VII - Quando il ghiaccio entra nelle ossa brucia come fuoco

601 46 4
                                    

Amami, anche se non mi conosci
Ti prego amami, anche se siamo nascosti
Amami senza dovermi cercare
Senza sapere da che parte stare
Resta nel mondo dove tu vuoi invecchiare
Io verrò a prenderti
[..]
Amami, anche se non mi conosci
Ti prego amami, anche se siamo nascosti
Amami senza paura del male
Senza respiri più da trattenere
Amami e basta senza più sapere se verrò a prenderti lì

-Negramaro; per uno come me

La notte a Grande Inverno cadeva nera e gelida come un corpo morto. Lord Stark si era subito mobilitato tempestivamente nei preparativi per il viaggio di fattura politica che avrebbe dovuto compiere il figlio. La decisione l'aveva prese senza nemmeno consultare Yūri, che avrebbe anche potuto accettare quell'ordine imposto dal padre, fin tanto che Viktor non si sarebbe offerto di accompagnarlo.
Yūri lo cercò per un bel po', dopo la cena, per potergli parlare. Aveva trattenuto con tutto se stesso il malcontento di quella scelta, così da poter poi parlare apertamente e in solitudine a Viktor del suo parere contrariato.
Alla fine lo trovò nel luogo più impensabile in cui avrebbe mai potuto cercare. Le scalinate della cripta funeraria degli Stark erano ripide, e in quel posto umido e buio l'unica fonte di calore permissibile proveniva dalle grosse torce accese ai morti. Quasi mai si recava in quel posto, gli trasmetteva un grande senso di nostalgia e vuoto.
Vide Viktor di spalle, in piedi. Stava difronte alla tomba di una regina, parente piuttosto lontana di Yūri. I capelli argentei gli andavano a sfiorare il fondoschiena, coprendogli tutta la curva elegante della schiena avvolta dal cappotto caldo. Subito Targaryen si accorse di quella presenza piuttosto silenziosa, voltandosi con un sorriso a guardarlo.
«Che ci fai qui?» gli domandò dapprima Yūri, curioso e serio.
Viktor scrollò le spalle e chinò dolcemente il capo da un lato. «Mi hanno sempre affascinato gli alberi genealogici delle antiche casate. Avevo voglia di indagare sulla tua famiglia.»
Yūri fu talmente vicino a lui da potergli avvolgere il corpo con le braccia. In volto, si leggeva tutta la sua ansia.
«Come ti è saltato in mente?» lo riproverò corrugando le sopracciglia scure.
«Cosa vuoi dire?» Viktor sorrise con amarezza.
«Seguirmi, tu devi restare qui, a Grande Inverno. Devi sposare mia sorella, non puoi permetterti di perdere altro tempo con me.» gli occhi di entrambi si fecero lucidi.
«Non puoi dirmi una cosa simile, io non posso lasciarti andare.»
«Tornerò presto.» disse Yūri con un filo di voce.
Viktor lo afferrò di scatto per le braccia, con tale forza da fargli male anche oltre lo spesso strato di abiti; «Se non dovessi più tornare, io morirei di crepacuore. Non sappiamo le intenzioni di Baratheon, e recarsi da lui sembra più rischioso di quanto si possa pensare. È già un grande dolore dover sposare tua sorella, ti prego, almeno lasciami venire con te ancora per un po'. Non appena ritorneremo a Grande Inverno la cerimonia verrà immediatamente celebrata» Viktor si inumidì le labbra, allentando la pressione delle proprie dita sulle braccia di Yūri; «Fammi godere un altro po' di libertà nascosta con te.»
Yūri restò ammutolito. Guardò fisso negli occhi il nobile Drago d'argento, fragile e terribilmente spaventato. La loro intera vita era fatta di continue paure ed insicurezza, per colpa del semplice richiamo della carne verso l'amore sbagliato deciso dagli altri.
Viktor quasi sibilò il suo nome per istigarlo a dargli una risposta, ma i suoi grandi occhi chiari si sgranarono all'umidità delle labbra del minore sulle sue.
Yūri rispose a tutto con un bacio, uno di quelli bellissimi, che si riescono a dare ad una sola persona in tutta la vita. E non si arrestò dopo pochi istanti, concedendosi lo sfiorare timido delle lingue. Yūri spinse Viktor a indietreggiare, fino a toccare con la schiena la parete gelida del sotterraneo. Le mani di Viktor non ci misero molto tempo ad appropriarsi amorevolmente del corpo di Yūri, iniziando a scendere lungo i fianchi. Stark sentì tutto un formicolare inebriante addosso, non potendo fare a meno di gemere a bassa voce, con gli occhi chiusi e la bocca ancora immersa in quella di Viktor.
Entrambi, tenuti troppo lontani dal piacere si erano ritrovati a diventare selvaggi solamente con qualche carezza, guidati dall'istino oppresso dalla vergogna. Un anno privo di sesso, ma a Yūri sembrò che tutta quell'assenza non ci fosse mai stata, semplicemente facendosi avvolgere dalle braccia di Viktor.
Una delle mani del Targaryen ricercò frettolosamente uno spiraglio tra le vesti spesse di Yūri da dove passare, mentre quello, assopito dalla lingua matura di lui sul collo, si fece bastare i lunghi capelli albini tra le dita, restando immobile. Non ci pensarono neanche, al pericolo che correvano. Chi mai avrebbe dovuto cercarli? Tutti erano troppo indaffarati ad organizzare scorte e cavalli per il viaggio, e poi in quella cripta sempre deserta soltanto i morti sarebbero stati testimoni di quel peccato d'amore indegno.
Fu totalmente diverso; tutti quegli uomini al bordello di Dorne, maestri nelle arti del sesso, non potevano nemmeno mettersi a paragone con l'estremo cordoglio che Viktor gli suscitava al corpo semplicemente toccandolo in punti più sensibili.
Yūri si sentì già indurito, la stretta oppressione delle braghe pesanti addosso. In un batter d'occhio i ruoli si invertirono; la forza mascolina di Viktor strinse i fianchi di Yūri, sbattendolo contro la parete. Stark sospirò pesantemente, guardando fisso lo sguardo di Viktor. I capelli corvini gli si scompigliarono tutti in quel frenetico combattimento di carezze, strette e altri baci.
«Oh Yūri.» gli bisbigliò Viktor tra l'incavato del collo, aprendogli le gambe premendo una coscia contro il suo inguine.
«Viktor, t-tu...» Stark si morse il labbro, scosso da un gemito. La caloria delle mano di Viktor aveva trovato uno spazio sotto la cinta da cui entrare e iniziare a toccare la sua intimità rigida. «Tu non lasciarmi mai, ho bisogno di te.»
