Mi precipito fuori la sua stanza e lo vedo sdraiato a terra, accanto alla sua sedie a rotelle, ha il respiro affannato e sta cercando di rialzarsi
"Rudy" mi precipito accanto a lui sorreggendolo per i fianchi
Lo prendo in braccio aiutandolo a tornare a letto per poi accarezzargli una guancia
"Che è successo?" domando in preda al panico 
"Mamma" sussurra tra le lacrime
"Rudy, sono io Hol, che hai piccolo?" 
Non riesce a respirare e l'infermiera gli poggia la mascherina sulla bocca per aiutarlo, intimandogli di seguire il suo respiro 
"Rudy fai come me; 1,2,3... di nuovo piccolo..." le spiega con calma e lui la imita facendo regolarizzare il respiro 
Noto Dylan sotto l'artico della porta e gli rivolgo uno sguardo fugace, lui però osserva il piccolo e non dice nulla.

"Voglio la mia mamma" mormora Rudy per poi piangere
"Piccolo, ci sono io" forzo un sorriso afferendogli la piccola manina
"Hai saltato la seduta oggi, avresti dovuto fare respirazione con Marcus" nota Tiny controllando la sua cartella clinica
"Marcus è stato bloccato in sala operatoria tutto il giorno" afferma l'infermiere preparando la flebo per il piccolo
"No, non toccatemi, voglio la mamma" grida Rudy tornando a respirare in modo irregolare
"Okok, Rudy calmati ora" lo tranquillizzo "Ci sono qui io con te piccolo, ok?" cerco di tranquillizzarlo e lui annuisce provando a calmarsi.
Tiny infila lago delicatamente nel braccio del bambino 

Quando finalmente Rudy si calma si addormenta all'angolo del letto senza lasciare la presa alla mia mano. 
"Qualsiasi cosa chiamami, siamo nel corridoio" sussurra Tiny dolcemente e io annuisco restando seduta accanto al letto del bambino, quando gli altri vanno via guardo Dylan che non si è mosso di lì neanche per un secondo. 

In Another LifeWhere stories live. Discover now