Ricordi

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La porta si apre all'improvviso. L'ombra di un medico spunta dallo stipite e illumina tutta la stanza. Esco dalle coperte e mi alzo in piedi. Il medico avanza con passo calmo e, quando riesco a vederne il viso, lo riconosco.
'Perché mi segui?' Dico portando le braccia al petto. Lui sorride e socchiude la porta.
'Non ti sto seguendo, Federica, voglio solo assicurarmi che tu stia bene.' Dice mantenendo un dolce sorriso.
'Non avere paura di me, non voglio farti del male.' Dice Leo con un tono più serio.
'Tu smettila di farmi domande o di dirmi quello che devo o non devo fare.'
'Posso darti delle risposte, se vuoi'
Rimango spiazzata da questa risposta. Mi aspettavo che difendesse la sua reputazione o che fosse semplicemente come tutti gli altri. Invece a lui non importa. Per la prima volta in questa società non c'è una persona che voglia difendere il suo ego ma che si prospera al prossimo. Mi siedo sul letto colpita da un altro giramento di testa. Leo arriva in soccorso sdraiandomi sul letto e coprendomi con le coperte. Sto per rialzarmi impaurita di ciò che mi potrebbe accadere ma lui mi trattiene. Non ho tempo di pensare alla prossima mossa perché lui si china sul mio viso e parla guardandomi con quei occhi troppo chiari.
'Ti porto in un posto sicuro, ma solo temporaneamente. Fingi di dormire.' Non so per quale motivo ma lo lascio fare. Il letto si muove come quello di un ospedale ed io chiudo gli occhi godendomi la brezza che crea.
Da piccola sognavo sempre di correre in un grande prato verde. C'erano tante colline e da lontano solo montagne e boschi. Gli alberi erano sempre verdi e le margherite spuntavano da sotto i miei piedi. Correvo con i capelli al vento e le braccia aperte. Poi rotolavo a terra scendendo giù da una collina, quando mi fermavo guardavo il cielo di un azzurro che potresti guardare per ore e ridevo per le forme strambe delle nuvole. Appena mi mettevo seduta vedevo un gruppo di cavalli tranquillissimi e tutti marroni, sembrava che aspettassero me. poi tutto svaniva. i cavalli, le colline verdi, il cielo, i fiori e infine anche io.
Se pensassi di rendere ora questo sogno realtà, non ce la farei. avrei paura. Avrei paura di cadere durante la folle corsa, di far arrabbiare qualche cavallo, che venga a piovere all'improvviso, di ammalarmi perchè c'era troppo vento, di vomitare perchè ho rotolato troppo. Insomma ho paura di sporcare il bianco puro, paura che non sia abbastanza bianco per il semplice fatto che è mio. Ma forse è questo che cambia. È così che ci si sente quando non si è più fanciulli. Crescendo e sperimentando il mondo sono diventata paranoica e paurosa. Ho iniziato a chiudermi in me stessa ed ho sperimentato la solitudine. Tanto bella quanto letale. Il mio bianco non è più bianco. È un grigio, un grigio spento, un grigio troppo freddo, troppo sobrio, troppo inutile. Mi sento come l'esclamazione 'che giornata grigia'.
Ma la parte più brutta arriva ora. Ho pensato che l'amore potesse colmare questo grigio e magari dargli un significato. Ma l'amore non ti colma, al massimo ti distrugge.
Apro gli occhi quando riconosco di essermi fermata. Sono ancora sdraiata sul lettino ma questa volta la stanza è molto più luminosa della mia e mi ci vuole un po' per abituarmici. Mi guardo in torno e vedo un sacco di spazio bianco. Solo un tavolo colmo di cibo da un tocco di colore. Leo mi fa scendere dal letto e mi fa sedere su una delle sedie attorno al tavolo. Lui si siede di fronte a me. Il tavolo è bandito di fast food: hamburger, patatine fritte, pizza, hot dog e salse di tutti i tipi.
'Ma che ore sono?' Dico pensando a quanto questo cibo sia inadeguato secondo i miei orari. Insomma solo qualche ora fa sono stata sorpresa fuori dalla mia stanza.
