5. fragile

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La luna brilla come una lanterna nel cielo nero e profondo sopra di me.

Sono seduta a terra, con le gambe strette al petto e il viso per aria, persa fra le chiome fiorite degli alberi del bosco.

La mia sezione dista trenta, forse trentacinque, chilometri da qui, e non c'è la farò mai farli tutti a piedi in una sola notte, non quando ho dormito e mangiato così poco.

Però devo provare, non posso permettermi di stare un altro giorno sotto lo stesso tetto con Louis, non dopo che ho visto quello sguardo nei suoi occhi.

Sfioro il bracciale d'oro che ho al polso, sentendo il calore della piccola sfera nera fra le dita mentre il sangue oscilla ad ogni mio movimento.

Affido a questo gioiello tutta la mia vita come unica fonte di sicurezza quando sarò la fuori; anche se non sono certa che Louis mi abbia detto la verità, ovvero che dovrebbe tenere lontani i lupi affamati del mio sangue.

Mi devo fidare, anche se in questo caso sembra la cosa meno conveniente.

L'orologio che ho in camera scocca la mezzanotte, e io prendo un profondo respiro, legandomi i capelli neri in una coda alta, così da essere libera da ogni fastidio.

Ho preso dei vestiti semplici: un paio di jeans neri, una maglia bianca e un giubbotto in pelle marrone insieme a delle scarpe da ginnastica.

I servitori di Louis sono stati bravi: è tutto della mia taglia, come se me li avessero cuciti addosso.

Mi rimetto in piedi, guardando un'ultima volta fuori dalla porta, quasi come se volessi valutare un'ultima volta il percorso verso casa: in realtà, io non ho la più pallida idea di cosa sto per fare.

Esco dalla porta cercando di fare il meno rumore possibile: conosco bene le doti uditive dei lupi, e basterebbe un soffio per farmi scoprire.

E mi ritrovo quasi a trattenere il fiato mentre cammino per i vari corridoi, cercando di ripassare mentalmente la piantina del castello che ho rubato dall'ufficio di Louis mentre lui non c'era.

Sono stata avventata, lo so, ma dovevo farlo, ne vale della mia vita e di quella della mia famiglia, ed ad ogni passo che faccio, mi sento sempre più sicura che è questo che devo fare, scappare.

Mi fermo, improvvisamente bloccata da un suono duro, quasi di un macigno che si infrange a terra.

Non sono sola, e questo corridoio buio inizia a farmi sempre più paura: e se qualcuno mi scoprisse? Che cosa mi farebbero? Forse mi ucciderebbero, forse lo farebbe Louis con le sue stesse mani.

"Sei un miserabile!"

Un altro urlo, questa volta più chiaro, capace di farmi gelare il sangue dalla durezza di queste parole.

Ma chi può essere? Forse un qualche reale arrabbiato con un servitore? Non vorrei mai essere al suo posto.

Faccio qualche passo, cercando di valutare la possibilità di infilarmi in qualche stanza vuota mentre aspetto che i due litiganti cessino la loro conversazione.

Ne trovo una che fa al caso mio, anche se è proprio di fronte a quella da cui sento provenire le urla e i tonfi.

Mi sporgo appena, notando che dalla piccola apertura che hanno lasciato non si vedono i due partecipanti, e questo mi da la forza di entrare nella stanza vuota e buia, accucciandomi a terra vicino allo stipite, così da avere sotto d'occhio la situazione.

Non appena se ne andranno, io scapperò.

"Sei una delusione, proprio come mi aspettavo." Un altra botta, un corpo che cade a terra, il rumore di uno sputo e alcuni sussurri strozzati.

"Mi spiace."

Strabuzzo gli occhi, completamente fuori di me: quella voce non può che essere di una persona.

"Louis, tu non sarai mai re!" Urla qualcuno, dando un altro colpo e, questa volta, finalmente vedo qualcosa.

Una mano, completamente insanguinata e a terra, pallida.

"Mi spiace, padre." Un altro sussurro, quello che mi fa davvero fermare il cuore.

E' suo padre che lo sta conciando in questo modo?

Alcuni ricordi riaffiorano nella mia mente, e difficilmente riesco a scacciarli.

Altre mani alzate, altro sangue, questa volta più rosso: certe volte i genitori proprio non li sanno amare i figli.

"Sei proprio come tua madre: debole."

Il padre di Louis da un altro colpo al figlio, e poi entra nella mia visuale mentre esce dalla stanza, scomparendo nell'oscurità a passi veloci.

La porta ora è più aperta, e riesco perfettamente a vedere il viso di Louis, distrutto.

Ha gli occhi chiusi, un taglio che gli va dalla fronte al mento gli sfigura il viso, e ha tutti i vestiti sporchi di sangue e polvere.

Per solo un attimo, nella mia mente i suoi capelli si allungano e diventano più chiari, così come gli occhi, più azzurri, e il corpo più esile, da bambina.

Ivy è davanti ai miei occhi.

Chiudo le palpebre, scuotendo il viso, cercando di calmarmi: è solo la mia mente, è solo un ricordo, non può farmi del male.

Riapro gli occhi, e questa volta è il nero a dominare, quello del sangue di Louis.

Prendo un sospiro, e poi faccio la cosa meno sensata da fare quando si vorrebbe scappare: andare incontro al rapitore.

Mi inchino al suo fianco, sfiorando appena la sua spalla, così da provare a risvegliarlo "Louis?"

Lui non apre gli occhi, però sento che sta respirando, e questo mi rassicura almeno in parte.

"Louis?" Chiamo, questa volta scuotendolo più forte, continuando fino a quando non rivedo il blu delle sue iridi sorprese.

"Arianne?" Sussurra faticosamente, ma subito gli metto una mano sulla bocca, intimandolo di stare zitto.

"Riesci ad alzarti?" Chiedo, sicura, e lui sbatte più volte le palpebre prima di annuire, anche se con dolore.

Gli afferro il busto, cercando di non puntare sulle zone colpite, e poi mi volto verso di lui "Prova a tirarti su."

Louis prende un respiro, e poi fa forza su i suoi muscoli, riuscendo a mettersi seduto mentre lo aiuto a sentire meno il peso del suo corpo.

"Arianne." Sussurra, ancora, ma io proprio non lo voglio ascoltare: da una parte mi sento una stupida ad essere qui, ad aiutarlo, ma d'altra parte non riesco a pensare di andarmene ora come ora, troppo forti sono le catene che mi tengono inchiodata qui.

"Non parlare." Ribatto, semplicemente, e rialzo lo sguardo su di lui, spostando alcune ciocche bionde dalla ferita, sentendo il sudore contro la mia pelle.

"Perché lo stai facendo?"

Faccio una smorfia, cercando di non cedere davanti al suo sguardo attento.

Io non dovrei essere qui.

"Dai, andiamo, ti do una mano a ripulirti."

Angolo

Buonasera :)
Ho visto che l'ultimo capitolo è stato apprezzato più degli altri, e questa cosa mi fa molto piacere, anche se non sono ancora convinta di continuarla..

Detto ciò, che ne pensate del capitolo? Vi è piaciuto? Spero di si!

A presto,
Giulia

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