54. La festa di Halloween (parte due)

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Io e Judith tornammo dentro la casa, dopo che la ragazza si ebbe infilato di nuovo le sue scarpette bianche ai piedi. Eravamo entrambi silenziosi, mi stavo chiedendo cosa diamine fosse successo tra di noi. Avevamo avuto un'altra delle nostre belle conversazioni, ma questa volta mi era sembrato diverso. Non avrei proprio potuto spiegarlo.

«Dove sono gli altri?» mi domandò Judith guardandosi intorno.

Mi diedi un'occhiata in giro e sospirai. «Non ne ho idea.»

Entrambi cominciammo a guardare in tutte le direzioni cercando di riconoscere uno dei nostri amici, ma senza alcun risultato. Sembrava che dove mettessi occhio ci fossero solo persone che ballavano e chiacchieravano, nessuno di quei volti mi era famigliare. All'improvviso, così tanto velocemente da non riuscire nemmeno a sbattere ciglio, sbucò fuori dalla folla Vanessa, che corse verso di noi e si fiondò tra le braccia di Judith.

«Eccoti piccola mascalzona!» esclamò la brunetta stringendola forte.

Aveva uno strano tono di voce.

Judith, sorpresa, mi rivolse uno sguardo confuso. «Sì, sono qui...» Disse togliendosi di dosso la ragazza, che scoppiò a ridere.

Vanessa non indossava più la sua parrucca, i suoi capelli erano sciolti e liberi. Il suo rossetto era un po' sbavato, e il suo sguardo non richiamava la normalità. In mano aveva un bicchiere di... oh, no.

«Ragazzi,» disse poi. «dovete provare il ponch.»

Ecco, lo sapevo. Vanessa fece per portarsi il bicchiere alla bocca, ma io glielo tolsi subito di mano. La ragazza, contrariata, cominciò subito a strattonarmi per cercare di riprenderselo. Cosa impossibile, dato che lo avevo alzato ad un'altezza dove lei non sarebbe mai potuta arrivare.

«Hey! Ridammelo subito!» protestò facendo qualche salto e allungando un braccio verso il bicchiere.

«Quanti ne hai presi di questi?» domandai una volta che si fu calmata.

«Sei, o... dieci, non ricordo.» Bofonchiò scoppiando un'altra volta a ridere.

Sospirai e spostai lo sguardo verso Judith, che stranita attendeva qualche spiegazione.

«Vanessa è ubriaca.» Dissi mostrandole il bicchiere di ponch.

«Tu sei ubriaco! Ora ridammi il mio bicchiere!» ribatté la ragazza cercando di portarmelo via dalle mani.

Irritato lanciai il bicchiere di cartone dall'altra parte della stanza. Vanessa seguì con la testa il lancio fino alla sua caduta, poi mise le mani sulle guance, affranta.

«Noo! Perché l'hai fatto?!»

Sospirai ed evitai di risponderle, dato che sarebbe stato solo uno spreco di fiato.

«Quanto durerà la sbornia?» mi domandò Judith con un tono preoccupato.

Mi posai le mani sui fianchi, cominciando a riflettere. In cose di quel genere potevo dire di essere un esperto.

«Mmh... mi è già capitato di bere roba simile. Il giorno dopo mi sono svegliato ammanettato ad un tostapane in un supermercato a venti miglia da qui, e in faccia mi avevano disegnato un vecchietto nudo che balla. Per fortuna il pennarello non era indelebile.»

Dopo le mie parole lo sguardo di Judith aumentò di preoccupazione. Allora capii che forse avrei potuto essere meno specifico.

«E io vi dichiaro marito e moglie!» disse Vanessa prendendoci entrambi per una spalla. «Ora potete limonare.»

Entrambi sospirammo.

«Dobbiamo riportarla a casa. Hai la patente?» chiesi a Judith.

Lei scosse la testa. «Sono arrivata alla festa a piedi e con Vanessa.»

«LIMONATE!» urlò quest'ultima, che si mise in mezzo a noi. «Judith, Judith non mi sento tanto bene...» disse poi, socchiudendo gli occhi e assumendo un'espressione sfinita. «PRENDIMI, AVANTI!»

Vanessa le cadde improvvisamente tra le braccia, e Judith sorpresa si mise a sorreggerla. La situazione non era delle migliori, avrei dovuto trovare i nostri amici e insieme avremmo risolto la cosa.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 29, 2021 ⏰

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