Capitolo 3~I'll make a man out of you

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Il ragazzo con il capelli rossi stava seriamente mettendo in discussione le sue scelte di vita, mentre gironzolava senza meta per le strade di un villaggio che sembrava essere stato costruito con lo stampo nel bel mezzo di quello che probabilmente era il buco del culo dell'universo... anzi no, perché se quello fosse stato il buco del culo dell'universo probabilmente almeno sarebbe stato caldo. Invece col cazzo che era caldo: faceva freddo, porca miseria. Insomma, non proprio freddo livello Siberia, ma comunque moderatamente freddo.

Non che a lui interessasse, comunque.

Anzi: non poteva letteralmente fregargliene di meno. Lui nemmeno aveva una percezione particolarmente affidabile del freddo e del caldo a dire il vero, ma dettagli.

Per certi versi per lui era anche meglio che fosse freddo piuttosto che caldo... ma doveva pur lamentarsi di qualcosa: era una delle poche gioie della sua inutile vita, cazzo.

Appurato che quel posto del cazzo che i locali si ostinavano a chiamare Ghetto per colpa di qualche idiota che si credeva un genio dell'ironia non aveva sede nel buco del culo dell'universo, però, avrebbe voluto davvero sapere dove diavolo fosse... tanto per avere un'idea di come andarsene, quanto meno: anche se non aveva la più pallida idea di dove andare, ovunque sarebbe stato meglio che lì. Sotto quel fottuto campo di forza viola l'aria puzzava di marcio più che in uno spogliatoio che nessuno puliva da settimane.

Forse era paranoico: in fondo sembrava un posto come un altro... l'organizzazione funzionava, la gente sembrava starci bene... il mondo fuori però gli aveva insegnato parecchie cose nel corso della sua esistenza, due delle quali erano:

  1) Fidati del tuo istinto.

  B) Se sembra perfetto ma ha delle mura attorno, c'è la fregatura.
     100% garantito al limone.

E lui ci credeva nelle cose garantite al limone, porco l'universo. Senza contare che il direttore era terrificante.

E poi, tanto per dirne una, le strade erano asfaltate. Non c'era nemmeno gusto a uscire a camminare se non rischiavi di inciampare in una radice e spaccarti l'osso del collo e vivere il resto della tua vita su una sedia a rotelle scricchiolante. Era come vivere in una stanza con le pareti imbottite. Erano anche asfaltate bene, tra l'altro: stava vagando da qualche parte nel Settore 6 da ore quando finalmente vide una buca con dentro una pozzanghera ghiacciata. Follia.

Odiava dover passare il tempo a vagare... non che avesse intenzione di mettersi a fare altro -lungi da lui rischiare di mettersi a fare cose in base alle quali il sistema che stava alla base del Ghetto avrebbe potuto in qualche modo valutarlo- ma era metà ottobre ormai, e lui era arrivato a luglio: tutto quel poco che c'era da vedere l'aveva visto e lui era uno che tendeva ad annoiarsi facilmente.

Faceva abbastanza freddo quella mattina: stava anche nevicando un pochino... e lui odiava la neve, quindi yay. Altra cosa di cui lamentarsi.

Era sabato, il 17 di ottobre per la precisione, e teoricamente lui avrebbe dovuto alzarsi all'alba, mettersi addosso una mimetica pesante, sottoporsi a una sessione di addestramento e fare un'altra lunga serie di cose che non aveva alcuna intenzione di fare. Ovviamente non aveva fatto niente di tutta quella lista di merdate varie: tanto per cominciare non era andato a letto la sera prima, quindi non si era nemmeno alzato all'alba. Sarebbe andato in giro nudo, piuttosto che mettere quella cazzo di mimetica, ma per fortuna aveva avuto il buon senso di fare fagotto e portarsi via dei vestiti quando se n'era andato da casa sua e quanto all'addestramento... be', era più o meno per evitare quello che vagava. Col cazzo che l'avrebbero fatto diventare un soldato: era un sacco di brutte cose, ma un soldato non lo sarebbe mai stato. Neanche sotto minaccia di morte.

Strange PeopleWhere stories live. Discover now