Il punto di non ritorno

143 11 4
                                    

<<Quindi mi state dicendo che la festa di domani sera è cancellata?>> esclama spiazzata Chloe, una delle tante nobildonne di Marie. La regina è seduta composta sulla sedia di legno intarsiato, appoggiata alla nuova scrivania che domina la stanza. Dinnanzi a lei ci sono vari fogli, disordinati e zeppi di scritte fittissime.
<<Carissima, lo sapete quanto me che non ce lo possiamo permettere. A malapena abbiamo le sostanze per sfamare l'intera corte.>>
<<Non è possibile, maestà.>> ribatte con impertinenza, che non sfugge agli occhi di Marie, ma che non sembra suscitare in lei alcuna offesa. Il nuovo studio della sovrana è lontanissimo dalla sua camera da letto ed è sobrio più di qualsiasi altra stanza regale a Versailles. La luce è lasciata entrare liberamente da sottili tende di seta bianca, che richiamano il colore della mobilia.
<<Mi spiace, ma è possibile eccome. Ho visionato il nostro bilancio e vi posso assicurare che per me è sorprendente che non siamo ancora andati in banca rotta. Perciò non ci sarà nessuna festa, né domani né per i prossimi anni.>>
<<Ma è un oltraggio! Non potete negare alla nobiltà un simile diritto! Noi abbiamo investito tutto su Versailles, non potete trattarci in questo modo!>>
<<Se volete sopravvivere e mantenere il vostro tenore di vita questa è la condizione, madame. Non tollero altre lamentele.>>
<<Allora andrò a riferire a sua maestà il re il vostro comportamento scellerato!>>
<<Non osate disturbare il re! Non sta bene e mi ha chiesto di governare in sua vice.>> questa volta ella è freddissima e il suo sguardo glaciale non lascia spazio ad altre repliche. Chloe, senza chiedere di essere congedata, esce infuriata.
Marie all'istante perde la posa eretta e sicura sfoggiata fino a quel momento e si accascia sulla sedia sospirando di sollievo. Io lascio il mio angolo e mi siedo sulla sedia davanti alla scrivania, guardandola in faccia.
<<Santo cielo, diventa sempre più difficile respingere queste sanguisughe...>> dice lei con la fronte appoggiata sulla mano sinistra.
<<Non ha importanza, voi avete il dovere di farlo per il bene della Francia. Questi documenti parlano chiaro... il deficit è immenso!>>
<<Come fai a conoscere questo termine?>>
<<Me lo ha spiegato Maximilien>> rispondo con una timido sorriso.
<<Ci avrei scommesso>> ride lei, sinceramente contenta.
<<Scusate, ma il re non...>>
<<Lo so che non mi ha chiesto di governare al suo posto. Ma solo in questo modo ho un minimo di autorità su tutti questi palloni gonfiati...>>
<<Ricordatevi che poco tempo fa non eravate diversa da loro.>> la riprendo io.
<<Lo so, Angeline. Quei tempi sono finiti, è ora che la famiglia reale faccia qualcosa di concreto per il bene del paese. Ho evitato troppo a lungo le questioni politiche, designandole tutte a mio marito. Ed è evidente che egli non è in grado di adempierle.>>
<<Ma voi come farete tutta sola a governare?>>
<<Non preoccuparti, gli aiuti ci sono. Per esempio da poco un importante alleato si è mostrato essere l'arcivescovo Loménie de Brienne e sembra che sia molto capace. E poi Maximilien è venuto a farmi visita un paio di volte.>> dice strizzandomi l'occhio.
<<Che strano, non aveva mai accondisceso a vedervi di sua spontanea volontà...>>
<<Beh, diciamo che la mia nuova politica ha destato il suo interesse. E poi abbiamo tante cose di cui parlare...>> il suo tono continua ad essere malizioso e io ho paura anche solo a pensare su cosa essi si siano effettivamente confrontati. Senza aggiungere altro io mi guardo intorno, finendo di ammirare la stanza.
<<Ti piace eh? L'ho fatta fare da un mio conoscente di aperto stampo neoclassico... mi piace questa nuova tendenza e devo dire che rispecchia straordinariamente bene la linea che voglio dare alla mia politica.>> dice compiaciuta. Avevo sentito da Maximilien questa espressione, di cui egli parlava con estremo entusiasmo. E infatti io guardo ammirata lo straordinario assetto della stanza, che pare così pulito, così essenziale da suscitare subito una sensazione di serenità. Anche la regina si intona perfettamente con l'ambiente, con la sua modesta parrucca e la sua gonna semplice e stretta, che scende quasi seguendo la linea naturale del suo corpo. Mai avrei pensato di vederla in queste vesti.
<<Avete fatto un lavoro straordinario, Marie. A prescindere da ciò che dirà il popolo o la nobiltà o vostro marito o qualsiasi altro, voi siete per me un esempio. Mi commuove vedervi così determinata a cambiare vita, a migliorare quella altrui. Non siete più la ragazzina viziata di un tempo, anzi, ora siete una madre di quattro figli e la vera regina di Francia.>>
Entrambe abbiamo le lacrime agli occhi e un sorriso sereno che rischiara i nostri sguardi reciproci.
Dopo un lungo silenzio ella riprende, con il suo solito entusiasmo: <<Scusa, mia cara, devo assolutamente andare, mi aspetta una lunga seduta all'assemblea dei notabili. Cerchiamo di far capire qualcosa a quelle zucche vuote. E che non si dica che io non partecipo mai!>> senza quasi terminare la frase, ella è già fuori dalla stanza e io, dopo vari minuti, mi trovo a sorseggiare il mio tè pomeridiano con Maximilien.
<<Sapete, Marlene, dovremmo cambiare un po' la nostra routine. Dopotutto siamo in fase di profonde trasformazioni...>> dice allegramente.
<<Avete proprio ragione. Ne ho abbastanza del tè, ormai la bella stagione è alle porte e mi sento in vena di aria fresca, di fiori profumati e di bevande... fredde!>> dico ridendo. Egli ride a sua volta e con un gesto repentino si alza e mi fa cenno di seguirlo.
Come due bambini sgattaioliamo fuori da una delle porte per la servitù (che mi è piuttosto nota) verso l'immenso giardino, che si perde a vista d'occhio. Il sole ci sporca con i suoi raggi, ma non ci importa, e continuiamo a camminare in direzione del boschetto che vediamo poco lontano. Nessuno dei due parla, ci limitiano a passeggiare con allegria, senza curarci di niente, godendoci la natura e l'aria calda del pomeriggio, le fontane e l'erba fresca. Una sorta di spirito ci avvolge e ci circonda, catturando la nostra completa attenzione.
Una volta attorniati dall'ombra degli alberi la magia si spezza e infine ci fermiamo.
<<Come mai siamo qui?>> chiedo.
<<Voi lo sapete?>> risponde ridendo lui.
<<Mi piace il vostro modo di cambiare la routine.>> dico divertita io.
<<A me piace il vostro modo di accettare questi gesti irrazionali!>>
<<Io credo che tutti dovremmo compierne di più...>>
<<Avete ragione.>> risponde questa volta serio.
Senza aggiungere altro egli si avvicina a me e raccoglie il mio giovane viso con una mano, sorreggendolo con gentilezza, mentre appoggia dolcemente le labbra sulle mie, in un gesto al contempo passionale e casto, pieno di desiderio e di rispetto, impulsivo e ben calcolato e che non lascia tempo a repliche. Il tempo di un leggero soffio di vento e ci ritroviamo uno di fronte all'altra, ad un punto di non ritorno.

L'alba della rivoluzioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora