4. Nathan: Due di picche

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L'errore di tutta quella storia, comunque, fu il fatto che raccontai dei miei obbiettivi alle due cretine che avevo per amiche e da allora non facevano altro che tormentarmi.

«Il piccolo Nathan si è offeso!» Rose sporse il labbro inferiore.

«Che facciamo Rose? L'abbiamo fatto arrabbiare, pensi che ci punirà?» commentò Eloise portandosi teatralmente una mano sulla fronte.

«Oh! No! Pietà illusionista di tutti i rubinetti!» esclamò Rose mettendo le mani a preghiera e scuotendo la testa, facendo oscillare di qua e là i capelli mori stretti in una coda.

A dar corda alle ragazze ci si mise anche Joanne che iniziò a ridacchiare.

Si divertivano molto a ridere a mie spese.

«Ah ah ah, molto divertente ragazze.» dissi sarcastico. Spinsi lo schienale della sedia e mi misi in posizione precaria su due piedi del mobilio, facendomi oscillare e tenendomi in equilibrio con una mano sul tavolo. Poi mi lasciai sfuggire un sorriso.

***

La sera prima di partire per Philadelphia, diedi uno spettacolo.

San Francisco era un luogo perfetto in cui esibirsi. Qualunque punto della città sembrava nato per ospitare folle.

Feci qualcosa all'aperto, in una piazza qualsiasi e senza avvertire i media.

Avevo solo messo un annuncio enigmatico sui social e quelli avevano sparso la voce attraverso i passaparola del mondo virtuale.

Quindi la folla in piazza era abbastanza numerosa.

Niente biglietti, niente offerte di beneficenza, era puro intrattenimento. Un mio regalo per la città.

Comparvi sulla testa della statua principale della piazza, in una voluta di fumo e con le luci puntate tutte nella mia direzione.

Era tutto abbastanza luminoso da non farmi distinguere i volti, ma a me bastavano le loro voci acclamanti e gli applausi incessanti.

«Buona sera signore e signori! Sono contento che siate giunti in tanti nonostante il breve preavviso! Cielo! Mi aspettavo una cosa tra intimi, ma penso che anche così vada bene.» esordii.

Urli e schiamazzi.

Bagliori di sorrisi e flash di fotocamere dove io ero il protagonista indiscusso.

«Ma piantiamola di chiacchierare, sono qui per stupirvi e rendere l'impossibile, possibile.» affermai mentre la musica cambiava.

Come al solito il tempismo delle ragazze era perfetto.

Poi iniziai lo spettacolo: gli origami che diventavano colombe, lasciate libere nel cielo (evitai la cosa della cacca coriandolosa, non ne avevo il tempo); il classico degli anelli; il vino nella tasca del mio completo sgargiante. Tutto ciò solo per riscaldare il pubblico.

Quando passai al finale, con il cuore che mi batteva a mille e l'euforia della serata, mi sembrò di scorgere tra la folla un viso familiare e il mio cuore prese a battere ancora più forte, ma per motivi totalmente diversi.

Quasi persi la concentrazione per l'emozione.

È venuta a vedermi? Ary era lì per me?

Poi l'emozione scemò quando notai anche Twain e Tiara.

Ergo, non era venuto per vedere me.

Ma non mi lasciai per vinto.

«Per il prossimo numero ho bisogno di un volontario.» dissi nel microfono senza smettere di fissarla.

Elements: RimastaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora