Capitolo 7.

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Ci alzammo immediatamente e seguimmo il primario in uno dei lunghissimi e bianchi corridoi del San Mungo. Camminammo per qualche minuto, finchè poi il medimago ci fece cenno di entrare in una stanza molto spaziosa, dotata solo di un enorme tavolo scuro e delle sedie; ci accomodammo e inizió ad esporci la cartella clinica del piccolo Dolohov.

"Allora, il bambino tutto sommato è in buona salute. Ha ricevuto diversi cruciatus a giudicare dalle cicatrici e ci sono degli ematomi abbastanza freschi. È denutrito e debole, ora lo stiamo nutrendo artificialmente. È in una specie di coma farmacologico, per permettere alle pozioni e agli incantesimi di agire al meglio e, soprattutto, per non spaventare ulteriormente il paziente." Inizió a spiegare il medimago.

Hermione subito lo interruppe: "E delle sue condizioni psicologiche cosa mi sa dire?"

"È ancora presto per avere un quadro completo, per ora è silenzioso, non riusciamo a capire fino in fondo, ma confido in una totale riabilitazione del soggetto."

Bene, il medimago era fiducioso. Potevo tranquillizzarmi.

"Conosce qualche parente, Ministro?"

Hermione scosse la testa.

"Sua madre morì anni fa, il padre al momento è ad Azkaban in attesa di processo. Che io sappia Antonin non ha fratelli o sorelle, sua moglie non la conoscevo affatto." Dissi poi.

Il primario sembrava sfiduciato.

"Credo che per una figura di appoggio durante la convalescenza sia fondamentale per il bambino. Ci sono altri bambini ricoverati qui con cui potrebbe far amicizia, ma credo abbia bisogno di sapere qualcosa in piu su suo padre. Per quanto dura sia la verità, prima l'affronta e prima sapremo come reagirà."

Le sue parole erano sacrosante. Quel bambino aveva bisogno di qualcuno. Di qualcuno che potesse comprenderlo.

"Per ora posso pensarci io..." dissi sottovoce.

"Sono stato un figlio di mangiamorte, lo sono diventato a mia volta, so cosa significa vivere con il peso degli errori del proprio padre e so cosa significa avere troppa paura per affrontarlo." 

Hermione mi strinse la mano sotto al tavolo e mi guardò dolcemente.

"Parlerò con la Preside McGranitt, in modo da far venire qui lei e qualche suo amico per fargli compagnia almeno durante il fine settimana, lei è d'accordo?" chiese poi Hermione.

Il medimago annuì vigorosamente e sorridendo le disse che era un'ottima idea.

Dopo qualche altro minuto di chiacchiere con  il primario, decidemmo che avremmo potuto tranquillamente tornare a casa. 

Nel salone, Ginny stava riordinando i giocattoli dei bambini.

"Ciao Ginny!" disse Hermione. "Avete già cenato?"

"Si, Hermione. I bambini avevano fame e stanno già dormendo, Harry, invece, ha il turno di notte. Ne approfitterò per leggermi quel libro che mi avevi consigliato!" disse facendole l'occhiolino.

"Che libro?" dissi intromettendomi nel discorso.

"Il Piccolo Principe." rispose Hermione sorridendomi. "E' il mio libro preferito."

"Vorrà dire che lo leggerò anche io." le sussurrai nell'orecchio. Lei mi sorrise, mi schioccò un bacio sulla guancia e si allontanò.

"Io non ho fame, amore. Vado a letto." 

"Neanche io ho fame, ma mi faccio preparare una bevanda calda, ne vuoi una anche tu?" poi guardai Ginevra. "Ginny, vuoi qualcosa? Tè, latte, camomilla..."

"Una camomilla per favore." rispose la rossa sorridendo.

"Forse ripensandoci vorrei un latte caldo! Mi faccio una doccia e arrivo!" sentimmo Hermione gridare da in cima alle scale. 

