18. Streghetta e la movimentata notte 🌚

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La mia notte lunga e irrequieta è cominciata da quel maledetto momento.

"Avevi detto a tutti di aspettarti, che li avresti raggiunti!
Tu non volevi origliare ma forse, tutto sommato, è stato meglio così.
La scena è ancora nitida...
I loro bisbigli, le loro risatine, le loro confidenze. E tutto dannatamente alle tue spalle!
E ovviamente il soggetto della discussione eri tu.
Non ti meritano figlia mia. Vieni da me... vieni da me, ti aspetto. Vieni figlia mia. Vieni..."

~•~•~•~

Di soprassalto spalanco gli occhi e mi siedo sul letto.
Sudore imperla la fronte fredda e le mani agitate.

<<Maledetta! Adesso anche nei sogni mi tormenti!>>
L'esclamazione strozzata esce fra le labbra strette.

Sospiro e crollo di nuovo sul cuscino ma il nervoso e l'ansia fremono nel buio sul mio corpo trepidante.

Mi alzo dal letto e nella quasi totale oscurità dò vita alla stanza accendendo una candela presa sullo scrittoio.

Mi avvicino allo specchio e per quanto possa esserci luce tenue e sfocata i segni del pianto sono evidenti sul mio volto pallido.
Gli occhi gonfi mi dicono che probabilmente fra qualche ora dovrò porre rimedio creando qualche intruglio da metterci sopra per far sì che gli altri non si accorgano di nulla.
Non ho voglia di dare spiegazioni, e forse sarebbe più giusto il contrario.

La sveglia segna mezzanotte in punto. La Luna piena spicca nel cielo nero emanando bagliori cerulei.
La sua energia si infiltra fitta nelle mie ossa e seduta nel balcone resto a caricarmi di sensazioni maestose e imponenti.

La mente attiva lavora incessante ed è inevitabile pensare a poche ore fa.
Fillina ha creduto che io potessi essere un essere oscuro e cattivo, e forse anche insensibile.
Mi hanno fatto male le sue parole, sì, ma comprendo solo ora cos'è che l'ha spinta a pensare di me questo.
Se avesse parlato con me sarebbe stato meglio, certo, ma spero che avremo modo di farlo, e che ora si sia accorta che non sono ciò che ha creduto io fossi.

Non sono arrabbiata con nessuno di loro, per quanto accaduto. Sono un po' delusa. Forse avrebbero dovuto parlarne in mia presenza.
Anche Suzette... la giustifico, ma non la comprendo.
Perché rivelare un fatto riservato, una mia confidenza.
La storia dell'incantesimo di mia madre ora li allontanerà tutti da me, che cosa ci fanno con una persona che non sa amare!
Suzette, che sbaglio grande hai commesso.
Seppur tu l'abbia fatto per salvaguardare Faretto... io non gli avrei mai fatto del male, l'avrei protetto io stessa da...

Un tonfo al cuore mi toglie il fiato, respiro profondamente, mi levo sulla sedia e appoggiatami alla balaustra mi convinco di poter trovare più ossigeno da respirare.
Questo accade, inspiro profondamente e mi allevio il costato, ma il malessere al centro del petto persiste instancabile.
Il cuore è stretto da una morsa.
Un peso invisibile mi spinge le viscere, mi sembra di dover scoppiare da un momento all'altro.

<<Ma... che diavolo... mi sta prendendo...>>

Cerco di alzare la voce per far sì che qualcuno mi senta. Forse sono ancora sul patio, forse Suzette è ancora sveglia nella sua camera, forse è di fronte, nello studio.

<<Aiuto...>>

Solo un flebile sussurro si conclude nella bocca. La testa annebbiata gira vorticosamente e il buio denso e compatto mi sovrasta.

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