Capitolo 1: Adele

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Venerdì 3 settembre ore 17.36

Sono di fronte alla casa che ho preso in affitto: palazzo storico con quel fascino che solo le cose vissute hanno e qualche segno di troppo del suddetto vissuto. Davanti a me, nove piani di finestre si sovrastano gli uni sugli altri e ogni tanto sbuca qualche terrazzino mignon contornato da una semplice staccionata in ferro. D'altronde, San Paolo è un quartiere abbastanza popolare. Sono così felice che finalmente avrò una casa tutta mia.

"Mia" si fa per dire, visto che la condividerò con altre ragazze. Inoltre, se non pagherò le rate con la giusta cadenza, la signora Fernanda se ne fregherà altamente che la considero casa mia e mi chiederà di sloggiare.

Quel donnone mi è sembrata molte cose, ma di certo non un tipo accomodante. Non potrò neppure spingere sulla solidarietà femminile, data la faccia scioccata che ho fatto quando mi ha detto di essere sposata.

Uno dei miei mille difetti è che, se anche la mia bocca a volte rinuncia ad esprimersi, il mio viso non lo fa. Mai! Ha certamente interpretato la mia espressione da... oh mio dio c'è speranza per tutti... quando ha parlato di suo marito. Insomma, non me la sono fatta proprio amica.

Papà mi ha permesso di tornare a studiare nella mia città natale, la mia amata Roma e, dato che qui non abbiamo più casa, ho preso una stanza in affitto. Le ragazze con cui convivrò le ho sentite solo via telefono e mi sono sembrate tranquille. Considerando il primo mese con la pazza, ex coinquilina che mi accusava di continuo di averle rubato qualcosa, per poi ritrovarla nel suo disordine senza dirmi "scusa ma sono psicologicamente instabile", mi è bastato per dare una chance alla location propostami dalla signora Fernanda.

L'appartamento era troppo "bello" per indugiare oltre: c'era la muffa ovunque, il forno a gas, le piastrelle di una sfumatura marrone inquietante e l'affitto era basso. L'ultimo punto mi ha convinto. Sospetto che, se ci avessi riflettuto troppo, la signora Fernanda avrebbe ben volentieri trovato un'altra locataria, ma io ci tenevo a vivere proprio in questa zona.

La casa è perfetta anche se non è vicina all'università, non alla mia almeno. A San Paolo ho vissuto la mia infanzia e non ci sarebbe stato posto migliore in cui iniziare una nuova avventura. Inoltre, grazie alla metro, non sarà un problema spostarsi.

Mi sembra ieri l'ultima volta che ho passeggiato per queste strade e invece sono passati anni. Ci sono ancora il negozio della pasta fresca dove la mamma sgattaiolava di nascosto, quando voleva fingere di saper impastare gnocchi commestibili; c'è il macellaio con la sua inquietante abitudine di lasciare in bella mostra zampette di gallina e il giornalaio dove papà mi comprava le buste a sorpresa non è cambiato affatto. La parrucchiera che mi tagliò la frangetta così male in seconda media, che mi rifiutai di partire per la gita con la classe, ha cambiato l'insegna, ma riconoscerei il suo volto tra mille.

Ora, però, il quartiere è anche pieno di locali e girano una marea di ragazzi e ragazze che frequentano Roma Tre. Sono spuntate qua e là frutterie "tutto a 99 centesimi", minimarket aperti tutta la notte e negozi di casalinghi gestiti da cinesi.

Io sono iscritta al primo anno di specialistica in Management a Tor Vergata; le lezioni inizieranno tra qualche settimana e avevo pensato di passare più tempo con le coinquiline, ambientarmi prima di iniziare il tran tran quotidiano, scegliere i bar migliori, provare le pizzerie della zona, ma la pazza ha un po' scombinato i miei piani. Tutto sommato, ho ancora un po' di tempo.

Non mi sono ancora tolta il casco, ho solo tirato su la visiera e mi sono persa a riflettere su quale di queste meravigliose finestre contornate da vernice scrostata appartenga alla mia cucina. Dovrebbe essere al terzo piano.

Io, la mia moto e... forse tu!Where stories live. Discover now