Piccoli baci a stampo tempestarono di caloria le guance di Yūri. Viktor gli accarezzò la mandibola con le nocche, socchiudendogli le labbra con un pollice. «Io giuro, qui, dinanzi alla cenere, che non ti abbandonerò nemmeno quando resteremo ossa.»
Yūri affondò come un relitto, senza avere forze a sufficienza per rispondere alla voce profonda di Viktor. L'oceano immenso in cui stava per annegare aveva i colori dell'argento e bruciava come il respiro di un drago.
Viktor si piegò a lui, con le ginocchia per terra, e le mani frettolose a lavorare con i pantaloni scuri. Liberò quell'erezione vistosa sotto il suo sguardo famelico, prendendola dalla base, iniziando così a toccarla con carezze leggere. Non era come lo faceva al cugino Yuri, e nemmeno a qualsiasi altra vecchia esperienza fugace da giovanissimo. Da anni ormai Viktor aveva dimenticato cosa significasse sentire quella carezza all'intimità capace di sollevarlo tanto. Tra lui e Yūri c'era un nesso prezioso e inspiegabile. Chiamarlo amore era insolito, troppo prematuro, poche cose dette ancora, eppure, anche se avevano ancora timore a dirselo, Viktor e Yūri si amavano.
Lo dimostrarono tutti quei baci, come l'alba di color chiaro che fa la propria venuta nella lontananza del nord. Se ne fecero testimoni due sole mani di entrambi, saldate insieme come acciacco fuso da un fabbro, gioielli per una regina, armatura per un cavaliere. La cerimonia matrimoniale tra la giovane Stark e Viktor non avrebbe avuto il ben che minimo significato, dopo che gli occhi e l'anima di Viktor erano stati protagonisti di quell'amore fatto con Yūri.
Non che emanarono inerzia, non si spinsero nell'apice della nuda intimità, ma per loro, dopo tutto quel tempo, toccarsi in quel modo fu come fare l'amore fino in fondo. Dopotutto, l'amore è tutt'altra cosa del sesso.
Le labbra gentili di Viktor si posarono sul glande arrossato di Yūri, spingendo leggermente la lingua contro di esso, senza però prenderlo tutto in bocca. Stark urlò talmente forte che il dubbio della paura gli fece passare per la testa, che a furia di far così, qualcuno avrebbe potuto sentirlo.
Strinse la mano di Viktor sul suo fianco, e con l'altra gli afferrò i capelli. Non glieli tirò, Yūri fu tutto fuorché violento e possessivo.
Si moriva di freddo ma tra di loro pareva ardere tutto il calore sotto la pelle di Viktor rubato alle terme.
Yūri gli scoppiò dentro, e si nascose nelle sue ossa, in piccoli frammenti. Tenere il respiro sul suo sesso aumentò a dismisura l'eccitazione di Stark. Viktor sbadatamente alzò lo sguardo e lo vide, fissarlo dal basso verso l'alto, con il viso rosso e paonazzo dal piacere. Non poté trattenersi dal tornare dritto, e baciarlo sulle labbra con il suo viso candido tra le mani.
Targaryen spinse il bacino contro il membro nudo di Yūri, che boccheggiò tra la lingua del drago.
Entrambi, con gesti maldestri e tremanti, tolsero dalla durezza di Viktor quello strato di vestiario che divideva i loro sessi. Quando, finalmente, si toccarono, morirono anche loro assieme a quel mucchio di ossa.
Il maggiore mise una mano tra i loro corpi incollati assieme, cercando impazientemente di accarezzare e stringere le erezioni di entrambi. Allo stesso tempo, Yūri fece scivolare le mani dietro la schiena di Viktor, palpando voracemente i suoi glutei snelli e sodi.
Infiammarono le loro lingue per l'eternità morta in quel posto sotterraneo, mentre tenevano gli occhi chiusi nel buio delle tenebre, e respingevano il freddo dai loro corpi.
Yūri morse il labbro inferiore di Viktor quando il maggiore gli prese l'erezione tra le mani e la fece aderire alla propria. Un verso acuto di piacere squarciò la gola di Stark. Viktor gemette caldamente, accarezzando con il viso quello di Yūri, in un gesto animalesco.
Masturbando entrambi, Viktor d'istinto spinse il bacino in diversi affondi, quasi stesse realmente penetrando Yūri. Il Lupo, sorretto sulle sue spalle in un abbraccio fortissimo, non smise assolutamente di passarsi tra le dita i lunghi capelli chiari di Viktor, e immergere in naso sul suo capo per intossicarsi del suo profumo.
Non si sarebbero pentiti affatto di quell'episodio avventato. Vennero entrambi in un ondata di seme caldo e amalgamato assieme. Lasciarono che qualche carezza allietasse i propri sessi ancora per qualche istante dopo l'orgasmo, scivolando in terra lentamente, in un baratro di respiri affannati e battiti veloci.
Yūri, con le spalle poggiate contro la parete, sistemò per primo le braghe, per pudore e improvviso imbarazzo. Viktor gli fermò le mani dolcemente, che frettolosamente armeggiavano con la cinta in vita. Yūri alzò velocemente lo sguardo, con le labbra semichiuse e gonfie di baci.
Viktor stava inginocchiato davanti a lui, con i capelli lunghi in avanti e lievemente scompigliati all'attaccatura argentea. Targaryen gli sorrise con amorevole tenerezza, prendendogli le mani sudate e baciandole.
«Non devi provare alcun tipo di vergogna.» gli disse a bassa voce.
Yūri deglutì, la fronte sudata e qualche ciocca nera incollata sulle tempie. «I-io...» venne picchiato da una grossa pesantezza al petto. Era confuso. Non pentito o spaventato, semplicemente smarrito.
Viktor non ebbe bisogno di parole per capirlo. Gli accarezzò gli zigomi con i pollici, guardandolo ancora, senza arrendersi a quella bellezza stanca. Gli lasciò un innocente bacio sulle labbra, per l'ennesima volta, trasmettendogli il sorriso che teneva in viso.
«Questa era l'unica cosa che potevo fare per sorprenderti più di quanto tu abbia sorpreso me.» gli disse Viktor, aggrottando le sopracciglia. Yūri, guance rosse e occhi scuri sgarrati, socchiuse appena la bocca, respirando ogni sua parola e poi, senza lasciare andare le pietre preziose nelle iridi di Viktor, sorrise amorevolmente, godendosi tutta la presenza calda e rassicurante del Targaryen davanti, e poi su di se'.
Bianco e nero, fuoco e ghiaccio, assieme mettevano in piedi qualcosa di non definito ma infinito. Di romanticismo loro ne sapevano ben poco, ma si resero conto che restare abbracciati in quel posto popolato soltanto da cadaveri muti era a tutti gli effetti qualcosa di romantico.
Non importava dove si trovassero. Anche in mezzo alla morte, loro due assieme impersonificavano la vita.