'Ti sembrerà strano ma è ora di pranzo' risponde trattenendo una risata. Probabilmente perché ho appena spalancato gli occhi.
'Ho dormito così tanto?'
'Sei senza forze, è normale' dice dopo aver annuito. Torno in me e mi perdo nel pensare a quanti giorni io sono chiusa qua dentro.
Leo mi guarda senza dire nulla. Poi riempie il mio piatto con un pezzo di pizza margherita e qualche patatina. Versa un po' di coca nel mio bicchiere e mi porge delle pastiglie affianco.
Rimango ferma ad osservare le sue intenzioni e per qualche ragione so che non ha concluso le sue azioni. Infatti si alza e apre un frigorifero, del quale non sapevo l'esistenza, probabilmente perché è bianco come il resto della stanza, e tira fuori della frutta. La mette affianco al piatto pieno di cibo e aggiunge un bicchiere d'acqua con altre pillole, uguali alle precedenti. Poi si siede davanti a me, esattamente come all'inizio. Osservo ogni suo movimento, come sospira quando mette le pillole affianco al bicchiere di acqua, come è veloce nel fornirmi di cibo grasso, come si siede fingendo un sorriso tranquillo che non coinvolge gli occhi visibilmente preoccupati.
'Scegli' dice deciso.
'Perché?' Rispondo.
'È una prova.' Dice ambiguo. Non insisto perché so già che non avrei ricevuto ulteriori informazioni. Guardo il cibo e sono tentata nel prendere la frutta ma le evidenti pillole mi spaventano da qualsiasi scelta. Non voglio diventare solo un altro essere umano amalgamato nella massa. Alzo lo sguardo verso Leo, sperando in un suo aiuto.
'Non so cosa devo fare'
'Devi solo scegliere, in base alle circostanze, quello che vuoi mangiare'
'Non voglio mangiare niente'
Non puoi. Devi per forza scegliere'
'Perché?'
'Fai troppe domande'
'Dai poche risposte.'
Lui sorride a questa affermazione e l'unica cosa che ha da dire è un misero 'credo in te'.
Riguardo il cibo che ho davanti e ripenso alle sue parole. Magari è un rebus, come l'acronimo LOST. 'Devi scegliere in base alle circostanze' che cosa intende? Prima ho osservato tutto quello che ha fatto.. ha sospirato mentre metteva le pillole affianco all'acqua... forse non dovrei prenderle. Guardo il piatto con la pizza e mi ricordo di quanto è stato veloce a riempirlo.
Il cibo grasso mi darà sicuramente più energie rispetto a della semplice frutta. Ma anche se non fosse così: una pizza riempie molto di più che una mela. Dovrei mangiare quel piatto nel caso dovessi stare senza cibo per altri giorni.
Alzo lo sguardo su Leo e sorrido. Prendo una patatina in mano e la porto alla bocca.
'Scelgo questo' dico prima di addentarla.
Lui sorride di rimando e prende un morso di pizza.
'Prova superata.' Ridiamo senza un vero e proprio motivo. Forse è solo per il sollievo di aver allungato ancora un pochino la nostra vita.
'Sopravviverai qui dentro. Supererai tutti gli ostacoli ma non ce la farai da sola' dice sicuro di se.
'Chi te lo dice?'
'Me lo hai appena dimostrato. Se non ti avessi incoraggiata probabilmente non avresti scelto e ti saresti complicata la vita.'
Annuisco sapendo che ha ragione. In fondo anche le altre prove le ho superate con i miei amici. Ripensando alla mia prova i suoi occhi blu mi tornano alla mente. Scuoto la testa e bevo l'ultimo sorso di coca per scacciarli via.
Leo si alza e va verso il fondo della stanza. Quando si ferma mi fa cenno di raggiungerlo. Mi alzo e mi sento più forte rispetto a prima.
Arrivo affianco a lui e noto che c'è un lavandino davanti a noi. Faccio un passo indietro dopo che ho visto quello che conteneva.

LOST 2 - L'unica speranza sei tuWhere stories live. Discover now