Andai ad avvisare Molly e io e Ginny ci accomodammo sul divano.

"Harry mi ha detto del bambino, come sta?" chiese lei.

Io le spiegai tutto ciò che era successo quel giorno, della signora, delle analisi mediche eccetera. Non mi soffermai eccessivamente sui dettagli, in realtà, ma, grossomodo, le raccontai tutto per filo e per segno. Vedevo il volto di Ginevra contrarsi in un turbine di espressioni diverse durante la mia narrazione, passava da un viso preoccupato, ad uno sollevato, ad un altro arrabbiato molto rapidamente. Poi compresi che quelle erano le reazioni di una madre, sentimenti che io non potevo minimamente immaginare.

"Povera creatura..." sussurrò poi. "Se solo fosse stato mio figlio..."

Le poggiai una mano sulla gamba, interrompendola.

"Se fosse stato tuo figlio saresti morta per difenderlo. Proprio come ha fatto sua madre, probabilmente." le sorrisi debolmente.

Il mio sguardo si poggiò su tutti i giocattoli di quelle due piccole pesti.

"I tuoi bambini sono fortunati, Ginny. Hanno una madre fantastica, che, nonostante continui a scrivere decine di articoli, non gli nega mai il tempo di una carezza. E hanno un padre affettuoso e presente. Questo sarà fondamentale specialmente per James." dissi a bassa voce.

"Si, io ed Harry facciamo il possibile per dargli anche solo la metà dell'amore che proviamo, e poi adesso hanno anche due zii meravigliosi!" mi disse sorridendomi. 

Mi sfuggì una risata. Mai avrei pensato di fare lo zio. Non ho mai avuto fratelli, cugini abbastanza vicini o amici talmente stretti da farmi sentire uno zio. E ora, dopo anni ad odiarci, ero lo zio dei figli di Potter. Assurdo.

Arrivò la domestica di Hermione con il vassoio con le bevande calde. 

"Scusami, Ginny. Vado a chiamare Hermione." dissi alzandomi. Lei mi rispose con un cenno del capo.

Mi incamminai sulle scale. La mano scivolava pigramente sulla ringhiera d'ebano, il rumore dei miei passi era attutito dal tappeto, ma ciò che veramente catturò la mia attenzione era quel profumo. Il suo profumo che aveva inebriato tutto il piano superiore. Un odore che brucia le narici. Un odore che infiamma la pelle. Un odore che secca la gola. 

Mi affacciai alla porta e, subito, fui invaso da una nuvola di vapore profumata che chiedeva di uscire. Hermione era lì, avvolta in un asciugamano, che si stendeva la crema idratante sulle gambe. Quelle gambe lisce, sottili, lunghe, quasi chilometriche, che in quel momento avrei volentieri ricoperto di baci. Era terribilmente sensuale anche in un gesto così innocente. 

Mi schiarii la gola.

"Hermione, tesoro, il latte è pronto." dissi con voce roca. 

"Oh, Draco. Non ti avevo sentito entrare. Si, arrivo subito. Dammi altri cinque minuti." mi rispose sorridendo.

Avrei ucciso per quel sorriso. Sarei morto per quel sorriso. Quella donna mi aveva fatto completamente impazzire. 

"Ehm si. Va bene. Ti aspetto giù." risposi goffamente. 

Dopodiché mi voltai e sparii dietro la porta. 

Scesi velocemente le scale, per non restare intrappolato ancora in quel profumo che mi annebbiava la vista. 

Raggiunsi Ginevra sul divano, e, dopo aver bevuto un piccolo sorso di camomilla, mi persi per un secondo a fissare la signora Potter.

"Draco, non fissarmi così. Sei inquietante!" disse lei ridendo.

Io sorrisi, poi tornai serio e le dissi: "Ginny, secondo te Hermione accetterebbe di diventare la Signora Malfoy?" 

Petrichor        || Dramione ||Where stories live. Discover now