4. Missioni innominabili

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Canzoni per il capitolo:
• Dynamite ~ Nause feat. Pretty Sisters
• Young Blood ~ Bea Miller

Tornai a casa con Peter, quel giorno. Si era rivelato simpatico, nonostante a volte fosse un tantino fastidioso. Cominciavo a divertirmi veramente, con lui. Nel tragitto per tornare a casa avevano parlato dei nostri interessi; avevo scoperto che Peter suonava l'oboe e che faceva parte della banda della scuola. Oltre a quello non sapevo quali altre strane doti nascondesse quel pel di carota. Però era in gamba; mi ascoltava con interesse e nel poco tempo trascorso con lui non mi ero mai annoiato. All'inizio mi era sfiorata l'idea che volesse diventare mio amico solo per privilegiare della mia popolarità, ma quando mi aveva fatto vedere le foto della sua collezione di burattini dalle sembianze dei personaggi di Harry Potter (fatti personalmente da lui) avevo capito che faceva sul serio; mi ero fermato alla copia versione calzino di Hermione Granger. Sembrava strano, ma credevo di aver finalmente trovato un vero amico; Miles e gli altri erano storia. Appena varcata la porta di casa, mi chiusi immediatamente in camera mia. Amavo la privacy, e passavo la maggior parte delle mie ore in quella stanza.

«Peter non è così male come pensavi, eh?» fece Ed.

Sospirai, e mi limitai a dire un: «Già.»

Ed non sembrava contento della mia affermazione.

«"Già"? Solo un "già"? Ammettilo, io ho sempre ragione. Peter è molto meglio di quei taccagni dei tuoi vecchi amici, loro non facevano che cacciarti nei guai!»

I miei occhi si illuminarono. Mi tornò in mente che dovevo inventarmi qualcosa per non fare andare i miei amici alla festa, e così evitare la loro stupida morte. A volte pensavo di essere troppo buono, con loro, ma ripensando all'alternativa mi venivano i brividi; non volevo passare il resto dei miei giorni all'Inferno, sarei stato disposto a fare qualsiasi cosa piuttosto che tornare in quel postaccio. La casa era silenziosa, e mi ricordai che Clary era andata a lezione di danza, mentre mamma era al lavoro; situazione perfetta per ideare il mio piano. Mi buttai a peso morto sul mio letto, appoggiai la testa sull'anta di legno e cominciai a pensare a qualcosa che mettesse in punizione i miei ex-amici. All'improvviso mi venne un'illuminazione, come un colpo di fulmine; ma perché il piano funzionasse mi servivano i numeri delle mamme dei ragazzi. Con il cellulare entrai in Messaggi, e pensai ad un modo per ottenerli; di certo non potevo chiederli personalmente a Miles e gli altri, già immaginavo a quello che avrebbero pensato! Mi resi conto che trovare il numero delle mamme dei miei amici era più difficile di quanto pensassi; ma che dico, era quasi impossibile! Stavo per mollare, quando ricordai che mia madre quando andava al lavoro si dimenticava sempre il telefono in casa, e che lei era una grande amica di tutte loro; era quel tipico caso di amicizia-tra-mamme. Come un cane che ha appena sentito il campanello di casa suonare uscii velocemente dalla mia stanza e mi precipitai verso la camera di mia madre. Il suo cellulare era appoggiato al comodino, e non esitai a prenderlo e a portarlo in camera mia. Una volta risistemato sul mio comodo letto accesi il telefono, e lì dovetti affrontare il primo ostacolo: la fatidica password.

«Cosa farai, adesso?» mi chiese Ed, con un tono quasi provocatorio.

Io non ero affatto preoccupato; credevo di poter gestire quella situazione benissimo, senza ricorrere all'aiuto della mia pignola coscienza.

«Facile» dissi sorridendo. «Conoscendo mia madre, il codice sarà di sicuro la data del mio compleanno.»

Digitai sullo schermo i numeri giusti, e rimasi sorpreso, quando scoprii che il codice era sbagliato.

La mia coscienza cominciò a ridere. «Ah! Il cocco della mamma è deluso?»

Sbuffai, abbastanza irritato. Provai con il compleanno di mia sorella, ma anche quello era sbagliato. Dopo vari tentativi, mi stufai e digitai dei numeri a caso sullo schermo.

Se Non Ci Fosse Un DomaniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora