18. Nathan: Parole sante

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Dissi a Rose ed Eloise di tornare direttamente a casa perché io volevo fermarmi con Tiara e Ary dai vicini, così da poter iniziare a lavorarceli.
Stavamo tornando a casa in autobus e Ary era l'unica seduta.
Mi ero aggrappato con una mano al palo sopra la mia testa e con l'altra digitavo veloci riposte alle mie compagne di squadra.
Il problema stava nel fatto che Ary non era seduta seguendo la direzione del sedile, ma con le spalle rivolte verso il finestrino. Quindi mi stava davanti ed eravamo assurdamente vicini.
«E come pensi esattamente di farteli amici?» chiese Ary scettica.
Non sapevo se si era accorta che avevo evitato di incrociare il suo sguardo per tutto il giorno.
Ma quando lo feci, mi venne voglia di chinarmi su di lei e baciarla di nuovo.
«Farsi gli amici è semplice. Non basta essere amichevoli e simpatici. Se vuoi qualcosa devi dare. Racconta qualcosa di te stesso, qualcosa di intimo e fai sembrare che lo condividi solo con lui o lei. Aggiungici qualche cosa in comune ed è fatta» spiegai pratico.
«Tu sei inquietante.» commentò Tiara.
«Che c'è?» chiesi.
La mora scosse la testa, così mi voltai verso la bionda per capire.
«C'è che non puoi manipolare la gente innocente in questo modo» disse Ary.
«Okay, se tu non lo vuoi non lo faccio» affermai pratico.
Ary spalancò gli occhi sorpresa.
«Qual che dico è che non è carino, non che tu debba rinunciare al tuo piano... Cioè... Una cosa è la Resistenza, ma...» disse la ragazza nervosamente abbassando lo sguardo.
«Non è indispensabile averli come sentinella.» affermai.
«Ma tu non capisci proprio qual è il problema, vero?» sbottò Ary.
Iniziai ad agitarmi. Cosa avevo detto di sbagliato? Si stava di nuovo arrabbiando con me?
«No» ammisi.
Stranamente la mia ammissione fece sparire il cipiglio arrabbiato dalla faccia di Ary.
Sospirò.
«Nate, anche se loro non lo sanno e non avranno problemi, non è carino prendere in giro persone per bene solo per raggiungere uno scopo.» spiegò Ary.
E Ary, non è carino nemmeno farsi prendere di sorpresa dalla Resistenza. Avrei voluto dirle.
Si trattava di precauzione.
«Hai ragione» dissi invece trattenendomi.
«Come?» chiese lei sconvolta.
«Hai ragione.» ripetei senza guardarla.
«Oh» disse lei. Non era abituata alle mie rese e la cosa la stava sconvolgendo più di quanto voleva dare a vedere.
«Però fermiamoci ugualmente dai Serafino. Sono stati gentili con noi, dovremmo ricambiare» affermai.
Le due ragazze mi guardarono male.
«Che c'è! Prometto che non utilizzerò alcuna tecnica manipolativa mentale su di loro, parola di scout» dissi mettendo una mano sul petto.
«Tu non sei mai stato scout» fece notare Ary.
«Non badare a questi futili dettagli, Ary» commentai ammiccandole.
«Però è vero, ci meritiamo del riposo» disse Tiara.
«Ma... Non dovremmo evitare i Popolani?» chiese Ary.
«Suvvia, Ary. Non è che siano degli alieni. Sono esseri umani come noi. E anche tu, in qualità di essere umana, dovresti comunicare con loro. Frequenti la Marcey Academy, no? Ti capita di parlarci» commentai.
«Non è che sia così tanto integrata nella società. Le conversazioni normali mi annoiano.» ammise lei.
«Perché non hai trovato ancora il tuo interesse. Prendi per esempio, Tiara. Lei parla di musica e ballo con quelli interessati.»
«Tu che ne sai?» chiese Tiara.
«Mi sbaglio?» replicai retorico.
«No, ma...» balbettò la mora appoggiandosi con il braccio al palo al quale si teneva.
«Non troverò mai un Popolano interessato ad argomenti come a quale tipo di calcio sia più più potente tra il kick-boxing e il takewondo» commentò lei.
«Mai dire mai. Ci sono Popolani interessati alle arti marziali» replicai.
«E poi non trovi Michela simpatica? È carina e socievole, potresti andarci d'accordo» aggiunsi pratico.
«Lei... Ti piace?» chiese Ary a voce così bassa che quasi mi immaginai di averglielo sentito dire.
«Sei gelosa?» non potei far a meno di gongolare.
Ary distolse lo sguardo e incrociò le braccia al petto.
«Figurati. Era curiosità.» sbottò facendomi sorridere.
«Allora è deciso, passiamo dai Serafino».

