8. anger

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Louis non è più tornato.

Ho aspettato una, due, tre ore, e poi tutta la giornata, stando in ascolto per cercare di sentire qualche porta sbattuta, oppure il rumore dei suoi passi, ma niente.

Non è tornato, e la cosa mi irrita come non mai, anche se so che non mi dovrebbe importare.

Alla fine, chi sono io per sapere dove si trova? Sono solo una sua prigioniera, portata qui per non fare altro se non compiacerlo.

A lui non interessa di me, e solo perché abbiamo trovato un punto d'intesa non vuole dire che diventeremo amici, o più.

Sospiro, passandomi le mani fra i capelli, esasperata.

Perché, perché continua a farmi questo? Perché non vuole lasciarmi in pace, trattandomi come la semplice schiava che sono?

Potrebbe tenermi semplicemente chiusa qui dentro, eppure continua a voler essere gentile, come se gli importasse di me.

So che non è vero, eppure lui riesce a fingere così bene.

E io l'ho aiutato, questo non è sicuramente una delle cose migliori che io abbia fatto nella vita, e poi ciò che ha provato a fare oggi pomeriggio, mi avrebbe davvero baciato?

Forse era tutto nella mia mente, o almeno spero, perché non so se saprei sopportarlo.

Gli ho parlato di Ivy, di mia madre, e lui si è offerto di aiutarle, di aiutarmi, e io ho visto ciò che suo padre gli ha fatto, l'ho ripulito dal suo sangue.

Mi tocco la guancia, sentendo ancora le sue dita calde contro la mia pelle, riprovando il calore all'altezza dello stomaco: è come se fosse ancora qui.

Tolgo la mano, stupefatta dai miei stessi pensieri: da quando penso a cose del genere su Louis? E' così...sbagliato, io lo sono, a quanto pare.

Un forte tonfo mi fa sobbalzare, facendomi portare una mano al petto.

Proviene dal corridoio, e so che questo può significare una sola cosa: Louis è tornato.

Mi alzo dal letto, infilandomi le scarpe da ginnastica, uscendo dalla porta, facendo dei passi lenti e silenziosi verso una delle stanze, che non mi sembra di aver mai visto.

Sento altri colpi, forti e rumorosi, e subito ho un tuffo al cuore: che il re si stia sfogando su Louis di nuovo?

Mi avvicino, e la porta è appena socchiusa, e devo autoconvincermi che vada tutto bene prima di farmi forza e aprire un piccolo spiraglio, rimanendo subito impressionata.

Il re non c'è, ma in compenso ogni cosa, che siano sopramobili, libri o coperte, è a terra, distrutta o rovinata, come se fosse passato un tornado.

Al centro della stanza, Louis sta aprendo i cassetti del suo armadio, e sta gettando tutti i vestiti a terra, ringhiando dalla rabbia.

Il suo viso è una maschera di orrore, e vedo dell'altro sangue sgorgare dal suo viso e sporcare i suoi vestiti eleganti.

Ora capisco che cosa voleva suo padre da lui: voleva punirlo per non esserci stato durante l'insurrezione, e non riesco a non pensare che sia anche colpa mia.

Faccio un passo avanti, cercando di muovermi fra la confusione presente nella stanza.

Sono spaventata, ma soprattutto preoccupata, perché quegli occhi li ho già visti, quel giorno a colazione, quando Louis ha perso il controllo.

Anche ora, come allora, è completamente sommerso dalla sua malattia, e io non so davvero come fare per calmarlo.

"Louis." Lo chiamo, ma lui non sembra sentirmi, tanto è perso nella sua rabbia cieca verso solo Dio sa chi: forse tutti, forse solo sé stesso.

Deglutisco, facendo un altro passo, richiamandolo, questa volta provando a toccarlo, sperando di avere una qualsiasi reazione, o anche la sua semplice attenzione.

Ottengo entrambe, e lo capisco quando sento la sua mano colpire forte la mia guancia, facendomi cadere a terra.

Il mondo si blocca improvvisamente, perché nessuno in questa stanza sembra credere a quello che è appena successo.

Louis sgrana gli occhi, che ora sono più chiari, al contrario di prima, molto più lucidi, e ha la bocca spalancata "Mio Dio, Arianne."

Mi sfioro la guancia con la mano, completamente senza parole, non tanto per il dolore quanto per la sorpresa: mi ha davvero fatto questo?

"Arianne, Arianne, stai bene?" Louis si inginocchia al mio fianco, ancora pieno di sangue nero gocciolante.

Tutta questa scena sembra fin troppo surreale.

Louis prova ad avvicinare una mano al mio viso, ma io mi ritraggo, troppo spaventata, e lui sembra rimanerci male.

Non mi interessa.

"Devo andare." Dico, mettendomi in piedi, cercando di sembrare intoccata, di non essere sul punto di cedere.

In realtà vorrei solo mettermi a piangere, ma non ci riesco, tanto è duro il colpo che ha appena subito il mio orgoglio e il mio cuore.

Non pensavo che potesse farmi così male, ma ora sembra così reale.

"Arianne," Louis mi richiama, ancora fermo a terra: nemmeno lui sembra stare troppo bene "mi dispiace."

Annuisco, semplicemente, facendo qualche passo indietro "Sto bene, ho solo bisogno di dormire."

E corro via, corro più veloce che posso, sperando, in qualche modo, di essere più veloce del dolore che mi sta inseguendo.

Heart of darknessWhere stories live. Discover now