Capitolo 4~SLEEP

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Luna si svegliò nella sua stanza. Casa sua sembrava diversa dal solito: la luce era diversa. Sembrava tutto un po' sfocato, ma non sul serio... e poi casa era sempre stata un po' sfocata, anche se lei non aveva mai capito perché. Sembrava che fosse notte e fuori probabilmente pioveva perché ticchettava tutto. Suo padre stava dormendo nella stanza accanto e uno dei suoi fratelli probabilmente stava avendo un incubo, perché c'era un cuore che batteva troppo in fretta nelle vicinanze, ma aveva troppo sonno per capire se fosse Loris o Sole. Probabilmente era Loris: Sole non aveva mai gli incubi. Era troppo piccola per averli. Lo erano tutte e due in effetti.

Per qualche strana ragione aveva fame. Non fece nemmeno a tempo a pensarlo prima di ritrovarsi seduta al tavolo della cucina. Suo padre era in piedi davanti al camino a rigirare un mestolo in un pentolone di qualcosa che sembrava un miscuglio di latte e pane vecchio: lui la chiamava panà, ma l'ultima volta che Luna l'aveva letta la ricetta della panà non assomigliava nemmeno lontanamente a qualunque cosa stesse cucinando suo padre in quel momento. Loris era seduto accanto a lei e stava tagliando a pezzetti qualcosa che assomigliava una radice, mentre Sole stava disegnando su un vecchio blocco da disegno con gli unici tre vecchi pastelli a cera che avevano. Dimostrava più o meno cinque anni ed era un po' strano perché loro due erano gemelle, e Luna si sentiva un po' più vecchia di così. Tipo dieci anni più vecchia. E poi Loris a occhio e croce ne aveva più o meno diciassette, che era giusto l'età che aveva l'ultima volta che lei l'aveva visto prima dell'epidemia. E avrebbe dovuto avere due anni e mezzo più di Sole, non dodici. Luna capì che c'era qualcosa che non quadrava, ma non aveva voglia di preoccuparsene: entrava una lama di luce del sole dalla tendina mezza strappata della finestra e malgrado tutti gli spifferi e il fatto che lei non sentisse il freddo c'era un piacevole calore dentro la cucina. Suo fratello stava raccontando qualcosa, e anche se non lo stava ascoltando... be', qualunque cosa stesse dicendo sembrava divertente. Era bello sentire di nuovo la sua voce. Si stava bene in cucina in quel momento, anche se c'era polvere ovunque e suo padre sembrava incredibilmente stanco e avevano tutti addosso vestiti vecchi... in fondo era la vita, no? Erano tutti stanchi e vestiti di vecchi stracci. A parte Sole... lei sembrava una bambina e basta.

Abbassó lo sguardo sul tavolo e vide una ciotola di latte. Solo che non era latte. Sembrava rosso. Sembrava sangue, cazzo.

Rialzò lo sguardo e tutto sembro diverso all'improvviso. Il fuoco non stava più scoppiettando, e la lama di luce che prima illuminava la stanza non c'era più. Era buio. Faceva più freddo di prima... e suo fratello era terribilmente pallido. E sudato. Aveva la faccia tirata e respirava a malapena, con le guance incavate e gli occhi azzurri quasi fuori dalle orbite. E sua sorella aveva il pigiama tutto strappato e i riccioli biondi impastati di sangue. Sorrideva, ma il suo cuore non batteva: non sentirlo era strano. Sbagliato. Suo padre era accasciato per terra. Non si muoveva. Il pentolone era rovesciato per terra, ma da dentro non era uscito niente. Solo una specie di ragnatela. Casa sua era un mortorio. La sua famiglia era morta. Luna urlò... e si svegliò con l'urlo ancora incastrato in gola, questa volta per davvero.

Non era a casa sua. L'aria aveva un odore diverso. Le coperte erano diverse.

Si mise seduta e si guardò attorno, cercando di capire dove diavolo fosse. Sentiva il respiro leggero di Brooke sotto di lei, e si rese conto di essere ancora nella stanza del Ghetto, da qualche parte nei profondi recessi del Dormitorio 2. Aveva mal di testa e aveva ancora i pantaloni della divisa e una canotta addosso: la notte prima doveva essersi addormentata studiando. Non avrebbe mai pensato che studiare fosse così tanto una rottura di palle: a casa non era mai andando a scuola perché suo padre pensava che fosse troppo pericoloso... per gli altri. Suo fratello le aveva insegnato a leggere e a scrivere e aveva cercato di insegnarle un po' di matematica, ma non aveva mai davvero studiato. Aveva letto tutta la biblioteca del villaggio, in compenso, ed erano più o meno una settantina di libri: c'era persino quasi tutta la saga di Harry Potter, anche se alcune pagine erano rovinate al punto da essere illeggibili e le copertine tendevano a sbriciolarsi. Comunque in fondo studiare non era così male: era lungo e un po' noioso, ma a volte diventava interessante.

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