12. you care

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LOUIS

Le ferite non stanno guarendo e le mie energie stanno lentamente scemando.

Sono quasi sicuro al cento per cento che abbiano usato dell'argento per costruire le loro pallottole, e il bruciore e il sangue rappreso intorno alle mie ferite ne è la prova schiacciante.

Alla fin fine non sono poi così stupidi questi ribelli, ma questo non vuol dire che non dovranno pagare per ciò che hanno fatto.

Sospiro, spostando appena il mio collo contro il cuscino, sentendolo dolorante: Arianne avrebbe sicuramente pensato che mi sono meritato tutto questo, e che non dovrei pensare a vendicarmi ma solo a guarire.

Lei sicuramente saprebbe come comportarsi, al contrario di me, e sono sicuro che piacerebbe anche a mio padre, se solo non la reputasse una stupida umana.

Ma lei non è questo, e io lo so bene, ed è per questo che, fra tutte le cose di cui potrei soffrire, la sua assenza è la cosa che mi fa più male.

E mi sento uno stupido, perché io sono Louis Wordsworth, principe dei lupi, e sto piagnucolando perché una ragazzina se ne è andata dopo che io gliel'ho ordinato.

Sono davvero un idiota.

Mi passo una mano sul petto, sentendo una ferita sullo sterno farmi particolarmente male: che sia il mio cuore che sta piangendo a casa sua?

Mi merito tutto questo per quello che le ho fatto.

L'ho ferita, ho fatto vincere il mostro, la malattia, e questo è imperdonabile: io non mi merito il suo affetto, non sono la persona giusta per custodirlo.

Lei potrebbe avere chiunque, e non si merita di passare la sua vita con uno come me, uno che la farebbe solo soffrire.

Si, ho fatto bene a lasciarla andare, perché altrimenti, standole vicino per ancora un po', sarei finito per non farcela più, e non sarebbe stato giusto.

Sbatto le palpebre, chiudendo gli occhi: è da ore che sono in questo letto, e ormai non ho più nemmeno la forza di restare sveglio.

Non so se sto morendo, ma lo spero davvero.

Spalanco di colpo gli occhi, colpito da un profumo inaspettato, un odore di buono che so di conoscere.

Faccio appena in tempo a voltare il viso verso la porta che questa si apre e un'Arianne sconvolta e disordinata compare davanti a me.

Ha i capelli arruffati, le labbra arrossate e i vestiti scompigliati, ma a me sembra sempre la cosa più bella che abbia mai visto.

"Louis," sussurra, osservandomi "mio Dio."

Si avvicina a me, e sento le sue mani sfiorarmi il viso mentre osserva lo stato disastroso delle mie ferite.

"Daniel mi ha detto che ti hanno estratto tutte le pallottole e che dovresti guarire, ma a me non sembra."

"E' argento, ci metterà un po' di più, e farà male." La informo, facendo un leggero sorriso "Sto bene."

"Non mentire." Ribatte, sedendosi al mio fianco, continuando a sistemarmi i capelli.

Il suo profumo mi sta dando alla testa, e vorrei davvero baciarla in questo momento.

"Tu non dovresti essere qui." Le ricordo, serio "Ti avevo detto che non ti avrei più lasciato andare se fossi rimasta."

"Beh, va bene." Sbotta, facendo il giro del letto, sedendosi nell'altra metà, incrociando le braccia al petto come una bambina capricciosa "Vorrà dire che resterò."

"No, non puoi, lo sai che sarebbe pericoloso."

Io sono pericoloso.

Non lo dico, ma tanto lei lo capisce comunque.

Mi prende la mano, stringendola a sé mentre avvicina il viso al mio, facendo un bel sorriso "Io ti voglio aiutare, Louis, e non posso farlo se me ne vado via."

"Non dovresti preoccuparti così tanto per me." Ribatto, e lei fa semplicemente un sorriso, stendendosi al mio fianco.

"Tu lo fai con me, quindi perché non dovrei ricambiare?"

"Perché io non sono normale, e tu potresti avere di meglio."

Arianne si volta verso di me, sembra sempre così serena "Tranquillo, quando lo troverò non esisterò un momento a lasciarti."

Sgrano gli occhi, colpito dalla crudeltà delle sue parole, ma lei subito si mette a ridere, spostando il suo viso, finendo contro la mia spalla.

"Resterò con te." Dice, seria, e io quasi mi metterei a tremare dalla gioia.

Lei vuole restare, lei vuole me, nonostante tutto.

"Grazie." Sussurro, e lei fa un bel sorriso, distogliendo lo sguardo.

"Oh, fai bene a ringraziarmi." Borbotta, sarcastica "Sto lontana un giorno e quasi ti uccidono, non immagino cosa finiresti per fare se dovessi andarmene per sempre."

Probabilmente morirei davvero.

Non glielo dico, ma lei ormai è già persa nei suoi racconti, e a me va già bene questo: l'averla al mio fianco.

Heart of darknessWhere stories live. Discover now