1. the choice

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Le dita di mia madre sistemano con cura i fiori azzurri freschi in alcuni punti strategici delle trecce che mi tengono fermi i capelli come una coroncina intorno alle tempie.

Prende il pennello, raccogliendo un po' di polvere rosea dal cofanetto del fard, spargendolo con grazia lungo le guance, dando poi un leggero ritocco al rossetto bordeaux.

"Fatto." Dice, risistemando il pennello nel suo posto nella trousse, facendo poi un leggero sorriso.

Mi guardo allo specchio, socchiudendo appena le labbra quando vedo il mio riflesso: non sembro nemmeno io tanto sembro bella e curata.

"Sei proprio bella." Ribadisce mia madre, sedendosi sul letto vicino alla poltrona su cui sono seduta, continuando ad osservarmi.

Ovviamente nemmeno lei è felice, lo vedo dal suo sguardo pieno di rimpianto, ma tutti sotto questo tetto sappiamo che il mio sacrificio è necessario.

"Quando passerà l'auto?" Chiedo, voltandomi verso di lei, non sopportando più di vedermi così avvinghiata per lui.

La donna guarda verso l'orologio a muro, facendo un profondo respiro "Dieci minuti."

Annuisco, rialzandomi lentamente, sistemando il vestito viola che mi arriva fino al ginocchio.

Siamo una famiglia povera, molto povera, e questo vestito non è altro che un atto di carità fatto dalla chiesa quando ha scoperto ciò che mi sarebbe aspettato dopo l'emendamento del principe.

"Vado da Ivy." Dico, e mia madre annuisce, abbassando lo sguardo.

So che sta per mettersi a piangere, lo capisco, e così mi avvicino a lei, dandole un bacio sulla fronte, stringendola per quella che è la centesima volta in quest'ora.

"Tornerò, mamma, lo sai anche tu che non mi prenderanno." Dico, cercando di sembrare serena "Non rientro nei canoni del principe, prenderà qualcuna più ricca."

"Lo so, lo so." Sussurra, asciugandosi una lacrima "Ma tu sei così bella, così pura..anche lui lo noterà, e ho paura che ti porti via da me."

Le sposto il viso, costringendola a guardarmi negli occhi, così da farmi prendere seriamente "Tornerò qui, va bene? Ma tu devi essere forte, non puoi abbandonare Ivy."

Mia madre annuisce, baciandomi più volte le mani "Lo farò."

"Bene." Esclamo, staccandomi da lei, facendole un piccolo sorriso "Ci vediamo fra pochi giorni."

Mia madre non risponde, e non voglio nemmeno forzarla.

Da quando papà è morto, tre anni fa, lei non è più la stessa; e ora questo, mi sorprende che sia ancora in piedi.

Apro la piccola porta scricchiolante, sentendo subito il tipico bip elettronico.

Mi siedo sul bordo del letto, facendo un sorriso mentre accarezzo la guancia pallida della ragazza distesa sul letto.

Ivy ha gli occhi aperti, ma non è sveglia, anche se il bip dell'apparecchio elettronico mi dice che dentro di lei c'è ancora vita.

"Sto per partire, Ivy." Dico, osservando il viso della mia sorellina minore, completamente abbandonata alla malattia.

Un giorno, dopo una brutta febbre, Ivy non ha semplicemente più parlato, e non si è nemmeno più mossa.

L'unica cosa che riesce a fare è sbattere le palpebre, per il resto è completamente dipendente dalla macchina.

So che nessuno vuole parlarne, compresa mia mamma, ma tutti sanno il reale motivo della sua infermità.

Un motivo troppo oscuro anche solo da pensare.

Heart of darknessWhere stories live. Discover now