2. Ary: Questo non è

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«Fino alla prossima missione.» disse Nick infilandoselo nella tasca della giacca.

«Non dirò nulla a James, ma solo perché ha già abbastanza impegni. Ora andiamo, torniamo all'accademia. Magari questa sospensione ti aiuterà finalmente a integrarti tra i Popolani.» commentò voltandomi le spalle.

«Non ho bisogno di quelli. Preferivo l'epoca del nonno in cui era vietato avere contatti con quegli idioti.» borbottai.

Nick si voltò di scatto e mi fulminò con lo sguardo.

«Non dirlo neanche per scherzo.» mi disse. Poi uscì.

Da quando il nonno era morto e Meng Xu aveva preso le redini della B.L.C., l'argomento Christopher Barker e Susan Blackwood era praticamente diventato tabù tra i membri della B.L.C. Tutti si volevano dimenticare di lui.
Ma io non volevo farlo.

È vero, non era l'uomo migliore al mondo, ma era stato mio nonno. La mia unica famiglia.
La sua presenza mi aveva sempre dato un'identità.

C'era da dire che molti degli Imperium erano persone uscite da passati difficili. Alcuni avevano perso i genitori e altri non li avevano mai conosciuti. C'erano quelli che venivano abusati e quelli che erano stati venduti da loro. Ma una cosa era certa. Loro li avevano i genitori.

Io no.

Io non sarei dovuta nemmeno esistere. I miei genitori biologici, coloro che mi avevano dato la vita, non si conoscevano nemmeno. Probabilmente non si erano nemmeno mai visti prima.

Mia madre era stata una donna selezionata in base ai geni, alla quale era stata donata lo sperma di mio padre... Padre solo in senso biologico, poiché era solamente un ragazzino che non era stato abbastanza forte da sopportare l'Element.

Molta gente non sapeva nemmeno che nonno Chris avesse avuto anche un figlio dopo Theresa Barker. Un figlio donato da una donna uccisa brutalmente da Susan Blackwood.

Anche lei è stata dimenticata: mia nonna.

Non avevo mai scoperto chi fosse la donna che mi aveva generato e nonno Chris, l'unico a cui potevo chiederlo, non me l'aveva mai rivelato.

Ero nata senza genitori e senza mezzi naturali, ma nessuno provava pena nei miei confronti, perché tutti avevano una vita difficile in quel luogo. Non ero quella ridotta peggio.

Eppure, tutti mi biasimavano perché provavo affetto per l'unica persona che sentivo come la mia famiglia.

È vero, avevo Sophie, la persona che più ammiravo al mondo, una sorella maggiore donata dal cielo per una creatura insignificante come me. Ma lei non sapeva che non ero reale. Lei non mi conosceva, non capiva chi ero, non sapeva cos'ero. Lei non sapeva nulla di me e non poteva farmi sentire protetta e amata.
Soffocai la negatività che mi stava assalendo nelle profondità delle mie viscere.

Lì dovevano rimanere.

Non avrei permesso a niente di spegnere la luce che alimentava le mie fiamme. La mia gioia e felicità non potevano essere offuscate da quella nube nera. Altrimenti avrei rischiato di spegnermi e probabilmente a quel punto non avrei saputo più come riaccendermi.

Mi sforzavo ogni giorno di essere ottimista e di essere sincera con me stessa. Cercavo di convincermi che il fatto di non essere frutto naturale ma della scienza, non mi rendeva indegna di vivere. Se ero viva c'era un motivo. E io volevo essere viva. Io amavo essere viva.

***

Erano ormai tre giorni che ero stata reclusa dai bassi livelli da Nick e mi annoiavo da morire.

Elements: RimastaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora