cold

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Dennis/ Casey_ Split
 
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La ragazza corvina fissava attonita il muro di fronte dell'aula vuota, quella che ormai conosceva come la stanza di punizione per i suoi casini a scuola.

Si stupi' di trovarla quasi troppo vuota, lei, che un tempo avrebbe amato alla follia quel silenzio; quell'attimo in cui sentirsi solo Casey, eppure... Ora quasi la spaventava.

Le ricordava lo stesso silenzio che aveva dovuto subire in quello scantinato per quasi un mese, carico di tensione, di adrenalina che annunciava sempre alla sprovvista l'arrivo di quell'uomo.

Kevin Wendell Crumb.

Dennis.

Quel nome le era rimasto impresso nella mente, non tanto perché fosse del suo diretto aggressore, ma più per la personalità che idealizzava.

Si era accorta solo dopo una settimana dalla sua liberazione e dalla denuncia del rapimento, che non faceva altro che pensare a quel nome.

A quel viso corrucciato, a quegli occhi sempre truci e liquidi, agli occhiali puliti ed al suo odore di disinfettante.

Lo percepiva in qualsiasi momento, persino nell'attesa del suono della campanella scolastica, lei aveva la netta sensazione che lui ci fosse.

Che nonostante la miriade di studenti in confusione, lui guardasse lei; magari da sopra un palazzo, con la speranza di non farsi beccare, ma la osservava comunque.

Casey era certa che la polizia non lo avrebbe mai fatto rinchiudere, non ne avrebbe mai avuto l'occasione; ormai ne era sicura.

Aveva visto troppe cose che alla sua età non si dovrebbero neppure immaginare, ma sufficienti a farle capire che quell'uomo, era un vero e proprio mostro.

Un mostro molto più simile ad un ragazzo, ma pur sempre un mostro.

Chiuse gli occhi, appoggiando mollemente le braccia sul banco freddo, anch'esso vuoto.

Guardò fuori dalla finestra, nella speranza di vederlo fra le persone in strada o forse di sentirne solo la lontana presenza.

Ormai, si era fatta un'idea del perché quello psicopatico era diventato una sua ossessione.

Lui era come lei, o meglio, lui  capiva la sua sofferenza, il dolore che li accomunava.

Ricordava perfettamente quando glielo aveva affermato, e sebbene lei fosse sotto shock, non ne era rimasta indifferente.

L'aveva guardata inerte, scappando nell'ombra con un forte tanfo di sangue.

Quell'odore acre della sua carne ferita, le bruciava ancora nelle narici, incessante ed ardente come fuoco.

Cerco' di visuallizare al meglio il suo viso e nel farlo, si lasciò andare annoiata sulla sedia.

Quando riapri' gli occhi, quasi non riuscì ad enfatizzare quello che le si presentava davanti.

Lui era in piedi davanti al suo banco.

Nessuna porta aperta o finestra scassata ad indicarne la via d'entrata utilizzata , solo il forte odore di disinfettante ad impregnare i muri dell'aula.

Dennis la scrutava con il suo solito fare serio e stizzito, ma stavolta, con un evidente imbarazzo.

Casey non proferi' parola, aspettando una sua reazione per quella visita tanto inattesa quanto agognata e sperata, temendo che ad ogni singolo rumore, quella che sembrava quasi una visione, potesse sparire di colpo.

-Non chiedermi niente, so solo che dovevo vederti- setenzio' subito con un tono che non ammetteva repliche.

La ragazza schiuse gli occhi, ormai fattasi lucidi.

-Sembri.... Diversa-

Dennis le si avvicinò lentamente, assicurandosi che lei non scappasse.

-Non che prima fossi un'altra-

Casey concentrò lo sguardo sulle sue iridi cristalline.

-No, ma ora ho l'occasione di osservarti da vicino-

Gli occhi predatori di Dennis scivolarono su Casey, delineandone i lineamenti come un pennello sulla tela.

-Credevo mi avessi già vista- la ragazza dagli occhi di cerva mantenne un tono distaccato.

-So che non dovrei essere qui, qui nella tua vita- l'uomo indicò il banco, cambiando improvvisamente argomento.

- So che non dovrei neppure pensare di cercarti- la voce fredda ed irrequieta, ora si era fatta di velluto, più calda ed affabile.

I due si guardarono come fanno due tigri in un prato, indecisi se partire all'attacco o mantenere la guardia.

- Tu non mi sembri molto diverso, invece-  lei aveva scelto l'attacco.

-Il fatto che tu sia qui, significa che vuoi qualcosa da me- la ragazza cercò di studiare i movimenti dell'uomo per prevederne le intenzioni.

Dennis abbassò lo sguardo più che teso, impotente.

-Mi stupirebbero delle scuse, fatte da te poi-

Casey rise al solo pensiero

-Penso che ti siano più utili questi-

Detto questo, l'uomo dagli occhiali di vetro, le porse gli abiti che aveva conservato nello scantinato e che le aveva rubato.

-Avevo deciso di dargli una lavata, prima di darteli- spiegò alludendo all'evidente profumo di sapone.

Casey ne rimase stupita, non si aspettava certo, di riaverli indietro da un maniaco sessuale.

-Con te è stato tutto un errore, mi dispiace- sussurrò poi

Dennis giocherellava con le dita sul marmo freddo del banco, visibilmente a disagio.

-Tu sei una fra le poche persone che ho conosciuto, ad essere pura- continuò a voce bassa.

- E di certo, avrei preferito incontrarti in un momento migliore, magari davanti ad una tazza di tè o... qualcosa del genere- 

Casey lo ascoltava attenta, non riuscendo a credere a quello che stava accadendo.

-Mi piacerebbe che tu fossi d'accordo-

L'ultima frase la lasciò incredula.

Alla fine aveva vinto la tigre più grande.

-I-io... Io penso che... Non sarebbe giusto... Ma neanche poi così male-

Dennis la guardò stupito, contenendo una certa gioia.

-Solo noi due?- chiese lei, alludendo alle altre personalità ed a possibili inconvenienti con esse.

-Ovviamente-  la voce un po' spezzata dall'emozione e gli occhi lucidi.

Casey gli andò incontro, aggrappandosi al suo braccio come una ragazza qualunque, ed insieme, uscirono dalla scuola intenti a gustarsi un tiepido tè alla menta, sul lungo mare in spiaggia, vicino al bar della stazione non molto distante dall'istituto.

Una leggera brezza solleticava il viso di Casey, che in quel momento, si sentì più viva che mai.

Solo i loro corpi a simulare la timida apparenza di due vecchi amici, in cerca di compagnia.

Solo il loro silenzio a colmare la distanza fra i loro occhi, completamente persi ad osservare il cielo grigio e nuvoloso, il quale sembrò più caldo che mai, quella mattina di ottobre.

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