Capitolo 9: Mi posso fidare di te?

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<E ora? Cosa facciamo?>

Sento delle voci intorno a me, ma non riesco a distinguerle dal forte giramento di testa.

<Io... fatemi pensare...>

<Non c'è tempo per pensare ok?! Mia cugina è un lupo mannaro e mi ha quasi ucciso, come avrà fatto con...>

I miei occhi si aprono lentamente

La mia vista è troppo annebbiata per riuscire a capire cosa sta succedendo.

<Vuoi dire che lei è tua cugina?!>

<Ah!>
Mi sveglio di colpo dall'anestesia.

Noto subito che i miei polsi sono legati, al lettino d'acciaio, con corde resistenti.

Mi giro di scatto e i miei occhi poi si posano su i sei ragazzi che mi trovo di fronte.

<Cosa...Cosa ci fate qui?...>
Dico, ancora stordita.

<Cosa ci facciamo qui?! Sei scappata di casa senza permesso; sei andata da sola nella foresta; ti hanno sparato; eri fuori controllo e non dovremmo essere qui?>
Mi dice Stiles, avvicinandosi furioso.

<Stiles mi dispiace... io volevo solo...>
Cerco di dire timidamente.

<Volevi solo cosa? Uccidermi e poi scappare da codarda come hai fatto con i tuoi genitori? Beh, qualcuno ti ha fermato per fortuna!>
Mi urla in faccia mio cugino.

tutti dietro di lui rimangono stupiti dalla sua cattiveria; come anche me.

Al suono di quelle parole la tristezza e la rabbia si mescolano e creano qualcosa di più forte di un semplice sentimento...Furia.

Le lacrime scendono in modo incontrollato dalle mie guance ma non è malinconia, è più collera; una collera che deve essere scaricata su qualcosa, o qualcuno.

I canini si allungano ed emetto un ululato così potente che tutti, a parte Stiles, si devono tappare le orecchie.

Stiles si avvicina lentamente a me.

I miei occhi blu lucenti si rifleggono nei suoi color ambra.

Provo a dimenarmi, ma per fortuna i miei polsi sono legati strettamente.

Piano, piano mi sta assalendo quella voglia di uccidere che conosco bene.

<Adesso basta!>
Mi dice Stiles, ritornando calmo improvvisamente.

Al suono di quelle parole qualcosa dentro di me si fa spazio e supera la mia parte animalesca.

Gli artigli rientrano nelle mie affusolate mani, i canini si ritraggono nelle miei gengive insanguinata e il marrone rossastro dei miei occhi sovrasta quel blu freddo e lucente.

Eccola, la vera Sophie.

Mi stendo sul lettino, dal forte mal di testa.

Guardo verso la piccola finestra vicino al soffitto e vedo gioiosa il sole sorgere.

<Liam, tu non devi andare a scuola?>
Chiede a un certo punto Scott, girandosi verso Liam.

<Ehm sì...ma anche Sophie ci dovrebbe andare...>
Gli risponde Liam con la testa bassa.

<È meglio se Sophie oggi rimanga qui, in modo che io la possa controllare. Il proiettile per poco non ha colpito un'arteria, ma ha provocato lo stesso un grande sanguinolento.>
Li interrompe Deaton, entrando nella stanza dell'ambulatorio.

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