VI - Venne piangendo, sulle vette macchiate di sangue

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«Yūri, tu non sei una persona debole.» dalle labbra di Viktor uscì una condensa chiara di fumo. Aveva da poco smesso di nevicare, e l'alba colorava il cielo di un bianco quasi innaturale.
«E ti assicuro che nessuno pensa che tu lo sia.» continuò, poggiando le mani sul muretto di pietre ghiacciate su cui erano seduti, lui e lo Stark.
«Quale vuoi che sia il mio ruolo?» Viktor glielo domandò continuando a guardare l'orizzonte, da quella visuale si espandeva tutto talmente limpido da poter riuscire quasi a vedere la barriera.
Yūri, ginocchia al petto e viso tra di esse, fece silenzio e guardò in basso, sotto il colle in cui erano loro due. Un cerbiatto camminava tra la radura, distesa enorme di neve fresca.
Si morse il labbro gelido e pallido, stringendo le mani alle gambe, con i capelli neri che gli ondeggiavano sulla fronte per il vento. Con tutta onestà non aveva idea della risposta più appropriata che avrebbe potuto dare a Viktor. Socchiuse gli occhi per una ventata d'aria fredda in viso, con la sguardo appannato.

«Nessuno. Sii Viktor, semplicemente.» fu quasi un bisbiglio, con la voce ovattata dalle gambe. L'albino gli aveva parlato in quel modo proprio perché lui si era fatto scappare una flebile confessione, su ciò che realmente lo tormentava. Se stesso era il peggior nemico con cui avrebbe dovuto combattere a lungo, e il proprio essere codardo sul nascondersi dietro ad un nome importante. Ma cosa avrebbe potuto fare?
Viktor si voltò verso di lui sorridendogli, poggiando una mano gelida sulla pelliccia pesante che Yūri aveva sulle spalle.
«Allora non mi sarà particolarmente difficile.» Il Targaryen ammiccò, alcune ciocche di capelli sul viso. Aveva legato i ciuffi candidi indietro, lasciandoli morbidi e leggermente scompigliati, mentre la lunghezza che questi mantenevano sulla schiena gli ricadeva con curata naturalezza.
Yūri aggrottò la fronte e sospirò, percependo una sensazione di benessere cauto che gli riscaldò le carni gelide, accorgendosi del dolce chiarore amorevole sul viso di Viktor. Il più piccolo raddrizzò le schiena e torse il busto nella direzione del Targaryen, osando con dolcezza l'avvicinarsi della propria mano sul viso di quello. Gli prese una lunga ciocca di capelli e la fece scorrere tra le dita scoperte e ghiacciate, accarezzando la lucentezza argentea di quel chiarore che profumava di unguenti.
Ormai l'odore di Viktor gli era essenziale, come un lupo con il sangue della propria preda. Accendeva in lui istinti irrefrenabili.
Quello, però, era il loro ultimo giorno di caccia. Il bottino che avevano preparato e montato in sella era molto povero rispetto alle altre volte in cui il figlio degli Stark si era svagato nei boschi. "Poca selvaggina e troppo freddo" si sarebbe giustificato con chi avesse chiesto di quella misera caccia. Nessuno mai avrebbe davvero saputo il vero motivo del disinteresse verso quella spedizione. Nemmeno le due guardie seccate e stranite dal comportamento di Yūri, già pronte a cavallo.
Tornare tra le mura di Grande Inverno espandeva sempre di più il rischio che entrambi, ormai troppo complici, potevano far notare la loro vicinanza. Solamente un barbaro non sarebbe riuscito a capire lo splendore che Yūri e Viktor aveva negli occhi ogni volta che si trovavano accanto. Per loro fortuna, quasi tutti gli abitanti dei sette regni potevano dirsi barbari in quel senso.
Viktor prese la mano di Yūri ancora tra i suoi capelli, accompagnandola al proprio grembo, e stringendola con delicata bramosia, accarezzandogli le dita per riscaldarlo, per sentirlo suo.
Una riflessione di silenzio si tese tra i loro occhi, e le labbra fredde si prepararono a scambiare qualche altro bacio. Vicchan si mise tra di loro, voltando il muso dalla parte del padrone.
Era un animale talmente imponente che da seduto, Viktor non riuscì più a vedere lo Stark tanto Vicchan era massiccio. La pelliccia marrone ondeggiava più folta che mai, e la lunga coda rivolta verso l'alto batteva piano. Yūri gli accarezzò il collo e gli grattò dietro alle orecchie, ridendo.
«Credo che sia giunta l'ora di andare.» disse, mettendosi in piedi e pulendosi il mantello con delle pacche.
«Già, sono ormai giorni che non vedo più Makkachin.» Viktor iniziò a camminare di fianco a Yūri, tenuto distante sempre dal meta-lupo vicino allo Stark.
«Spero non abbia terrorizzato Grande Inverno.» continuò Yūri, ironizzando.
Viktor si portò una mano alle labbra per coprire educatamente il propio sorriso; «L'ho addestrato bene, in mia assenza dovrebbe comportarsi a modo.»
«Dovrebbe?» domandò sarcasticamente il più piccolo.
«Fa finta di non averlo sentito.» ammiccò con provocazione, andando incontro alle due guardie già a cavallo. Yūri lesse nei loro visi la seccatura che quasi gli importunava di non poter restare lì tutto il giorno, ma per fortuna i due rimasero zitti.
Yūri montò in sella al proprio stallone, gli zoccoli che batterono sul terreno fangoso. Si sistemò meglio sulla schiena del massiccio animale e poi, con una tensione delle briglie, tenne il cavallo mansueto e pose una mano a Viktor. Il Targaryen si trovò in un improvviso imbarazzo, temendo le occhiate dei due ragazzi a cavallo difforme a loro. Specialmente perché in quel gesto rimase sorpreso con la sua insolita e femminea dolcezza. Si raddrizzò con più virilità, scuotendo il capo per portare indietro i capelli lunghi; avrebbe tanto voluto prendergli la mano, per montare a cavallo, ma gli afferrò il braccio, con una stretta che parve veramente mascolina. Dopotutto, era ciò che gli occhi estranei volevano vedere.
Si tirò su con uno scatto veloce, trovando una comodità più calda alle spalle di Yūri. Se soltanto lo pensava, non era mai stato così vicino al corpo del ragazzo.
Quando presero il galoppo, poi, senza nemmeno volerlo i loro corpi incominciarono ad ondeggiare all'unisono. Viktor non aveva possibilità di potersi allontanare un po', e nemmeno ci provò.
Le mani poggiate sulle cosce di Yūri per tenersi dritto, e il bacino attaccato alla sua schiena, spinto avanti e indietro dal movimento del destriero.
Lo Stark deglutì pietrificato da quel calore così vicino. Il respiro di Viktor gli riscaldava il collo più di quanto potesse riuscirci la pelliccia, e da quei palmi sulle mani poteva percepire il calore di un fuoco altissimo.
La cavalcata durò non più di qualche ora, ma i due nobili figli del regno si resero conto che il tempo passato così vicino era stato troppo poco.

White dragon and black wolf ||Victuuri AU Got|| ✔Where stories live. Discover now