Una volta giunti presso la via di casa, trovammo Gianluca intento a pitturare di rosso la cornice delle finestre del primo piano.
Un colore insolito e parecchio appariscente per una casa a schiera come quella, ma mi piaceva chi sapeva attirare l'attenzione.
Tiara, da buona puritana che era, si precipitò da Gianluca a chiedere se aveva bisogno di aiuto.
Il resto venne da sé come uno scherzo di cattivo gusto ben organizzato. Uno scherzo che avrebbe fatto invidia alle vipere di Carrie White della storia di Stephen King.
Gianluca, nel voltarsi, urtò il secchio di vernice che si rovesciò, e, grazie alla gravità, ricoprì Tiara, appena sotto, di rosso.
Le reazioni di tutti furono differenti.
Gianluca imprecava e si scusava in italiano mentre scendeva.
Tiara boccheggiava cercando di non far finire la vernice in bocca e assunse una posa da zombie terrificante con le braccia alzate e gocciolanti.
Ary, al mio fianco, si era coperta la bocca dallo stupore ed ero quasi certo che si stesse trattenendo dal ridere.
Io, d'altro canto, non ci riuscii e scoppiai a ridere.
«Guarda che non è divertente!» mi rimproverò Ary, proprio mentre la vedevo soffocare un sorriso. Poi si precipitò verso la sua amica.
Mi avvicinai anche io giusto per sentire Tiara che dichiarava di tornare a casa e raccomandare noi ad aiutare Gianluca con il disastro rosso.
Oh, si è arrabbiata?
«Che è successo qui?» chiese Michela arrivando in roller e togliendosi il casco. Dietro di lei c'era Angelo in bici.
«Colpa mia, ho rovesciato la vernice sulla loro amica» rispose Gianluca mortificato.
«Signor Serafino, non si preoccupi. È solo un po' di vernice, verrà lavato via.» affermai.
«Certo che il tuo italiano è niente male» commentò Angelo appoggiando i gomiti sul manubrio.
«Grazie» dissi sorridendogli.
«Quei roller sono fantastici!» esclamò Ary notando Michela e osservandola mi sembrò veramente entusiasta.
«Vero? Me li hanno regalati per Natale!» replicò l'italiana.
«Vuoi provarli? Che taglia porti? Sicuramente hai qualcosa in meno di me, io sono una 38» affermò.
«38?» chiese Ary confusa.
«I sistemi di taglie è un po' diverso qui.» bisbigliai. «Sarebbe un 7 se non sbaglio»
«Fantastico! Abbiamo la stessa taglia!» esclamò Ary senza farsi problemi.
Prima che me ne potessi accorgere, Ary mi aveva messo in mano la sua spugna e si stava allontanando con Michela.
«Ma mi lasci solo?» esclamai oltraggiato.
Ary si voltò verso di me e disse:«Una punizione per aver riso di Tiara»
Poi allungò una mano verso di me. Strinsi gli occhi, aspettandomi qualcosa di brutto, e invece mi sfregò il pollice sulla punta del naso.
«Rudolf» ridacchiò, poi tornò a voltarsi verso Michela.
Ero così scioccato che mi dimenticai di sbattere le ciglia e chiudere la bocca. Se non fosse stato per Gianluca che si schiarì la voce, sarei rimasto lì a fissarle la schiena in allontanamento e una mano sul naso per il resto della giornata.
Fissai Gianluca confuso e indicai i tre ragazzi che si allontanavano.
Lui sorrise e mi fece un semplice cenno con il mento.

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