Campane in lontananza

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Ho le lacrime agli occhi mentre tento di proferir parola: <<Monsieur... Io...>> comincio a dire, ma vengo fulmineamente interrotta da una voce sconosciuta.
<<Vi sentite bene signorina?>>. A parlare è un giovane uomo sui vent'anni, avvicinatosi a noi, probabilmente dopo aver notato la mia aria disperata.
<<Maximilien, non è affar vostro.>> ribatte il mio accompagnatore.
<<Suvvia Jean, non vedete che questa ragazza non si sente molto bene? Piuttosto, come sta Marguerite? Manca ancora molto al parto? L'ho giusto incontrata la settimana scorsa, ho intrattenuto con lei una conversazione molto interessante e mi ha supplicato di tornare a farle visita domani... Non vorrete che le riferisca qualcosa di poco gradevole, non è vero?>>. Il marchese e il giovane si guardano per un interminabile secondo e senza aggiungere altro il mio "cavaliere" si allontana. Avverto ancora il suo sguardo su di me, nonostante sia ormai dall'altra parte del salone, e anche il mio cuore battere all'impazzata. Solo dopo vari minuti mi sento chiedere: <<Va tutto bene adesso? Non vi darà più fastidio per questa sera, ve lo posso assicurare.>>. Io mi giro di scatto verso di lui. Mi sorride dolcemente e i suoi occhi azzurri risplendono, riflettendo la luce dei lampadari dorati. Nonostante sia un giovane di bell'aspetto, il suo abbigliamento fa eccezione da quello di qualsiasi altro gentiluomo nella stanza, soprattutto perché egli non porta alcuna parrucca, lasciando scoperti i capelli biondi raccolti dietro la testa. Inoltre i vestiti non sono di colori accesi e sgargianti, ma di un semplice grigio chiaro, che si accompagna a un ancor più semplice nero.
<<Vi devo molto più di quello che immaginate, monsieur.>> rispondo, con un'espressione che cerca di trasmettere tutta la mia gratitudine.
<<Vi sbagliate: riesco perfettamente a immaginare la situazione in cui vi trovavate pochi minuti fa. Sapete, conosco quel verme da tanti anni e, nel caso non si fosse notato, abbiamo sempre avuto... pareri contrastanti, se così si può dire.>>
<<Credo che chiunque avrebbe pareri contrastanti ai suoi...>> dico, ripensando ancora al suo viscido sorriso.
<<Mi dispiace deludervi, ma non sono così tanti gli individui che si comportano diversamente... l'unica cosa che cambia è che quell'uomo è talmente potente da potersi permettere qualunque comportamento con le fanciulle come voi, anche il più meschino, senza reali conseguenze.>>. Ha un'espressione di profondo disgusto, che esprime pienamente la sua posizione a riguardo.
<<Voi allora dovete essere altrettanto potente per permettervi l'atteggiamento di poco fa.>> ribatto io.
<<Diciamo solo che ho amicizie molto buone. Certamente però essere il secondogenito del conte di Brissac non nuoce...>> risponde con un sorriso compiaciuto. Quindi il suo nome per intero è Maximilien De Brissac... purtroppo non mi dice nulla, non ho ancora imparato a memoria tutti i nobili più importanti di Francia, però so per certo che egli non abita a corte.
<<Mi dovete scusare, non credo di avervi mai visto qui a Versailles... Non la frequentate molto, non è vero?>>
<<Non vi sbagliate, non metto quasi mai piede in questo posto, se non per rare occasioni come questa. Non mi piace l'ambiente, la futilità e lo sfarzo eccessivo che lo caratterizzano. Preferisco vivere nella bella campagna francese e dedicarmi ai miei studi.>>. Ora capisco il motivo del suo abbigliamento molto sobrio, che lo rendono più somigliante a un borghese che a un conte. Devo dire che questo è il primo nobile davvero interessante che incontro da quando indosso le spoglie di Marlene. Ed è senza dubbio il più acuto.
<<Riesco a capire molto bene ciò che intendete, anche io non amo la ricchezza sfrenata che i nobili qui a Versailles ostentano. Ma vedete, io sono legata alla regina, non posso lasciare la corte.>>. Vedo che anche io ho suscitato il suo interesse, infatti mi guarda con maggiore intensità, concentrandosi su ogni particolare della mia figura. Questa volta, però, non mi dà fastidio, né mi mette a disagio.
Si sentono le prime note di una nuova melodia e subito egli mi chiede: <<Ballereste con me? È un valzer, la danza preferita della vostra cara regina.>>. Tende la sua mano verso di me, guardandomi con i suoi occhi vispi e profondi. Io accetto con il capo e sorrido dolcemente, mentre egli mi conduce con grazia nel ballo. I nostri movimenti si intrecciano con armonia, egli è tanto sicuro nei passi quanto delicato, e io mi affido totalmente a lui, mentre il mio vestito si gonfia e si restringe a ogni curva e a ogni giravolta, creando un magnifico gioco colorato, che si abbina perfettamente al ritmo della dolce melodia.
Alla fine del valzer Maximilien mi conduce fuori dalla sala, sulla grande terrazza. L'aria della sera ci accarezza dolcemente il viso, creando un'atmosfera deliziosa.
<<Ballate molto bene per essere così giovane>> dice.
<<Vi ringrazio, monsieur.>> rispondo cortesemente, senza riuscire a nascondere il leggero rossore sulle mie guance.
<<Ve ne prego, chiamatemi Maximilien. Sono invece piuttosto curioso: con che nome vi devo chiamare?>>. Il mio primo istinto risponderebbe "Angeline", ma dopo un istante di esitazione dico: <<Il mio nome è Marlene, Marlene de Dreux.>>.
<<Per me è un vero piacere fare la vostra conoscenza, Marlene. Sono felice di essere stato presente per salvarvi dalle grinfie di quell'avvoltoio.>> mi risponde, con un grande sorriso.
<<Condivido la vostra felicità, se non fosse stato per voi...>>
<<Lo so. Ora però non avete nulla di cui preoccuparvi, se vi torcerà anche un solo capello sapete a chi rivolgervi.>>. La sua espressione mi infonde una grande serenità, tanto da farmi quasi dimenticare tutti i terribili avvenimenti di quella sera.
Ad un tratto si odono le campane in lontananza: è il segno che sancisce la fine della serata. Da dentro il salone si sente molta gente che parla, la musica che cessa e già molte carrozze sono in procinto di ripartire fuori dalle porte principali. Guardo Maximilien con un triste sorriso, mentre lo saluto, probabilmente per l'ultima volta.
<<Maximilien, è stato un vero piacere passare con voi queste poche ore, non me le scorderò tanto presto.>>
<<Signorina Marlene, non vi intristite, ci rivedremo quanto prima!>> dice con grande entusiasmo.
<<Non capisco, avete detto che odiate Versailles.>>
<<Non è esatto, ho dichiarato il mio odio verso i nobili di Versailles. Ma questa sera sono stato piacevolmente sorpreso! Vi saluto!>>. Senza lasciarmi il tempo di ribattere egli si inchina e si dilegua tra la folla, lasciandomi sola in terrazza, mentre ripenso alla sua ultima frase.    

L'alba della rivoluzioneWhere stories live. Discover now