Capitolo 5.

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La mattina successiva tutto si svolse in maniera naturale. Tutti eravamo tornati ai nostri rispettivi lavori. Le protezioni funzionavano alla perfezione, nessuna vittima e nessuna sparizione sospetta. Tutto andava bene.

Due settimane erano trascorse tranquille, sebbene non avessimo notizie della creatura. I Potter erano ancora a casa nostra, ma non erano un peso, anzi, sembrava quasi di essere tutti in gita scolastica. Luna Lovegood era ormai parte integrante delle nostre vite. Spesso si fermava anche lei a pranzo o a cena da noi, e, devo confessare, iniziò ad essermi simpatica. Aveva quel fare così ingenuo e fanciullesco che mi incuriosiva e mi incantava, ed ogni sua stranezza diventava, ogni giorno, sempre più carina. 

Lei ed Hermione erano sempre chine su un libro, erano un tornado di idee insieme, ed ogni giorno veniva aggiunto un nuovo incantesimo di protezione in tutto il Regno Unito.

Tutto andava bene.

Tutto fino a quella mattina.

"Ministro! Abbiamo trovato il bambino!" 

Una voce, che riconobbi essere quella di Dean, aveva appena attraversato il corridoio. 

Mi voltai immediatamente verso il mio collega, andandogli incontro, mentre Hermione usciva di corsa dal suo ufficio, raggiungendoci.

"Dean! Raccontami tutto! Dove si trova? E' in pericolo?" disse Hermione preoccupata.

Io mi affiancai ad Hermione, camminando velocemente accanto a lei, pronto ad ascoltare ogni parola di Dean.

"Credo, Ministro, che sia meglio organizzare una riunione con tutti gli Auror. E' una storia piuttosto lunga per essere ripetuta più volte." disse il mio collega facendo un piccolo cenno col capo.

"Certo, certo. Provvedo subito." Hermione corse nel suo ufficio, scrisse due righe su un pezzo di pergamena che con un colpo di bacchetta si moltiplicò, inviando poi le decine di copie a tutti gli auror presenti al Ministero.

"Hermione, tesoro, calmati. Abbiamo trovato il bambino. Vuol dire che è vivo. Non ci sono state vittime, va tutto bene." le sussurrai prendendole la mano. 

Tremava. Tremava come una foglia. Senza dire una parola bloccò la porta del suo ufficio, mi abbracciò forte e scoppiò in un pianto liberatorio. Un pianto di spavento. Come una bambina che ritrova i suoi genitori dopo essersi perduta. 

"Ehi, amore, calmati. Va tutto bene." dissi stringendola più forte. Lei continuava a singhiozzare, senza riuscire a mettere insieme una frase di senso compiuto.

In quel momento capii che il suo non era un pianto qualsiasi. Erano lacrime di stanchezza, di pressione, di ansia, di paura. 

"Dai, ora sfogati. Piangi tutta la stanchezza e la paura che hai, forza. Io sono qui." 

Le accarezzai il capo dolcemente, stringendola al mio petto. Lei si aggrappò con le unghie alle mie spalle e buttò fuori tutto ciò che di negativo aveva in sé. Quando riuscì finalmente a calmarsi, si scostò delicatamente, interrompendo gradualmente quel contatto che avevamo instaurato.

Le presi il viso tra le mani e con i pollici asciugai i residui delle lacrime che ancora rigavano le sue guance arrossate.

Le sorrisi.

"Allora, pronta?" 

Lei ricambiò il sorriso.

"Aspetta, ti ho sporcato tutta la camicia di mascara! Scusami, vieni qui!" e, con un minimo movimento del polso, la mia camicia era nuovamente pulita e inamidata alla perfezione.

"E tu dove credi di andare così?" dissi prendendole un polso. "Sembri un panda! Adorabile, certo, ma non puoi presenziare ad una riunione così!" 

Sorrisi e feci in modo che il suo trucco e la sua acconciatura tornassero alla loro perfetta forma iniziale.

