6. Pessima giornata

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«Come ti è anche solo venuto in mente di accettare il suo invito?!» Matt per poco non si strappava i capelli dalla disperazione.
Era il volante (ed il fatto che, se avesse fatto un incidente, solo uno di loro due sarebbe sopravvissuto) ad impedirgli di farlo. «E poi da quando è in città?! Non se ne era andato a New Orleans?»
«Smettila, Matt! Stai esagerando!» esclamò la ragazza, sistemandosi la cintura di sicurezza, che indossava solo per non far prendere una multa all'amico.
«No che non sto esagerando, Caroline, si tratta di un ibrido originale che ha tentato di ucciderci tutti, almeno una volta!»
Lei lo sapeva benissimo; tempo addietro, quando dovette aiutare Klaus ad estrarre, dalla sua schiena, il pezzo di paletto di quercia bianca, che poi si era rivelato un'illusione provocata da Silas, glielo aveva rinfacciato gridandogli in faccia.
«Non è tornato per uccidere nessuno questa volta!» non sapeva perché lo stesse difendendo, ma le sembrava la cosa più giusta da fare.
A dire il vero non era del tutto certa che quello che stesse dicendo fosse vero, ma passò sopra questo dettaglio.
«E pensi che io ci creda?!»
«No, ma smettila di gridare! Mi ha solo offerto da bere!»
Il ragazzo la guardò, poi sospirò ed abbassò il tono di voce.
«Quanto tempo credi che passerà prima che torni ad uccidere qualcuno nella nostra città?»
«Non ne ho idea...» sospirò sconfortata.
Nonostante Klaus sostenesse di essere tornato per lei era inevitabile che qualcuno sarebbe morto per mano sua. Che fosse stato un semplice essere umano o uno dei suoi amici non faceva differenza, o almeno per Klaus non cambiava nulla.
«Non dovresti stargli accanto» ammise Matt  dopo una lunga pausa tra i due, poi strinse le mani sul volante.
Caroline si sentì mancare un battito e scrutò il profilo dell'amico, che fissava, con concentrazione, la strada.
«Cosa vorresti dire?»
«Che è pericoloso e che se fossi in te non gli rivolgerei neanche la parola»
Lei rimase in silenzio.
Incrociò le braccia e si mise a fissare la strada, in attesa di arrivare a casa.
Dieci minuti dopo, circa, Matt parcheggiò la macchina fuori dalla casa di Caroline.
Ci fu qualche istante di silenzio tra i due amici, dovuto al fatto che entrambi stessero pensando a cosa dire all'altro.
La ragazza dagli occhi azzurri si slacciò la cintura di sicurezza ed aprì lo sportello dell'auto.
«Grazie del passaggio» uscì dall'auto.
«Non c'è di ché» la guardò e prima che lei chiudesse la porta le disse: «Pensaci... riguardo a quello che ti ho detto».
Lei annuí e chiuse lo sportello, avviandosi verso la porta di casa.

Si tolse le scarpe, dopodiché si buttò sul letto a pancia in su.
Si strofinò gli occhi esausta dalla giornata e rimase a fissare il soffitto per circa un quarto d'ora, nel quale rimase a pensare.
Devo credere alle parole che Klaus mi ha rivolto una settimana fa?
È davvero venuto solo per rivedermi? Non ha intenzione di uccidere nessuno?
Non riesco a credere che davvero nessuno morirà per mano sua, finché lui è in città... dopotutto è Klaus Mikaelson.
È spietato e crudele se si tratta di uccidere i suoi nemici...
Se davvero è qui per me, devo almeno impedirgli di fare del male ad i miei amici...
Anche se... se davvero vuole restare, senza che io lo cacci dalla città nel peggiore dei modi, dovrebbe sapere già che non sarei felice se facesse fuori qualcuno.
Oh cavolo... mi sono appena ricordata che domani devo tornare al College!

