29. Nick: Confessione

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«Vuoi una mano?» fece cenno alla pomata che avevo in mano.

Le sorrisi. Mi piaceva il fatto che non mi avesse chiesto perché non fossi andato in infermeria, come se sapesse benissimo perché mi rifiutassi.

«Beh, non arrivo alla schiena» accettai.

La mano fredda della mia amica iniziò a lavorare immediatamente, scorrendo sulla pelle del mio dorso.

La pomata aveva un forte odore simile all'alcol e impegnava completamente la stanza.
Fredda e di consistenza gelatinosa, veniva assorbita facilmente dalla mia pelle e le parti fino a poco prima doloranti, gonfi o lividi, smisero di pungere così tanto.

«...aci» sentii sussurrare.

Aprii gli occhi. Non mi ero accorto di averli chiusi per riposare mentre mi rilassavo dai leggeri massaggi di Arianne.

«Hai detto qualcosa?» le chiesi piegando leggermente la testa.
Non la vedevo lo stesso.

«No, niente... Anzi, volevo chiederti... Tu sapevi che Nate... No, volevo dire Nathan fosse... Ecco... Uh, che provasse qualcosa per me, in quel senso?» balbettò. Il movimento delle sue dita fece una pausa impercettibile per poi riprendere e spalmare.

Non fui sorpreso di sentire quella domanda. Il giorno prima ne avevo sentito parlare da Tiara-bocca larga, dopotutto. Però non avrei mai forzato Arianne a parlarne anche se la cosa mi irritava parecchio.

Il fatto che Cray avesse finalmente avuto la faccia tosta di dichiararsi mi urtava il sistema nervoso.

Ero stato particolarmente indignato a tal punto da voler andare a scuotere quel mago da strapazzo, ma riflettendoci più a lungo capii che non erano affatto affari miei.

Inoltre, era chiaro che Arianne lo avesse rifiutato.

«Sì, beh... Non è che abbia provato a nasconderlo. Se lo avesse fatto nessuno lo avrebbe capito» commentai.

Non capivo perché finissi sempre per fare delle specie di complimenti anche alle persone che non mi piacevano, ma erano i fatti.

«Quindi era ovvio anche per te?» chiese ancora Arianne. Non vedevo la sua faccia, ma dal tono sembrava molto abbattuta.
Non ero il tipo di amico a cui si poteva dire tutto e che potesse consolare qualcuno, ma con Arianne era come se mi si risvegliasse un istinto protettivo.

«Sai che ti ascolto, se vuoi» mormorai senza guardarla.

Le avrei dato tutto quello che voleva.

Se voleva spazio, me ne sarei andato, se voleva conforto l'avrei abbracciata e se voleva parlare l'avrei ascoltata.

«Ma ti sembra sensato? Come è possibile? Non siamo mai andati d'accordo! Non è un controsenso che così dal nulla mi dica che... Non vuole essere solo mio amico... Cosa pretende?» si agitò il che causò una calcatura della sua mano. Iniziava a farmi male.

«Credo che semplicemente vedevate la stessa cosa in modo diverso. La vostra rivalità, anche se per te era antagonismo, per lui aveva un significato molto diverso.
Ricordo che quando ci hanno messi insieme nella stessa squadra, anche se litigavate in continuazione, vi cercavate sempre a vicenda.
Non dovresti pensare che sia insensato... Piuttosto che il tuo punto di vista sia incompleto. Dopotutto vediamo solo il lato illuminato della luna.» Anche quel piccolo discorso mi sembrava detto in difesa di Cray.

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