Di mala voglia e costretti dai doveri ad uscire dalla cripta e tornare in superficie, attesero ancora qualche istante, prendendosela comoda per sistemarsi meglio, approfittandone per potersi tenere le mani e guardarsi negli occhi senza alcuna ristrettezza timorosa.
Si irrigidirono sgradevolmente quando misero piede a Grande Inverno, gelida e tinta di neve, affollata per la notizia della partenza.
Serio, Yūri vide la schiera di guardie quasi pronte vicino ai cavalli, mobilitandosi a prendere parte ai preparativi. Viktor spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, dolcemente. Sorrise tra se e se teneramente guardando Yūri allontanarsi con la sua maestosa maturità più sicura.
Con estrema disgrazia, si accorse di avergli regalato ogni filamento del suo essere. Sentiva qualche sfilacciatura di Yūri tra le viscere anche lui, ma Viktor era consapevole che, con tutto l'amore che ci aveva messo, la sua intera sopravvivenza ormai stava tra le mani di Stark.
Venne richiamato alla realtà dalla presenza enorme e pesante del proprio drago che gli volò sopra la testa, distante dalle strutture di Grande Inverno. Viktor alzò il capo, sorridendo orgogliosamente. In quel momento pensò che dopotutto non sarebbe stato tanto male cavalcare la sua creatura assieme a Yūri e fuggire via, magari nel grande mare d'erba dei Dothraki.
Malgrado ciò, i pensieri venivano uccisi in continuazione dalla realtà, che lo strappò via da quel sereno umore quando venne fatto chiamare da suo padre.

