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 Liam 

Una volta tornato a casa, la prima cosa che mi venne istantanea da fare fu chiamare Zayn.

Avevo bisogno di lui, avevo bisogno del caramello dei suoi occhi e della sua voce virile per tranquillizzarmi; l'unico farmaco che potesse essere in grado di curare l'agitazione di quel momento.

Ero agitato e sapevo anche il perché: in quei giorni non erano state poche le occasioni in cui un'improvvisa trepidazione mi rendeva il battito accelerato e mi toglieva il respiro. 

Zayn credeva che questi momenti dipendessero dal mio carattere instabile e perché — parole sue —  mi lasciavo trasportare troppo dai sentimenti impetuosi.

Era strano notare quanto Zayn fosse capace di leggermi.

-Stai meglio?-

Mi guardò con quegli occhi. Due esemplari di bellezza ipnotizzante.

-Sì, molto meglio.-

Terminai in silenzio la tisana che mi ero preparato prima, pensando in realtà a una miriade di cose che avrei voluto raccontargli.

-E con Harry?- riprese, osservandomi.

-Ho parlato con Paige.-

Annuì, comprendendo alla perfezione a cosa stessi alludendo. 

-Le hai detto tutto?.-

-No,- risposi, guardando le mie mani con le unghie corrose. -Le ho detto che deve parlare con Harry.-

Mi sorrise. -Hai fatto la cosa giusta, Liam. E' meglio così.-

-Lo so.-

-Sono fiero di te.-

C'erano state parecchie discussioni fra noi due, nel pomeriggio precedente: lui aveva ostinatamente sostenuto che io dovessi parlare con Paige e ignorare la volontà di Harry, perché era chiaro che una malattia non poteva essere tenuta nascosta per un capriccio distorto dalla paura; mentre io ero combattuto. 

Da un lato volevo dar retta a Harry, volevo che con il tempo tornasse a fare ciecamente affidamento su di me. Ma di questo forse non avrei dovuto preoccuparmi, perché mi aveva dimostrato di fidarsi rendendomi partecipe del suo segreto, che poi segreto non era: era una tragedia. Ed ero geloso, diamine, dovevo ammetterlo. Per questo all'inizio pensavo che avrei ascoltato Harry e non avrei detto nulla a Paige. Per poter essere l'unico in grado di consolarlo e l'unico su cui potesse contare. Come ai vecchi tempi. 

Ma quanto sarei stato egoista? Se strappare via alla persona amata ciò che la fa star bene fosse amore, allora che amore meschino e malvagio sarebbe?

Quel giorno era stato necessario parlarle, dirle di contattare al più presto Harry. Avevo accantonato la gelosia e avevo agito razionalmente. 

Non ero sicuro che Harry le avrebbe aperto la porta, che le avrebbe davvero parlato, che avrebbe ceduto. Eppure, ero altrettanto certo che non avrebbe potuto resistere se se la fosse ritrovata davanti.

Allontanarla non era stata una buona idea, questo lo sapevo. Era troppo spaventato.

Era ridotto male, anzi malissimo, quando mi aveva chiamato quel pomeriggio. Il tono ansioso, tremante, spaventato.

-Harry? Tutto bene?-

L'ultima cosa che mi sarei aspettato era proprio una sua chiamata. Eravamo diventati dei completi estranei dopo che gli avevo detto di essere innamorato di lui e leggere sullo schermo del mio cellulare il suo nome era stato come vedere un fantasma del passato; scorgere davanti al mio viso tutti i momenti passati insieme, in un flashback durato un millesimo di secondo, aveva riportato invece a galla una lacerante sensazione di nostalgia.

BraveWhere stories live. Discover now