Mancava esattamente una settimana all'inizio delle vacanze estive.
Caroline, Bonnie ed Elena passeggiavano tranquillamente per i corridoi del Whitmore College.
Mancava mezz'ora all'inizio della prima lezione di Storia.
«Secondo me Matt ha ragione...» ammise Elena, guardando le due amiche.
«É vero, dovresti evitarlo» aggiunse la strega.
«Secondo voi non ci ho già provato?» sbottò la bionda stizzita ed Elena sospirò.
«Forse dovrei dire a Stefan e Damon di...»
«No!» intervenne subito Caroline, in un secondo momento si accorse di aver avuto una reazione esagerata e si affrettò ad sggiungere: «Insomma... sappiamo tutti che Klaus non si farebbe scrupoli ad eliminare chiunque osi mettergli i bastoni fra le ruote...» arrampicandosi sugli specchi.
La verità è che per qualche istante aveva temuto che, se i Salvatore fossero intervenuti, Klaus se ne sarebbe davvero andato.
Ciò non faceva che aumentare la sua confusione, perché secondo lei non doveva volerlo tra i piedi.
«Magari, con il loro aiuto, potrei lanciargli un incantesimo di essiccazione»
«No Bonnie, è troppo potente per te...» intervenne Elena.
«L'ho già fatto una volta, nulla mi impedirà di rifarlo» disse con tono deciso.
«Elena ha ragione, non ci penserà due volte prima di provare ad ucciderti di nuovo Bonnie... è troppo pericoloso» confermò Caroline.
«Ma io...»
«Sentite, la scorsa settimana ha detto di essere venuto per me. Non so quanto ci si possa fidare di lui ma era piuttosto conv...»
«Aspetta cosa?!» la interruppe Bonnie, fermandosi e costringendo le due amiche a smettere di camminare.
«Lo hai incontrato una settimana fa?» domandò Elena, dopo aver realizzato di non saperne assolutamente nulla.
Caroline si guardò attorno.
«Ehm...»
«Perché non ce lo hai detto?!» chiese Elena, leggermente ferita.
Lei e Bonnie scrutarono, imperterrite, l'espressione di Caroline.
«Be'... ecco... perché ero sicura che avreste reagito in questo modo!»
«Dannazione, Caroline, é Klaus!»
«Lo so!» alzò il tono di voce, poi fece una pausa «Non ci sono andata a letto, okay?! Abbiamo solo parlato!»
«Ah davvero?!» esclamò sorpresa la vampira dai capelli mossi color castagna.
Fu quello a ferire Caroline.
Il suo finto tono sorpreso.
La bionda guardò l'amica, poi scosse il capo.
«Lo sapevo che sarebbe andata a finire così» le superò, diretta verso l'aula e non si voltò, neanche dopo che Elena si rese conto di aver esagerato e la pregò di tornare indietro.

Il fatto che Caroline arrivò dieci minuti in anticipo in aula non migliorò di certo il suo umore.
Tyler Lockwood e Olivia Parker, anche detta Liv, erano decisamente molto coinvolti in un passionale bacio tra i banchi dell'aula.
Non appena lei spalancò la porta e li vide rimase impalata sulla soglia.
Non solo le mancò un battito, ma per poco, anche il respiro.
Era a conoscenza della loro storia d'amore, ma non li aveva mai visti baciarsi.
Tutta quella passione...
Liv, seduta su un banco, le sue gambe allacciare alla vita di Tyler, la sua mano destra dietro il collo del ragazzo e l'altra tra i suoi capelli...
Le loro labbra muoversi con estrema passione, quasi si stessero divorando l'un l'altra.
Il ragazzo si voltò a guardarla, poi Liv fece lo stesso. I due si separarono all'istante.
«Caroline!» esclamò lui sorpreso, senza smettere di staccarle gli occhi di dosso.
Erano entrambi arrossiti pesantemente ed avevano il fiatone.
Non avevano idea di come, in quel momento, si sentisse la vampira.
Era come se l' avessero appena schiacciata con il pianoforte più pesante al mondo.
Come se l'avessero colpita con una martellata sul petto, fracassandole la cassa toracica e schiacciandole il cuore, facendolo diventare un ammasso di poltiglia sanguinante.
Non osò fiatare.
Liv scese dal tavolo e la guardò.
Ciò che sapeva è che lei era stata l'ultima ragazza di Tyler e poteva provare ad immaginare come si sentisse dopo averli visti in quelle condizioni.
«Ehm... noi...» provò a dire qualcosa, togliendosi i ricci biondi dal volto, ma non trovò nulla da dire.
Caroline aveva visto. Non c'era alcun modo o motivo per giustificarsi.
Il tempismo del professore di storia, Alaric Saltzman, fu a dir poco un colpo di fortuna per la coppietta.
Entrò nell'aula, affiancando Caroline e guardò prima i due, poi la vampira.
«É successo qualcosa qui?»
«No... Alaric, è tutto apposto...» disse la vampira bionda, che andò a sedersi in prima fila.

