Il profumo del cioccolato

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Marinette avvolse il cioccolato nell'incarto rosso, che ripiegò accuratamente lungo i lati per realizzare quello che avrebbe voluto che fosse il pacco regalo migliore della sua vita. La carta frusciò tra le sue dita, scivolando sotto i polpastrelli mentre la sollevava e la premeva contro la parte inferiore della tavoletta di cioccolato fatta in casa, poi la bloccò con un pezzo di nastro adesivo trasparente e sorrise nel vedere il risultato. Il nastro bianco era arricciato sul tavolo, abbastanza vicino da poterlo raggiungere sporgendosi appena un poco, lo distese e vi poggiò sopra la tavoletta ora incartata, avvolgendola con esso e bloccandolo sul retro per poi annodarlo. Dopo aver fatto un secondo nodo, strinse le forbici tra le dita, arricciò ciò che restava del nastro ed impigliò i ricci ottenuti gli uni agli altri perché non pendessero troppo.

Scrutò con attenzione la sua creazione, la lingua premuta contro il labbro inferiore e la bocca contorta in una smorfia. Incrociò le braccia ed inclinò il capo, perdendosi nella vista del nastro a suo avviso troppo ingombrante per un pacchetto così piccolo. Fece scattare le forbici tra le dita un paio di volte e tagliò via gran parte dei riccioli, lasciando che ciò che ne restava pendesse solo per mezza dozzina di centimetri, e buttò gli avanzi nella spazzatura.

La luce soffusa della lampada sulla scrivania iniziava a darle fastidio agli occhi, che strizzò ripetutamente per cercare di mantenersi sveglia e mettere a fuoco ciò che la circondava. Si diede lo slancio con un colpo di caviglia per spingere la sedia oltre lo schermo del computer e raggiunse la pila di cassetti sotto la scrivania, aprendoli uno alla volta fino a trovare la scatola che cercava, che sfilò con cura e depositò accanto al pacchetto pochi secondi dopo.

Adrien meritava ben più di un semplice fiocco o una coccarda improvvisata, qualcosa di più particolare del groviglio di riccioli di cui si era appena sbarazzata. Dischiuse la scatola, riscoprendo con soddisfazione i piccoli fiori di raso che aveva realizzato mesi prima come decorazioni tridimensionali per una maglia estiva che non aveva avuto occasione di indossare spesso. C'erano fiori di diverso tipo e colore, di diverse dimensioni e dal diverso numero di petali, Marinette selezionò quelli sui toni dell'azzurro tra i più piccoli e li dispose uno accanto all'altro sulla scrivania. L'ago e il filo di nylon trasparente erano rimasti in fondo alla scatola, pronti per quando le sarebbero serviti ancora, li raccolse tra le dita, infilò l'estremità del filo nella cruna e tagliò quanto pensava che le sarebbe bastato.

Adrien meritava il cioccolato fatto in casa migliore di Parigi, per cui era una fortuna che lei fosse figlia di due esperti dolciari, ma meritava anche la miglior confezione di Francia e per questo era grata per la propria creatività.

Centinaia di ragazze avrebbero inviato bigliettini e dolci, Marinette voleva assicurarsi che non ci fosse modo che il suo regalo di San Valentino si perdesse tra gli altri. Avrebbe dovuto spiccare, per attirare l'attenzione del ragazzo come un faro e spingerlo a sceglierlo tra tutti gli altri. Appuntò il primo fiore di stoffa a ciò che restava del nastro, vi mise accanto un secondo e poi un terzo assicurandoli come fossero parte di un mazzolino a cui ne aggiunse un quarto ed un quinto. Infilò alcune foglie tra essi e le assicurò a fatica perché non scivolassero via.

Per diversi minuti il ticchettio dell'orologio e il respiro suo e di Tikki – addormentata nel cesto della lana accanto alla gamba della scrivania, fu l'unico rumore assieme al fruscio della stoffa. Ogni petalo ed ogni foglia erano stati ricavati da un piccolo ritaglio di raso abilmente ripiegato, i petali erano stati poi incollati insieme per formare i fiori e le cuciture centrali erano stato coperte da minuziosi decori di perline a simboleggiare il pistillo, bianchi e gialli che scintillavano alla luce della lampada da tavolo. Nessun ragazzo a parte Adrien avrebbe potuto vantare un regalo così particolare, perché non c'era quasi nessuno in Francia che fosse capace di realizzare i Kanzashi giapponesi. Marinette stessa, agli inizi, si era dovuta impegnare molto per studiare il modo migliore per realizzarli senza che i bordi dei ritagli si sfilacciassero e senza che la colla a caldo strabordasse dai punti d'attacco e li rovinasse.

DistanzeWhere stories live. Discover now