Capitolo 3

307 30 11
                                    


L'accordo era di ritrovarsi alla stazione di sosta. C32 gli aveva assicurato che non avrebbe avuto problemi a riconoscere la nave, dal momento che, a detta sua, era la più bella. Non gli sembrava una descrizione molto precisa, ma era comunque fiducioso che sarebbe riuscito a trovarla. Prima di partire, tuttavia, doveva saldare il conto dell'albergo in cui aveva alloggiato in quei giorni, l'androide intanto avrebbe fatto rifornimento alla nave e l'avrebbe preparata per la partenza. Fortunatamente la Cittadella era attrezzata anche per i viaggiatori che si volevano fermare una notte o più, anche se, quelle strutture erano solite fare sempre il tutto esaurito. 
La sua camera non era una delle migliori, aveva un letto singolo dal materasso abbastanza duro e le coperte erano di un materiale scadente. Ad ogni suo risveglio si ritrovava con un gran prurito che lo tormentava per un bel po' di minuti. Ad illuminare la stanza c'era solo una luce posta al centro del soffitto, molto fioca. Le dimensioni ridotte della stessa, tuttavia, in quel caso si erano rivelate un vantaggio, poiché con una camera più grande sarebbe stato costretto a rimanere in una condizione di perenne penombra.  Non si poteva affatto lamentare dal momento che trovare una stanza libera era stata di per sé una gran fortuna e in tutti i casi non se ne sarebbe potuto permettere una migliore. I soldi del suo congedo, infatti, gli sarebbero durati ancora per pochi giorni.


Una volta giunto in quella stanza riempì il suo borsone cilindrico con i pochi indumenti consumati che aveva, tute e biancheria per lo più, e poi si richiuse la porta alle spalle con un sorriso. 
Era sicuro che avrebbe presto intrapreso una piacevole avventura. Stava per visitare un pianeta che sicuramente si sarebbe rivelato assai  interessante. Il solo fatto di essere abitato da androidi gli sembrava una cosa tanto inusuale quanto degna di curiosità, e in più lui non aveva mai visitato un altro pianeta così evoluto e fiorente, all'infuori di Cond. I ricordi del suo pianeta natale erano praticamente nulli e tutti gli altri su cui era stato come soldato erano stati devastati e dati alle fiamme. Sarebbe stato il suo primo vero viaggio spaziale di piacere.

Scese le scale in pietra grezza che portavano al pian terreno del palazzo e salutò con un grosso sorriso la responsabile della reception, intenta a rovistare in un plico di carte. Questa lasciò la sua occupazione giusto il tempo di ricambiare frettolosamente quel saluto, per poi tornare ad affaccendarsi agitata. 
Era una Uorra, una creatura gelatinosa dotata di una testa su cui si potevano riconoscere due occhi lattiginosi e una bocca simile ad una fessura. Dal suo corpo, nella parte superiore, spuntavano due escrescenze che ricordavano delle braccia. Non aveva arti inferiori, per muoversi strisciava sul terreno come se fosse una grossa lumaca. Il colore del suo corpo gelatinoso cambiava a seconda del suo stato d'animo, in quel momento era blu, segno che c'era qualcosa che la preoccupava.


"Cosa succede, Uma?" Domandò Veth con tono rassicurante e gioviale, dopo essersi disposto davanti al bancone.
 La Uorra puntò i suoi occhi chiari su di lui, gonfiandosi tutta, prima di rispondergli con fare drammatico. 

"Cosa succede? Cosa non succede piuttosto! I prezzi per il mantenimento di un locale nella Cittadella aumentano sempre di più e i nostri guadagni, invece, diventano sempre minori. Chiediamo già tanto per il servizio che offriamo e non possiamo permetterci di chiedere ancora di più, non verrebbe più nessuno. Allo stesso tempo non abbiamo soldi per rinnovare la struttura ed alzare i nostri prezzi! Di questo passo saremo costretti a chiudere tutto e trasferirci chissà dove..." Il colore del suo corpo a quel punto divenne così blu da tendere al nero. Si accasciò col bancone, reggendosi il viso con le due escrescenze gelatinose. 


"Avanti non fare così." Cercò di rincuorarla il ragazzo, dandole una leggera pacca su quella che sembrava essere una spalla. Al contatto con le sue dita la pelle dell'altra si deformò, appiattendosi, per poi tornare normale, una volta sottratta la mano. 
La cittadella era una struttura molto prestigiosa e sapeva bene che mantenere un servizio aperto su di essa doveva essere molto costoso. Si potevano trovare locali di qualsiasi genere, adibiti al pernottamento, al consumo di cibo ed alcol, allo svago... Locali che chiudevano tanto velocemente quanto venivano aperti. Solo i più prestigiosi potevano definirsi secolari secolari, poiché i proprietari erano anche i titolari dell'amministrazione dell'intera stazione spaziale. I piccoli imprenditori duravano molto poco in genere, il tempo di dare tutto ciò che avevano e poi venivano esclusi. 
Veth infilò la mano nella tasca dei pantaloni in cui aveva riposto i suoi soldi. Le monete di platino ovali risplendevano nonostante la fioca luce dell'accettazione. Scrollò la testa e poi rivolse uno dei suoi grandi sorrisi alla responsabile di quel tugurio, mentre poneva sul bancone tutte le monete che aveva in mano. "Tieni. Questi sono per i piacevoli giorni trascorsi qui e anche per qualche altro giorno che avrei continuato a trascorrere molto volentieri."

PolemosWhere stories live. Discover now