«Caroline mi dispiace per prima...» Tyler cercava di tenere il suo passo frettoloso.
«Non importa. Non stiamo più insieme... siamo amici, giusto?» si sforzò di essere positiva e sorridere, nonostante le sue emozioni amplificate la stavano portando sulla strada della disperazione, in mezzo al cortile della loro scuola.
Il ragazzo ci riflesse qualche istante.
«Si, esatto. Ma questo non vuol dire che...»
Lei si fermò. Fece un respiro profondo e lo guardò dritto negli occhi.
«Sei libero di fare quello che desideri con la tua nuova ragazza, Tyler...» nonostante non fosse propriamente d'accordo con quello che uscì dalla propria bocca, cercò di convincersi, appunto, che fosse giusto.
Era più che giusto, ma non poteva farci nulla se le faceva malissimo vederli insieme.
Lui la guardò.
«Adesso devo andare ripassare per l'esame di fine anno» lo superò, abbozzando una sorta di sorriso.
Si diresse immediatamente in biblioteca, da sola.
Sedette dietro l'ultimo scaffale.
Aveva discusso con le sue migliori amiche, se non litigato.
Aveva assistito ad un bacio talmente passionale, che Stefan lo squartatore a confronto non era nulla, mentre divora le sue vittime.
Aprì il libro di psicologia e si sforzò di ripassare il quinto capitolo, che parlava dell'interazione tra due simili individui.
Si sforzò di concentrarsi, ma non riuscì a fare altro che pensare a quanto quella giornata fosse cominciata male.
Dopo aver riletto almeno cinque volte le prime tre righe, senza averci capito assolutamente nulla, Caroline chiuse gli occhi.
Tentò di convincere sè stessa.
Andiamo Caroline.
Sei una ragazza ottimista, non devi concentrarti su ciò che ti ha reso di mal umore questa mattina.
Magari la giornata potrebbe finire meglio. Chi dice il contrario?
In verità, per quanto ottimista potesse essere Caroline Forbes, in qualsiasi momento, ciò che era accaduto quella mattina l'aveva davvero resa di mal umore.
Chiuse gli occhi, inspirò ed espirò.
Tentò di sgombrare la mente, poi tornò al suo ripasso.

«Caroline mi dispiace tanto per come ho reagito questa mattina...» il tono di Elena suonava veramente dispiaciuto.
Si voltò nel letto, verso di lei.
Era l'una di notte; si erano accoccolate, ognuna sotto le coperte del proprio letto, da circa venticinque minuti.
Bonnie era rivolta verso entrambe.
Caroline non disse nulla, non sapeva come risponderle.
«Non avrei dovuto essere così... dura...» tentò di decifrare l'espressione della vampira bionda, ma era difficile definirla e capire a cosa stesse pensando.
Ci furono trenta secondi di pausa; poi, con un sorriso abbozzato, aggiunse: «Mi perdoni?»
La bionda la guardò per qualche istante.
Non era capace di tenere il broncio alle persone a cui voleva più bene, soprattutto nei momenti in cui aveva tanto bisogno di loro.
Annuí, ricambiando il sorriso.
Se aveva la possibilità di migliorare la giornata, la pace con Elena era il modo migliore, nonché l' unico.

The Light To His DarknessWhere stories live. Discover now