Hermione mi sorrise, e poi, prendendomi per mano, si incamminò verso la sala riunioni.

Rimasi per un attimo scioccato dalla cosa. E' vero che ormai quasi tutto il mondo era a conoscenza della nostra relazione, ma mai ci eravamo presentati per mano ad una riunione ufficiale. 

Devo ammettere, però, che la cosa non mi dispiacque affatto.

Sorrisi compiaciuto e le aprii la porta, lasciandola passare.

Erano tutti presenti, Hermione si accomodò alla scrivania e dopo qualche secondo iniziò a parlare.

"Allora, Dean, raccontaci tutto." disse invitandolo a raggiungerla, in modo che tutti potessimo vederlo e udirlo al meglio.

"Bene, allora, il bambino è a Londra. Evidentemente non vedendo il padre tornare a casa quel giorno decise di andarlo a cercare. E' stato avvistato in un parco, e al momento è a casa della signora che ci ha contattato. La donna mi ha assicurato che è in buona salute, solo un pò deperito e sporco. Quando vogliamo possiamo andare a prenderlo." disse in un soffio.

"C'è una cosa che non capisco." iniziò Laura. "Se non ha trovato suo padre, perché non è tornato a casa sua?" 

"Questo non lo so, Laura. Ho provato a pensare cosa potesse passare nella testa di un bambino, magari aveva paura a stare da solo con quella bestia nel salotto. O magari non si è mai arreso nel cercarlo. Potrebbe aver udito la notizia dell'arresto di suo padre e, per paura di ripercussioni, non ha voluto farsi trovare." 

Dean si fermò un secondo a guardarmi.

"Ho parlato anche con i vari locali di Diagon Alley e, il proprietario del Paiolo Magico mi ha detto di non aver permesso al bambino di restare lì, essendo il figlio di un mangiamorte." concluse con aria triste.

La rabbia mi ribolliva nelle vene. Non era stato concesso un posto caldo ad un bambino di soli 12 anni per gli errori di suo padre? Con quale coraggio si lascia in mezzo alla strada un bambino!

Scattai in piedi. 

"Andiamo a prenderlo. Quel bambino è stato quasi un mese da solo, in mezzo alla strada, ha fatto freddo in questi giorni, dovrebbe fare dei controlli al San Mungo." 

"Draco, non credo che sia il caso che tu venga. Questa faccenda ti tocca troppo. Emotivamente parlando, intendo." disse Potter con la testa bassa.

"Certo che mi tocca troppo! Nessuno si è preso la briga di aiutare un bambino di 12 anni! Nessuno gli ha offerto un letto o un pasto caldo per quasi un mese! Per cosa? Perché suo padre era un mangiamorte! E che colpa ne ha lui? Probabilmente neanche se lo ricordava suo padre, quel povero ragazzino! L'avrà visto 3 volte in vita sua! E' questa indifferenza e questa rabbia che hanno fatto scattare Voldemort! E adesso, quelli che si credevano santi, si comportano esattamente come le persone che tanto hanno disprezzato! Io vado a prendere il bambino e lo porto in ospedale, lo farò rimettere in sesto e lo riporterò a scuola. Dai suoi compagni. Perché è lì che un ragazzino dovrebbe stare! Non a casa di una sconosciuta che l'ha trovato mezzo congelato in mezzo a un parco! E ora, se volete scusarmi, gentili colleghi, io andrei!" 

La gola mi bruciava per quanto avevo urlato. Avevo sputato via tutta la rabbia e la frustrazione che avevo dentro. Anche io, per anni, sono stato il figlio del mangiamorte, e non avrei certo permesso che un altro bambino vivesse l'inferno che ho vissuto io.

"Draco, fermati." 

Era Hermione.

"Passa in laboratorio, prendi delle pozioni rigeneranti. Ci vediamo nell'atrium tra 10 minuti. Io, te e Dean andremo a prendere il bambino."

Mi voltai e guardai il suo sorriso. 

Lei aveva capito, aveva sempre capito.

Petrichor        || Dramione ||Where stories live. Discover now