"Oggi siamo stati via tutto il giorno per uno di questi motivi." Parlò Louis.
"C'è una banda che si fanno chiamare Beast. Ci hanno chiesto un po' di..." Si schiarì la voce guardandomi
"di roba qualche settimana fa e non avendogliela ancora data si sono incazzati, pur sapendo che non siamo noi che ci procuriamo quella merda." Nel frattempo Niall si stava ripetutamente toccando i capelli, evidentemente molto nervoso.

"Vi hanno fatto del male?" Mi allarmai subito, osservando le loro facce.
"Solo qualche pugno,niente di grave." Mi rispose Zayn.

"Va bene" non volevo insistere, feci un piccolo sorriso per cercare di rassicurarli visto che erano tutti molto distaccati o, addirittura, imbarazzati.

Allora decisi di fare una cosa che mai, in tutta la mia vita, avrei avuto il coraggio di fare. Parlare del mio passato.

"Mia madre è morta quando avevo otto anni." Incominciai a parlare, non appena l'attenzione di tutti si rivolse verso di me. Compresa quella di Harry.

"È morta perché mio padre, se così si può definire, era un codardo." Provai ad ingoiare il macigno che avevo in gola, però con scarsi risultati.

"Era un dottore, uno dei dottori più bravi d'Italia. Perciò l'hanno chiamato dall'Inghilterra per poter lavorare in uno degli migliori ospedali di Londra se non del mondo." Tirai su col naso, tenendo lo sguardo verso il basso.

"Ci siamo trasferiti laggiù quando avevo 2 anni, e con noi è venuta anche mia zia. Londra è la sua città preferita e ha approfittato dell'occasione per poterci abitare" un sorriso si fece spazio sul mio viso, mentre cercavo di trattenere le lacrime.

"Dopo 4 anni mio padre perse il lavoro, aveva una relazione segreta con la moglie del proprietario dell'ospedale e il marito li scoprì. Da lì ha incominciato a bere, tornava a casa tardissimo dopo essere stato con quella donna. Ovviamente tornava a casa ubriaco e tutte le sere litigava con mia madre." Mi fermai prendendo un grande respiro per poter fermare le lacrime. La mano di Zayn e di Niall presero le mie, stringendomi forte per potermi tranquillizzare.

"Non sei costretta" disse Louis.
"Voglio continuare." Annuii convinta.

"Mia zia abitava in un altro appartamento perciò lei non sapeva niente, io ero piccola, ma avevo capito che qualcosa non andava." Sospirai, ricordando i miei brutti pensieri. "Che qualcosa di brutto sarebbe successo." Alzai lo sguardo, ormai contornato dalle lacrime.

"Una sera mio padre uscì di casa con una valigia in mano e se ne andò, senza nessuna spiegazione."

"Eravamo rimaste solo io e mia madre. Due anni dopo la sua fuga. Degli uomini entrano in casa con delle pistole in mano."

"C'era un uomo pelato, non ricordo bene il suo volto. Ma ricordo perfettamente il modo in cui teneva mia madre tra quelle luride mani, il suo tono di voce mentre le diceva cose orribili e i suoi occhi pieni di odio vagavano per tutto il suo corpo, inginocchiato davanti a lui." Chiusi lentamente gli occhi, per poi riaprirli.

"Non so come o dopo quanto successe. Ma non appena la sua pistola si posò sulla fronte di mia madre, il suo corpo cadde all'indietro, sdraiandosi sulle scale. Che poco dopo furono coperte dal sangue"

"Basta così" si alzò Harry venendomi incontro, girò la sedia verso di lui, inginocchiandosi per arrivare più o meno alla mia altezza.

"Andiamo a fare un giro." Annuì incitandomi a dire di sì.

Guardai i ragazzi come per chiedergli se a loro andasse bene.
"Solo io e te." Appoggiò la sua mano sulla mia coscia.
"Va bene" mormorai tirando su con il naso.

"Ti aspetto giù non metterci troppo" alzai gli occhi al cielo constatando che non sarebbe mai cambiato.
Mi diedi una sciacquata ed usciì velocemente dal bagno. Prima di andare da Harry mi voltai verso i ragazzi.
"Grazie" dissi a tutti aprendo la porta pronta per uscire.

"Grazie a te" urlarono insieme per farsi sentire, visto che stavo scendendo le scale, salutai Tommy dietro il bancone e raggiunsi il riccio in macchina.

"Dove si va?" Posai lo zaino nei sedili posteriori e mi agganciai la cintura in attesa di una sua risposta.
"Nel mio posto preferito." Disse solamente prima di partire verso questo posto segreto.

Arrivammo difronte ad un norme prato.
"Dove siamo?" Scesi dalla macchina chiuendomi ancora di più nella mia giacca.
"Dane Meadow" scese anche lui sistemandosi il cesto di capelli.
"Prima era un posto estremamente turistico, c'erano gli animali e i sentieri erano ben curati, come il prato. Adesso non c'è niente di tutto ciò e sei fortunata che hanno tagliato l'erba. Non lo fanno molto spesso."

Iniziò a camminare seguito da me. Si fermò davanti ad un ruscello, si sedette vicino ad esso picchettando la sua mano sul terreno, come per invitarmi a sedermi accanto a lui.
E così feci, l'erba era un po' umida ma il rumore del ruscello mi rilassò talmente tanto che non mi accorsi che Harry si era completamente sdraiato a guardare le stelle.

"Hai una pistola?" Mi sdraiai anche io guardando l'infinita di stelle.
"La gente sa che deve starmi alla larga." Prese un filo d'erba ed incominciò a giocarci.

"Tu che lavoro fai?" Mi voltai verso di lui con la fronte aggrottata, lui invece rimase nella stessa posizione di prima.
"Non ti interessa." Lo sapevo.

"Mi rispondi sempre male" incrociai le braccia al petto rivolgendo,questa volta, il mio sguardo alle sue mani gigantesche.
"Fai troppe domande per i miei gusti."

"Ma quanto sei alto?" In confronto a me era un gigante.
"1.85, nana." Si voltò verso di me con un sorriso sul volto, apriì la bocca stupita dal suo commento.
"Sei tu che sei troppo alto!" Gli colpiì il braccio facendo la finta offesa.

"Tu quanto sei alta? Oppure dovrei dire quanto sei bassa?" Rise di gusto mostrando le sue fossette, si divertiva a prendermi in giro eh.
"1.60, lo so sono bassa ma non è colpa mia!" Sorrisi anche io tirandomi su con il busto.
Lui imitò le mie azioni lamentandosi di dolore.
"Che hai?" Mi girai di scatto, non capendo il perché di quel suo lamento.

"Niente." Scosse la testa facendo finta di niente.
"Perché non mi dici mai niente, puoi fidarti di me."
"Mi fido di pochi." Rispose sempre guardandomi negli occhi.

"Che ragazzo tumblr" dissi ironicamente.
"Che?" Domandò lui mettendosi a ridere, contagiando anche me.

Piano piano le nostre risate si affievolirono, ma i nostri occhi non si lasciarono neanche un secondo.
Il mio cuore incominciò a battere sempre più velocemente quando si avvicinò a me.
La distanza delle nostre labbra era minima, ma la eliminò definitivamente posando le sue labbra sulle mie, lasciandomi a dir poco sorpresa.

Holmes ChapelWhere stories live. Discover now