12. Il passato che ritorna

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Svariati anni prima
Mrs. Blaskov non dorme, non può farlo.
Il suo ufficio anche nel bel mezzo della notte è un via vai di persone, clienti insoddisfatti, clienti soddisfatti, dipendenti, fornitori di liquori e di cibo, cuochi, arredatori. I suoi occhi vagano da un fascicolo all’altro, le mani firmano un registro, affondano nel cassetto della scrivania in mogano e ne estraggono mazzette e gioielli, pagano chi devono pagare, zittiscono chi osa fiatare.
La donna più potente della valle non riposa mai, stringe mani, tratta, compra, vende.
Si vende, se necessario.
Tutto per mantenere viva la Perla.
Tutto per chi vive nella Perla.
Una sera come altre, affari come altri, nessun avvenimento da registrare.
Il pensiero che possa accadere, che i bambini possano essere in pericolo, non la sfiora da anni, suo figlio ne ha sei e ormai la piaga delle Marionette è scomparsa.
Cammina, sale, scende, dirige, parla, accoglie; si trova nella hall al momento del disastro.
Il grido percuote il palazzo.
Alcuni secondi di interdizione, di dubbio, poi l’intero bordello va in agitazione, le donne corrono, le guardie si affollano per le scale, gli uomini scappano senza nemmeno ritirare i cappotti, e di colpo non hanno più bisogno del bastone da passeggio per darsela a gambe. I poveri e i garzoni restano.
Mrs. Blaskov strilla, e l’attenzione è di colpo su di lei, che fiera e determinata avanza mettendo tutti in riga con un solo sguardo. Con un gesto della mano fa spostare i presenti creandosi un sentiero tra la massa, e mentre passa tra di loro il silenzio cala, e sale le scale con l’attenzione generale su di sé.
È diretta verso gli alloggi delle ragazze, quando li raggiunge ha un corteo infinito alle spalle, tra uomini armati di pistola e donne con in mano piccoli ma letali coltelli, estratti agilmente dalla giarrettiera; una camera spalancata attira la sua attenzione, dall’interno un pianto ininterrotto si propaga per i corridoi, e varcata la soglia la scena che le si para davanti le fa gelare il sangue nelle vene.
E allo stesso tempo le dà sollievo: una giovane madre che stringe a sé il sonaglio del figlio.
È una sua dipendente, e ha partorito pochi giorni fa; dormiva col bambino.
Prima di tutto, prima del dolore per lei e dello shock, prima della tristezza e del senso di colpa per averlo permesso, prima dell’empatia vi è un unico pensiero che la assilla, e che le permette di adempiere al proprio compito in maniera funzionale.
- Non è lui –
Si avvicina piano, si prepara ad abbassarsi, ad abbracciarla, a stringerla e tentare di consolarla.
Si prepara a fare da mamma alla ragazzina che non potrà mai esserlo.
Poi arriva il secondo grido.
E il terzo.
E il quarto.
E tutti quelli successivi.
E poi, anche Mrs. Blaskov, raggiunta la camera del figlio, si abbandona alla disperazione.
***
Bryn era in piedi davanti al fuoco, osservava con la testa china una foto poggiata al di sopra del camino; era un’istantanea, ritraeva la giovane Blaskov che stringeva un ragazzino di circa tre anni tra le proprie braccia.
Il volto era quasi lo stesso, l’unica differenza sostanziale era la totale mancanza di felicità nella versione moderna di lei, sostituita da tristezza e risentimento.
“Tutti” concluse la donna; “Li presero tutti”
“Cosa accadde dopo?”
Domandò il detective, mentre con gli occhi sondava la polaroid e ne leggeva la data scritta a mano nell’angolo in basso a destra, e con le orecchie seguiva il racconto della donna.
“Chiudemmo. Non potevo andare avanti, né potevano farlo le ragazze. Non avevamo la forza di sostenerci a vicenda, ed io in particolare … mi persi. E sprofondai nel dolore” Brynmor si girò e si avvicinò alla poltrona dove la padrona di casa continuava a reggere il fucile con la destra, e fumava una nuova sigaretta con la sinistra, sebbene facesse entrambe le cose con vigore inferiore; “Feci abbattere il resto dell’edificio, la cosa non piacque ai padroni di casa ma non osarono contraddirmi. Iniziò il periodo più buio delle nostre vite, e ci ritrovammo confuse e incerte su quale fosse il nostro futuro.
Fu quando eravamo certe di aver toccato il fondo che facemmo la scoperta più sconvolgente, e tale scoperta è la risposta ai suoi dubbi. Può immaginare di cosa si trattasse?”
