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Chloe spalancò la porta e gettò le braccia al collo di Sierra, lasciandola spiazzata per alcuni secondi mentre il suo cuore sembrò essere sul punto di schizzarle fuori dal petto.

«Finalmente», esclamò con entusiasmo la bionda, baciandole una guancia che divenne quasi all'istante di un rosa pesca per poi staccarsi, di malavoglia, da lei.

«Sono in ritardo?», domandò con perplessità la mora, battendo le folte ciglia mentre Chloe le mostrava con dolcezza un sorriso. Era quasi certa di essere arrivata in orario. Era partita prima perché era stata talmente in ansia per tutto il giorno che quando aveva visto che si erano fatte le sei, aveva voluto uscire di casa ad ogni costo, proprio perché non vedeva l'ora di passare la serata da Chloe.

La più piccola scosse il capo, «No, sei in perfetto orario», rispose, arricciando le labbra in un sorriso buffo che fece perdere un battito alla più grande.

Sierra non fece in tempo ad emettere un sospiro di sollievo che Chloe le afferrò un polso, mandandole la pelle in fiamme per poi trascinarla in casa, «La cena possiamo ordinarla tra un po'. Che ne dici se per ora ci guardiamo un po' di tv?»

«Mi va bene.»

Salirono le scale sino ad arrivare alla camera di Chloe; sulla porta vi erano appese delle lettere rosa e piene di brillantini che formavano il suo nome. Una cosa che aveva appeso quando aveva compiuto sette anni per distinguersi da sua sorella che aveva semplicemente una fotografia del loro cane.

«Giusto per evitare di sbagliare camera, eh?», le prese in giro Sierra, nonostante fino a poco tempo prima anche lei e sua sorella Sarah avevano avuto appese sulle porte dei cartelloni con i loro nomi stampati sopra e con la frase "get out of my room" (quella c'era ancora).

Chloe finse una risata poi le diede una sberla su una spalla, «Divertente e comunque le ho appese quando avevo sette anni quindi non giudicarmi.»

Anche Sierra ridacchiò poi le diede un leggero pizzicotto sulla sua guancia, facendola mugugnare, «Entriamo in camera tua oppure dobbiamo restare a contemplare la tua porta ancora per un po'?», domandò scherzosamente.

«Direi che possiamo restare a contemplare la porta per qualche altro minuto.»

«Che scema», Sierra le pizzicò nuovamente le guance, facendola strillare come una bambina a cui si facevano i dispetti poi spalancò di colpo la porta e ci si fiondò dentro, «Benvenuta nella mia stanza», esclamò infine, lasciandosi poi cadere sul suo letto.

Fake Boy [Youth Series ~ Book #15]Where stories live. Discover now