Capitolo 3

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A questo punto Miller ordina a Larsson di accompagnare Monscow, il quale si è offerto ancora volontario, per andare a interrogare la signorina Elianne Dick. Monscow è molto preso da questo caso, anche perché è uno dei pochi a cui può partecipare attivamente e a cui è molto interessato, percepisce che la morte di Leslie Deper ha qualcosa di oscuro e allo stesso tempo di affascinante. Anche Larsson è molto interessato a questo caso e intende andare a fondo in questo enigma per scoprire il colpevole il più presto possibile.

Dopo una ventina di minuti di macchina dalla stazione di polizia, i due sbirri arrivano alla casa di Elianne Dick, la quale è completamente diversa da quella di Selene Avril. È dipinta di rosa shocking all'esterno e ha il tetto spiovente color bordeaux. Non ha un giardino ed è un condominio. I due poliziotti arrivano al citofono e cliccano su un pulsantino affianco al quale c'è il cognome della ragazza che devono andare a trovare. Chi risponde tira su con il naso e chiede chi sia. La voce della ragazza è esile probabilmente perché ha pianto, allora Monscow e Larsson capiscono che sa. Risponde Larsson con voce un po' cupa. La signorina Dick allora apre il portone e dice che il suo appartamento è al quinto piano, il primo di fianco all'ascensore. La trovano davanti alla porta della sua abitazione. Ha gli occhi un po' rossi. Elianne è una ragazza di statura normale, con i capelli biondi evidentemente tinti, gli occhi verdi, con la vita, le spalle e le anche larghe e la carnagione chiara. Ha indosso solo una tuta nera larga, la cui felpa ha la zip tirata su fino all'altezza del seno. Apre la porta e singhiozza mentre Larsson e Monscow entrano nel soggiorno arredato con mobili color crema, un tavolino trasparente e una poltrona rosa su cui fa cenno di sedersi. Poi prende una sedia e si appoggia su di essa posizionandola davanti ai nuovi arrivati. Inizia Larsson a parlare: "Signorina Dick, ci parli di Leslie e del suo rapporto con lei"
Elianne risponde con voce flebile e acuta: "Io e Leslie eravamo molto amiche, andavamo a fare sempre shopping insieme, o alle feste, anche se lei non amava socializzare, soprattutto con i ragazzi. Non credo che fosse lesbica, ma non si sa mai..."
"Scusi, ma non la conosceva molte bene?" chiede Monscow.
"Sì, sì, ma non mi ha mai detto qualcosa del genere e dato che era molto riservata non escluderei che lo fosse, ma non me lo avesse riferito"
"Aveva qualche nemico la sua amica Leslie?" domanda Larsson.
"No, non credo. La gente o non la calcolava o era sua amica come me e Selene. Non c'era molta gente che si interessasse a lei"
"Lei dov'era tra le 20 e le 23 del 16 ottobre?" la interroga Monscow con un'espressione decisamente interessata alla risposta.
"Oh, ero in un club di Manhattan..."
"Quale? L'ha vista qualcuno che possa confermare che lei era lì?"
"Cos'è? Un interrogatorio? Non sono mica io la colpevole?"
"Stia tranquilla, sono domande di routine" risponde Larsson.
"Mmhh... ero con Jead e Chatrine..."
"Jead...? Chatrine...?" dice Larsson come per chiedere quali fossero i cognomi dei due appena nominati.
"Oh, certo... Jead Darlin e Chatrine Diaper"
"E il locale?"
"Siamo andati al Cielo, a Manhattan, sulla 12esima, Little West"
Entrambi i poliziotti pensarono che di lì a poco sarebbero andati a controllare l'alibi della ragazza.
A quel punto lasciarono la casa, non avevano più bisogno di fare domande.
Rientrarono alla stazione di polizia e riferirono alla squadra cosa avevano saputo. Poi Miller decide di chiamare in commissariato la signorina Diaper e il signor Darlin per interrogarli.
Dopo una trentina di minuti dalla chiamata arrivano entrambi. Vengono portati in stanze separate e danno entrambi lo stesso alibi e confermano quello di Elianne. Loro conoscevano solo di vista la vittima e nessuno dei due si scomoda a versare una lacrima per quella che per loro era praticamente una sconosciuta.
Dopo la fine dei due interrogatori che non portano a nulla di concreto sul piano delle indagini, Miller decide di chiamare alla stazione di polizia il signor Deper.