Il detective la guardava triste, lei ricambiava il suo sguardo con una sua versione piena di rabbia.
“… ha detto che l’edificio era dei Byron. Lo avevano costruito loro?”
Mrs. Blaskov sorrise.
“Sono vere le cose che dicono su di lei, Lord Brynmor: il suo intuito è sensazione. Continui, vediamo se la sua immaginazione può portarla nella direzione giusta”
“I bambini non potevano scomparire nel nulla, Le Marionette dovevano avere un metodo per portarli dentro e fuori senza problemi. Quindi …”
“Nelle opere di demolizione scoprimmo la presenza di innumerevoli passaggi segreti e corridoi nascosti, permettevano a chi li conosceva di aggirarsi indisturbati in ogni stanza”
“E c’era un’unica persona che sapesse nulla dell’esistenza di tali passaggi”
Mrs. Blaskov stritolò il calcio del fucile tra le magre dita bianche.
“Lord George Nabuk Byron”
Bryn si irrigidì.
L’atmosfera cambiò, l’aria fremeva, la donna di fronte a lui lo fissava con occhi di collera.
Ma lui non pensava a sé, anzi aveva di colpo compreso quale enorme rischio si erano presi entrando in quella casa senza la più pallida idea di cosa li attendesse: la sua preoccupazione non poteva che andare alla figlia del rapitore in persona, che da oltre mezz’ora sedeva indifferente a pochi metri da colei il cui figlio era scomparso anni prima. Anche Irene si era accorta del pericolo, e pian piano cominciò a strisciare sul cuscino del divano e a prepararsi ad uno scatto verso la porta.
“Mrs. Blaskov …”
“Colui che stringerà nel pugno il mio orologio da taschino riceverà istantaneamente tutti i miei averi, e dovrà perseguire i miei obiettivi ”
- Dannazione! –  Bryn tornò repentinamente a preoccuparsi per sé.
La donna conosceva il testamento, il che significava che aveva avuto il tempo di creare nella propria mente tutte le ipotesi possibili sui legami che il giovane poteva avere col defunto barone.
Non aveva importanza se fossero veri o falsi, nella sua testa probabilmente Bryn e Byron potevano essere lontani parenti come migliori amici da sempre, e il fatto che l’avesse scelto come erede insinuava il dubbio in Brynmor stesso.
Doveva giustificarsi, e doveva farlo subito.
“Non ho mai conosciuto il Barone, prima di un paio di settimane fa non sapevo nemmeno che questa città esistesse!”
“Dovrà perseguire i miei obiettivi” ripeté la donna, alzando l’arma e avvicinandogliela alla testa. Il ragazzo aveva di colpo la bocca asciutta, sudava, e il suo respiro accelerava.
“Capisco il suo dolore, capisco che da anni sia in cerca di chi le ha portato via suo figlio, ma io non centro nulla! Non so cosa il Barone avesse in mente, e non so per quale motivo abbia scelto me, e per quante squadre manderete per farmi fuori le cose non cambieranno: non ho colpe per la scomparsa dei vostri figli!”
“Non siamo state noi a mandare la squadra, anche se avremmo voluto”
“E allora chi?” domando il detective, nel tentativo di guadagnare tempo e trovare una via di fuga; “Chi altri avrebbe avuto motivo di farmi fuori?”
“Credo abbia frainteso le mie parole, Lord Brynmor: tutti” Bryn si pietrificò; “Tutti quanti. Tutti i bambini”
- Tutti … -
Brynmor fece finalmente la prima scoperta dal momento del suo arrivo, e scoprì di non trovarla tanto soddisfacente quanto sperava sarebbe stata.
- Non è possibile … -
I figli del bordello non erano gli unici ad essere scomparsi.
- Tutta Neferendis ha perso la propria prole -
Fissò la Blaskov negli occhi, e vide quel bagliore di decisione che sperava vivamente di non dover scorgere nel suo sguardo.
“Cordiali saluti …” esclamò la donna, premendo il grilletto; “… Barone”

||||NOTA STRAORDINARIA (delle 3:17 di notte del 11/09 , in uno stato di contestabile lucidità e probabile ebbrezza) : Boooooooom, 400 visualizzazioni superate!
Che razza di traguardo!
Vi adoro, adoro tutti coloro che mi seguono e che mi leggono, amo scrivere questa storia e amo che a qualcuno piaccia. Onestamente lo trovo un traguardo invidiabile, e non mi interessa se non sono primo in classifica o se le fanfiction di Sherlock mi battono in visualizzazioni o voti.
Sento che il solo scrivere questa storia mi abbia fatto crescere come scrittore, e mi basta che in 2/3 la apprezzino per esserne felice.

P.S. : prevedo di frequentare dei jazz bar. La cosa influenzerà gli eventi della narrazione.
Preparatevi.
Cordiali saluti, E.C.
;)

Il Caso MaghnetWhere stories live. Discover now