Per questo arrivai fino al letto a grandi passi, inspirai profondamente e, esattamente come aveva fatto Louis Tomlinson otto mesi prima, sferrai un colpo contro il laptop.
Lo schermo si richiuse con uno scatto, il climax di gemiti venne smorzato, anche se l'eco riverberava ancora nella mia testa.
"Lou" ansimai, le unghie a graffiare la superficie nera del laptop, i nervi tesi allo spasmo. "Fammi spiegare."
"Quante?" mi interrupe lui, lapidario. "Quante altre copie ci sono?"
Feci per rispondere, scivolando seduto sul letto, ma lui scosse la testa, come pentito, mi zittì con un gesto sbrigativo della mano. "Ma che te lo chiedo a fare? La risposta, vera o no, sarà sempre la stessa."
Gli strisciai vicino, fino a sfiorare la mano adagiata tra le coperte.
"Volevi mettermi alla prova quella sera in soffitta, quindi?" chiesi come fossi io quello tradito. "Avevi già questo fottutissimo video!"
Lou scosse la testa con vigore, si alzò e "Non avevo un bel niente, Harry!" sbottò, prese a camminare veloce per la stanza. "Quella sera avrei voluto solo tornare a fidarmi di te, lasciarmi le parole di Zayn alle spalle."
Un nome, una scintilla, e la rabbia guizzò come una fiamma alimentata da rami secchi.
"E' stato lui, vero?" ringhiai, alzandomi a mia volta. "Lui e quel maledettissimo idiota di Liam Payne."
"No."
Louis si fermò, parlò con voce spezzata, quasi agonizzante. Ne ebbi paura.
"Sei stato tu, Harry. Se adesso sto così, la colpa non è di nessun altro."
Una stretta forte al petto mi bloccò il respiro, lasciandomi interdetto per un attimo. Ma il dolore acuto e brucente che ne scaturì poco dopo, come quello di un ferro caldo premuto sulla pelle, mi costrinse a muovermi.
Scattai verso di lui, lo afferrai dai polsi, mi abbassai per cercare i suoi occhi, pur sapendo quanto ciò che vi avrei letto potesse farmi male.
"Ce n'era un altro, è vero. Ma non l'avrei mai usato contro di te, sai che non l'avrei fatto."
Provò ad interrompermi spingendomi da parte, ma lo bloccai, inchiodandolo alla superficie liscia dell'armadio.
"...e se non te l'ho detto quella sera" continuai, "è stato perché ho avuto paura."
Lo sguardo di Louis non si addolcì, il suo volto rimase indecifrabile, freddo e duro come il granito. 
Ma quando "Ed è per la stessa paura" esclamò, la sua voce si era alzata di un'ottava, "che subito dopo sei corso da Liam per cancellarlo?"
Il fatto che sapesse anche quel particolare mi spiazzò.
Non avevo mai realmente odiato Liam Payne. All'inizio l'avevo trovavo irritante ed inutile. Poi penoso ed appena un accenno sfruttabile. Alla fine, per quanto odiassi ammetterlo, addirittura buono ed affidabile.
Adesso invece avrei tanto voluto che lui e Malik finissero in ospedale. E soprattutto, avrei voluto essere io a mandarceli.

"Perché non capisci?"
Lo urlai così forte che Lou provò di nuovo a ritrarsi. Battei un piede a terra, frustrato.
"Non potevo rischiare" sibilai tremante. "Non volevo che tu... mi odiassi ancora di più."
Louis sbuffò, sollevo il mento in un elegante gesto di disprezzo.
"Mi spiace, Harry, ma quello che hai ottenuto è esattamente il contrario."

Mi mancò di nuovo il fiato.
Louis si liberò dalla mia presa. Scivolò via, fissandomi inquieto, mentre mi piegavo su me stesso, una mano sul petto, l'altra tra i capelli, il mondo a vorticare attorno, a fondersi con i pensieri spezzati e confusi nella testa. 
Fu come trovarsi su una giostra ed accorgersi di quanto alta e pericolosa sia, solo una volta che si è messa in moto e non si ha alcuna possibilità di scendere.
E' allora che la paura prende forma, diventa compatta, quasi solida, la senti salire veloce dalle budella al petto. La senti soffocarti mentre passa per la gola. La senti ucciderti quando arriva dura come un blocco di marmo, alla testa.
Tutto quello che ti resta da fare, a quel punto, è urlare. 
E fu esattamente quello che feci quando, "Non è vero!" sputai in faccia al ragazzo teso di fronte a me. "Tu non mi odi, non puoi odiarmi. Non per questo...tu..."

"Lou?"
Dovetti sopprimere il disumano grido già fremente nel fondo della gola per voltarmi insieme a Louis verso la porta.
Lottie, occhi sgranati e bocca spalancata, ci fissava.
Avanzò di qualche passo e "Che succede?" soffiò, con l'aria di chi non aspetta altro che una risposta negativa.
Allora l'accozzaglia di urla e parole che avevo trattenuto, scattò come una molla.
"Succede quello che hai sempre sperato, tesoro." 
"Harry..." 
Lou fu in un attimo al mio fianco.
Ma continuai inarrestabile, fissandola inferocito. "So che preferiresti assistere, ma è meglio se ti levi dalle palle..." 
La mano di Louis si strinse sulla mia spalla, 
"...perché giuro su mia madre, al momento potrei prendere a pugni anche il tuo bel visino."
"Lottie, va' via!" 
Louis mi spinse in fondo alla stanza, mentre la sorella obbediva, arretrando fino a scomparire nel corridoio.
"Che cavolo ti prende, Harry?" sibilò lui al mio orecchio, velenoso. "Sai che lei non c'entra."
Una risata gorgogliante mi sfuggì dalle labbra. 
"Non è un po' troppo tardi per iniziare a fare il bravo fratello maggiore, Loulou?"
Mi fissò come se non avesse mai visto niente di più spregevole e penoso in vita sua.
"Forse è meglio che anche tu vada, Harry."
"Non abbiamo ancora finito."
"La finiremo quando sarai abbastanza lucido per chiedermi scusa" mormorò, "ed io avrò il tempo di pensare se sia giusto perdonarti."
"Io..." ansimai, mi avvicinai di nuovo, "io non ho fatto niente, Louis. Per cosa dovrei essere perdonato?"
"Quel video..."
"Quel fottuto video!" sillabai, cercai le sue mani, "l'avevo dimenticato!"
Louis rabbrividì.
"Dimenticato" ripeté, chiudendo gli occhi. "Sul serio? Allora dimenticherai anche il sottoscala. O il bacio dato a quella ragazza, la sera a casa Flatcher. O il ballo con Becca" deglutì, le mani strette come una tenaglie attorno alle mie. " Dimenticherai tutto, vero Harry? Perché per te non è importante. A te non ha fatto male."
Fui io a quel punto a volermi allontanare.
Alla rabbia quasi sfumata per Zayn, Liam e Lottie, si sostituì quella per me stesso. L'unica che non sarei mai stato in grado di affrontare. Quella che, tanto tempo prima, mi aveva costretto ad erigere un muro come difesa, per rimanerne immune. Ma adesso che quel muro non c'era più, niente le avrebbe impedito di distruggermi.

A Kind Of Brothers? (AKOB?) by NowKissMeYouFoolWhere stories live. Discover now