Appena egli arriva, lo fanno sedere in una delle sale interrogatori del commissariato. Miller si siede con calma davanti all'indiziato. Anche Deper sembra tranquillo. La sua mente sta lavorando alla velocità della luce: si sta chiedendo che cosa vogliano da lui i poliziotti, in particolare perché il capo della polizia si sia scomodato a parlargli in una sala interrogatori quando avrebbero potuto farlo i suoi sottoposti. Non gli quadra nulla di ciò che gli sbirri stanno facendo. Guarda intorno a sè, squadrando la stanza in cui lo hanno portato.
Intanto gli agenti si sistemano sulle sedie dietro allo 'specchio' grazie al quale possono rimanere nascosti agli occhi del sospettato.
Miller punta gli occhi su Deper. Dopo una manciata di secondi in cui lo ha guardato da capo a piedi, inizia a parlare: "Allora signor Deper, perché pensa che io la abbia convocata qui?" Indica il tavolo davanti al quale sono seduti entrambi.
"Non ne ho la ben che minima idea" risponde impassibile.
"Bene, glielo dico io... dobbiamo accertare il suo alibi e la sua credibilità" dice Miller con la stessa impassibilità che prima aveva ostentato il suo interlocutore.
"Ero a casa con mia moglie"
"Sa che 'l'essere a casa con la propria moglie' non è un bell'alibi per un delitto?"
"Lo so, ma non sono mica un indiziato io"
"Ah no?! Perché crede che l'abbiamo invitata a venire qui e a sedersi comodamente su una sedia davanti a un tavolo e al capo della polizia in una sala per gli interrogatori?"
"Io non sono colpevole di aver ucciso mia figlia" risponde Deper cercando di trattenere la rabbia per essere stato appena accusato.
"Lei ci ha detto parecchie bugie su sua figlia. In primis lei ha detto che non avevate problemi con vostra figlia, mentre ci è stato riferito che non vi parlavate da mesi, inoltre abbiamo contattato le scuole che Leslie frequentava e ci hanno riferito che sua figlia non era così brava a scuola come lei diceva..." dice Miller con sguardo di sfida.
Il viso di Deper si fa sempre più bianco a partire dal colorito rosso che aveva preso quando si era sentito accusare. Non sapeva cosa dire e non si aspettava che gli rinfacciassero tutto ciò a quel modo.
"Allora che bugia ci racconterà questa volta per supplire alla verità falsificata che ci ha riferito?"
Un altro punto a Miller. Pensa di stare facendo centro con tutte quelle affermazioni.
"Voglio un avvocato" esclama Deper.
Miller si alza dalla sedia, esce dalla stanza ed entra nella 'stanza-specchio'.
"Allora?" dice.
"Sembra che il gatto sia nel sacco" dice sorridendo Monscow.
"Adesso manca solo il processo" ironizza Lancaster che conosce quanto possano essere lunghi e difficoltosi i procedimenti legali.
Intanto Deper prende il telefono e chiama il suo avvocato, il quale arriva una ventina di minuti dopo la chiamata. Il suo nome è Denzel Reefly. È un uomo di 55 anni, alto, dai capelli brizzolati e i baffi folti e leggermente all'insù sulle punte. Ha l'aria da persona affidabile, ma anche austera. Indossa una giacca lunga nera e pesante, delle scarpe marroni e dei pantaloni classici grigi. Si vedrebbe da lontano un miglio che è un avvocato.
Quando entra nella stanza grigia, prende la sedia e la posiziona di fianco al suo assistito in modo da sederglisi vicino e poter parlare con lui a bassa voce affinchè chi sta al di là dello specchio non senta. Quando hanno finito di comunicare, Reefly si gira verso la superficie riflettente. Così Miller entra e si accomoda davanti a Deper, su un'altra sedia che ha portato apposta da un'altra stanza.
"Allora signor Deper qual è il suo alibi?"
"Lo stesso di trenta minuti fa" risponde saccatamente.
"Il mio cliente è per caso in arresto? Perché se non lo è il nostro colloquio finisce qui e noi ce ne andiamo" dice Reefly con estrema compostezza.
"Tra poco arriverà il mandato per perquisire casa sua"
"Le ripeto la domanda: il mio cliente è in arresto?" chiede ancora Reefly con disinvoltura.
"Per il momento no" risponde con aria seccata Miller.
"Allora noi ce ne torniamo a casa"
Reefly si alza dalla sedia e con Deper esce dalla stanza.
Cinque minuti dopo l'uscita dei due dalla camera degli interrogatori, arriva il mandato.

Hey babies! Ecco a voi il terzo capitolo... sembra che non ci voglia molto a finire la storia, anche perché hanno già trovato 'l'assassino'. Beh, ci saranno migliaia di colpi di scena in questo libro, quindi continuate a leggerlo!! Pleaseee❤❤

L'ultima VittimaWhere stories live. Discover now