Yūri trattenne la propria preoccupazione, solo in parte. Cercava Viktor, chiamato da Yakov Targaryen per discutere sui fatti che si stavano susseguendo. Arrivò davanti ad una pesante porta di legno, al primo piano del castello. In quella stessa porta Mari bussava sempre con fare spiritoso, per farlo sorridere da bambino, quando giocavano per i lunghi corridoi.
Esitò prima di bussare, preceduto da Viktor che aprì la porta in quello stesso momento. Si scambiarono una fugace occhiata di sorpresa e timore, che disse fin troppe cose. Cose di cui Yuri Tyrell capì molto. Seguito dal ragazzo biondo, Viktor perse a camminare con passo veloce, Yūri accanto.
«Mio padre ha voluto discutere della mia decisione per lui troppo avventata.» iniziò Targaryen, senza interpellare minimamente lo Stark. «Discutendo, siamo arrivati al fine di confermare il mio immediato viaggio nell'accompagnarti, ma le nozze, sotto sua indiscussa vigenza, dovranno essere celebrate immediatamente al mio ritorno.»
Yūri fece silenzio, i nervi sotto pelle.
«Tutto ciò a patto che porti con me anche Yuri.» indicò con un cenno il cugino rimasto poco indietro. Yūri lo guardò fugacemente, intimorendosi difronte all'espressione del biondo; era un concentrato di rabbia e rancore. Aggressivamente, Yuri non si degnò nemmeno di individuare lo Stark con la coda dell'occhio.
«Immaginavo qualcosa di peggio.» ammise Yūri.
Viktor rise sarcasticamente, suscitando ancora più odio nel ragazzo dietro di se. «Peggio di Yuri non può paragonarsi nemmeno un drago.»
«Viktor, forse dovresti...» Yūri tentò di parlare con più cautela al Targaryen, per farlo ragionare nuovamente su quella scelta certa presa senza riflettere.
Viktor si fermò, i piedi piantati per terra, immobilizzando Yūri davanti a se.
Vicinissimo al suo viso, il respiro del maggiore sulle labbra e l'ostilità sul chiarore della pelle. Yūri alzò il mento, quasi poté baciarlo.
«Io sono Viktor Tagaryen primo del suo nome, padre dei draghi, non-bruciato, legittimo erede al torno di spade, e ritengo d'obbligo che le mie decisioni vengano rispettate.»
Stark si inumidì le labbra, un filo di tensione gli fece accapponare la pelle. Ancora troppo vivido il tatto di Viktor sulla sua eccitazione.
Yuri li guardò con sdegno, ma non fu abbastanza orgoglioso da nascondere la propria gelosia.
Viktor si voltò verso di lui, tornando il solito carattere docile di sempre.
«Voi due avete lo stesso nome, dovrò trovare un modo per distinguervi.» mise in ordine la pelliccia sulle spalle sottili del cugino, che lo scansò con fastidio.
«Yurio.» disse il futuro sovrano.
«Cosa?» gracchiò disgustato il più piccolo.
«Da adesso in avanti ti chiamerò Yurio, come il piccolo drago che possedeva mio padre.» Viktor sorrise ricordando quel nome, liquidando entrambi i ragazzi e riprendono a camminare.
Yuri si sentì ancora più afflitto dal fatto di essere stato lui quello ad avere un nome diverso, piuttosto che il padrone di quel cane pulcioso conosciuto appena. Allo stesso tempo, però, il cuore gli si riempì di infinita adorazione nei confronti del cugino, che aveva nominato il drago dorato di cui Viktor parlava di rado, ma con importanza singolare.

White dragon and black wolf ||Victuuri AU Got|| ✔Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora