17.2 Mistero?

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Savana. 3

"Beh, direi che la tua permanenza in Giappone ci è tornata utile, ragazzo. Una performance strabiliante"

"La ringrazio, Mr. Kurtz"

I cinque bracconieri erano stesi a terra, il volto sanguinante schiacciato nella polvere, e i fucili lì accanto non sembravano più tanto vicini quanto erano parsi durante i primi tre tentativi in cui avevano provato a recuperarli; la lama danzante di Bryn non era mortale, esattamente come il giovane aveva detto. Preferiva definirla persuasiva.

La pelle nera come il carbone del più giovane tra i cinque si era fatta appiccicosa di sangue e sudore, un piccolo taglietto al di sopra del sopracciglio lo aveva temporaneamente accecato e reso inoffensivo, lo stesso valeva per i suoi compagni; eppure continuava a strisciare verso la sua arma. Imperterrito.

Le iridi erano un buco nero d'odio, contornate da capillari esplosi o gonfi; qualunque dio malevolo le avesse dipinte le aveva intrise d'odio con tutta l'abilità di cui disponeva; chissà quale vita aveva condotto fino a quel villaggio perlopiù disabitato il povero africano desideroso di combattere, e chissà quante vite aveva stroncato lo stesso giovane guerriero.

Chissà per cosa combatteva.

Allungò la mano ed afferrò l'impugnatura del fucile, inserendo il dito nel cerchio dove riposava al sicuro il grilletto; la punta di una sciabola vi si infilò a sua volta seguendo l'unghia di quell'indice carbonizzato, bruciato dal sole della savana.

In un dialetto arrangiato Bryn si rese comprensibile come meglio poté, anche se non era necessaria alcuna parola per rendere più chiaro il messaggio che voleva trasmettere:

"Prova a sparare e perderai il dito"

Il giovane alzò gli occhi verso di lui, e al loro interno Bryn trovò qualcosa di familiare.

- Ma ... -

Con un grido, il ragazzo alzò il fucile e lo puntò verso l'uomo che il futuro detective si era preso la briga di proteggere, riuscì a sparare un colpo prima che la falange gli venisse staccata senza l'intervento di Brynmor, che rimase immobile ad osservare il rivolo di sangue che si alzò nell'aria, e il proiettile che sfiorò Kurtz e sparì nella sabbia, lontano da lì.

Tenendosi la mano, il giovane africano iniziò a rotolarsi a terra gridando.

Non era il dolore a frustrarlo in quella maniera, sembrava più odio e rabbia; le sue interiora sarebbero potute esplodere, uscire dal suo petto squarciato, ed essersi messe a corre lontano da quanto si contorcevano.

"C'è mancato poco. Stai più attento ragazzo"

"Io ..." il giovane continuava a strillare, la sua mano continuava a sanguinare; "Ma perché lo ha fatto?"

"Vai a sapere, forse ce l'ha con tutti i diavoli bianchi del mondo"

"Si ma..."

"Non puoi aspettarti di capirli, Bryn. Questo è un altro mondo"

Kurtz si asciugò la fronte con un fazzoletto rosso che teneva nella tasca, dopodiché si slacciò l'orologio da polso, lo ripose all'interno del medesimo fazzoletto e mise tutto via così impacchettato. Si avvicinò a Bryn e allungò la mano.

Non stava chiedendo, pretendeva.

"Signore?"

"Dammi la spada, Bryn" si fissarono per alcuni secondi; "Fidati di me ragazzo"

Brynmor allungò la mano senza pensare, e consegnò la sciabola all'uomo che lo aveva assunto e condotto fin lì; provava una certa stima per lui, sembrava vedere al di là del semplice mondo mortale, sembrava avere una visione più ampia.

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