Capitolo 11: Tsunami - Katy Perry

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Non volli parlare con Rhys per diversi giorni. Ero cosciente del fatto che fosse anche colpa mia quello che ci era successo, ma non riuscivo a togliermi dalla testa le immagini delle bruciature sul mio corpo. A volte sentivo ancora la pelle scottare e tutto questo mi faceva provare sentimenti contrastanti per lui. Da una parte avevo il desiderio folle di abbracciarlo e dall'altra potevo solo respingerlo.

Rimasi tre giorni a casa, sdraiata nel mio letto con le tapparelle abbassate e la musica che accompagnava la mia solitudine per ore. Mars ce la metteva tutta per farmi alzare, ma io non volevo più muovermi da lì per paura di uscire e incontrare Rhys per strada. Era stato male anche lui, lo sapevo, e forse lo avevo ferito più io di quanto lui lo avesse fatto con me. Solo che non potevo affrontarlo, non ora.

Rifiutavo le sue chiamate, i suoi messaggi e lo mandai via quando il giorno dopo si presentò sotto casa per parlarmi.

Era l'ultimo dell'anno e io lo avrei passato ascoltando musica classica e guardando i fuochi d'artificio che venivano sparati dal mare stando seduta sul davanzale della finestra. O questi erano i miei progetti finché Mars non entrò in camera accendendo la luce di prepotenza, scostando le tende e alzando le tapparelle. Il riverbero del primo pomeriggio mi arrivò dritta in faccia.

<<O alzi quel culo da sola oppure te lo faccio alzare io. E ti conviene la prima scelta.>> sbraitò.

<<Ti ho già detto che non voglio schiodarmi da qui.>> risposi coprendomi la testa con il piumone.

<<E' l'ultimo dell'anno Lux. Non ti lascerò qui da sola.>> la sentii avvicinarsi al mio letto e con uno strattone mi scoprì. <<C'è una festa sta sera e tu verrai con me.>>

Mugugnai qualcosa in risposta che assomigliava tanto ad un insulto e poi mi rigirai nel letto, dandole le spalle.

<<No signorina, non fare così con me. Alzati.>> mi prese per un gomito e mi tirò finché non mi ritrovai seduta per terra. Ormai ero scesa, perciò mi alzai, ma scoccai un'occhiata di fuoco a Mars. <<Ora va molto meglio>>

Non le risposi e andai in bagno. Mi guardai allo specchio e per un momento pensai di non essere io quella nel riflesso. Avevo i capelli scarmigliati, le occhiaie e le labbra secche. Ero anche più magra del solito perché attraverso la maglietta aderente potevo vedermi bene le costole. Sbuffai e alzai gli occhi al cielo.
Entrai in doccia e piansi. I singhiozzi erano coperti dallo scrosciare dell'acqua e le mie lacrime si confondevano con le gocce. Non sapevo nemmeno io il motivo, ma sentivo di averne bisogno.

<<Hai detto che c'è una festa?>> chiesi a Mars quando tornai in camera. Sperai di non avere gli occhi troppo gonfi o arrossati da farle capire che avessi pianto.

<<Ah quindi ora ti interessa?>>

<<Mars.>>

<<Sì, la nostra vecchia classe vuole fare una rimpatriata e hanno deciso di vedersi sta sera. Hanno affittato l'Energeia per l'occasione.>>

<<E perché io non lo sapevo?>> domandai contrariata.

<<Perché sono tre giorni che stai chiusa qui.>> non aveva tutti i torti.

Eravamo tutti Vata in classe, quindi tutti futuri Riceventi. Per i primi mesi del terzo anno mi avevano guardato male anche loro, ma poi ero riuscita ad integrarmi bene. Credevo che non ci saremmo più visti per almeno cinque o dieci anni, che ognuno di noi avrebbe fatto la sua vita vivendo nei ricordi dell'Accademia in solitudine. A quanto pare mi sbagliavo.

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