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L'aroma amaro del caffè e quello dolciastro dei tè appena preparati penetrarono le narici delle due ragazze, appena misero piede all'interno del Green Lights. Chloe salutò una ragazza dai capelli castani che da quello che Sierra aveva capito, si chiamava Lily.

La mora sentì lo stomaco contorcersi per la gelosia mentre la guardava scherzare e sorridere con la cameriera. Come conosceva Chloe? E perché sembravano così tanto amiche?

Scuotendo il capo, cercò di darsi una calmata. Sembrava quasi una psicopatica, ossessionata dalla ragazza che le piaceva.

«La conosci?», domandò con un pizzico di gelosia nella voce che a Chloe non passò inosservata poiché arrossì timidamente.

«È la sorella minore della professoressa Conway», replicò lei repentina, toccandosi involontariamente i capelli mossi.

«Oh, non sapevo che avesse una sorella», farfugliò Sierra, afferrando Chloe per un polso, percependo la sua pelle calda e morbida sotto alle sue dita, poi la trascinò verso l'unico tavolino libero. Quel giorno il bar era veramente traboccante di clienti.

Chloe non provò minimamente a staccarsi dalla stretta di Sierra, anzi arrossì nuovamente, sentendo i battiti del suo cuore aumentare per quel contatto.

«H-ha anche un f-fratello», balbettò la bionda, restando scioccata dal suo improvviso balbettamento.

Una volta arrivate al tavolo, Sierra lasciò la presa dal polso di Chloe. Alla bionda parve che nel punto in cui l'aveva toccata, la pelle bruciasse come se fino a poco prima fosse stata a contatto con qualcosa di ustionante.

«Oh, e lo conosci?» Ti prego, dì di no. Dì di no, pensò Sierra col fiato corto in attesa di una sua risposta.

Chloe ridacchiò, «No e non ci tengo nemmeno a farlo. Dicono che sia un cretino con le ragazze e poi ha sette anni in più di me.»

«Sette?», strabuzzò gli occhi per lo shock, ma sentendosi sollevata perché Chloe non lo conosceva e quindi significava che non ci era nemmeno stata insieme.

«Già, sette. Comunque parliamo di qualcos'altro... Ad esempio chi è Chase O'brien.»

Alla mora si gelò il sangue nelle vene e, i muscoli della gola si contrassero dolorosamente quando deglutì a corto di saliva mentre i battiti si facevano sempre più veloci e rumorosi.

Era per quello che le aveva chiesto di uscire? Per dirle che aveva scoperto il suo sporco gioco? Era lì per riempirla di insulti e per dirle di starle lontana?

Sierra boccheggiò in cerca d'aria poi aprì la bocca per parlare, ma Chloe scoppiò a ridere, lasciandola completamente spiazzata mentre si copriva il viso dalle guance rosse con le mani e scuoteva il capo divertita, «Tranquilla, sto scherzando. So che non lo conosci.»

Chloe, continuando a ridacchiare, spiò Sierra attraverso gli spazi tra le sue dita come una bambina piccola a cui piaceva giocare, ma quando vidi il volto pallido dell'altra, pian piano il suo sorriso scemò. Non si sentiva bene?

«Sierra, stai bene?», domandò agitata, agguantando una mano di Sierra per poi stringerla nella sua. In quel momento le guance della maggiore ripresero colore e dopo aver esalato un profondo respiro, ritornò a respirare regolarmente.

Sierra annuì impercettibilmente, sforzandosi di sorridere per evitare di farla preoccupare nuovamente, «Sì, scusa. Ho avuto un leggero giramento di testa», disse la prima bugia che l'era passata per la mente.

Chloe emise un mugugno amareggiato, «Mi dispiace. Ora ti senti meglio o vuoi tornare a casa?», domandò lei, sperando con tutta se stessa che l'altra le rispondesse di restare e che stava meglio perché non voleva vederla andare via.

«No, voglio rimanere.»

La bionda esalò un sospiro di sollievo poi mostrò un sorriso rassicurante a Sierra che ricambiò all'istante, accarezzandole, coi polpastrelli della mano, quella ancora stretta intorno alla sua.

«Ne sono felice», rispose Chloe, arrossendo sempre di più ad ogni minuscola carezza che Sierra stava donando alla sua mano.

Fake Boy [Youth Series ~ Book #15]Where stories live. Discover now