«Ci credo che non ci sta, Eric. A volte sei davvero un coglione».

«Invece ti sbagli, Morgs, perché io l'ho quasi avuta».

«Quasi?».

Quasi.
Come un fiocco di neve sulla lingua.
Una piccola morte, struggente come una cantilena. Come un sogno smembrato dal Sole, come il bosone di Higgs, come morsi di vento.
Così ti ho avuta, Em.
Il gracile possesso delle cose incontenibili, l'illusorio controllo della vita straripante. Poche frazioni di eternità. La parte per il tutto.

E non per peccare di superbia, ma se avessi un penny per tutte le volte che ti ho quasi avuta, Emilia Wright, tormento dei miei giorni, a quest'ora sarei comunque povero, ma almeno un cazzo di caffè me lo avresti offerto.

«Devi dirmi la verità» incalza Morgan, impaziente come i clacson sulla trentaquattresima, «sapevi che non sarebbe rimasta, vero? Non dopo quello che le hai fatto».

«Andiamo, l'ho solo spinta con l'inganno sul palco di una cover band hardcore con indosso una maglietta dei Take That. Qualsiasi fratello lo farebbe».

«Non fare lo stronzo, sai cosa intendo, Eric».

Sì che lo so, ma tu non dirlo, amica mia.

«L'ha fatta sentire... amata».

Sei tu, Morgs, l'iceberg contro cui collido ogni volta, che incrino, ogni volta. Ce le avevi sotto la lingua quelle parole, a ferirti come spine, bruciare come proiettili, ma ogni volta che spari, sei tu a morire.
Vorrei dirti tante cose, Morgan.
Cose di Em, verdi e sporche come i suoi occhi paludosi, come le sue ginocchia storte da bambina, montate sul corpo di una donna più vecchia dei suoi anni. Cose di noi due che ancora non so, cose che bramo e cose che amo tanto da sentire che mi spezzano le costole. Potrei dirtele, ma a caro prezzo. Che t'importa poi, di vederla come la vedo io, di amarla come la amo io, inconsistentemente, a volte forte, a volte di nascosto, la marea con la battigia.
Cosa te ne fai dell'Amore degli altri? Tu vuoi un amore tutto tuo.

«Em è... ostile a certe cose» sussurro, divertito al pensiero di quella creatura ritrosa, dal modo buffo in cui si dimena.

«È normale, all'inizio. L'ostilità. Uno ha, sai, bisogno di starsene un po' solo, dopo. Leccarsi le ferite. Tutto quell'amore deve averla stesa». Ride piano, un rantolo di morte viene fuori involontario, traditore. È un canovaccio storpio, fa acqua da tutte le parti, questa disperata amicizia che ci appesta da anni. 

Vorrei amare te, Morgs.

Sarebbe così facile, come un tuffo al mare d'estate. Veloce, divertente, come zucchero filato in una domenica di fiera. Staremmo bene insieme, io e te. Così simili, due foglie dello stesso albero, due pesci dello stesso lago. Saremmo simpatici, una coppia mista di fotografi di Downtown, con un passato abbastanza burrascoso alle spalle e tragedie familiari di varia natura a renderci più interessanti. Avremmo molti amici - pittori, intellettuali, gente che è stata a Sarajevo - tanti figli e un cane, un golden retriever di nome Becca, e faremmo sempre l'amore, perché il tuo corpo è un grano di caffè ed io amo il caffè, e farei sempre l'amore con te, perché tu sei fatta per essere amata, Morgan. Chiunque ti amerebbe, chiunque potrebbe amarti. Sarebbe così facile.
Em non è così, invece. Ti ci devi infilare come in una vecchia mansarda polverosa, come in un cripta, e farti graffiare le braccia dalla roccia, mancare l'aria, sudare, forse morire. Certamente morire.

«Come fai ad essere sicuro che tornerà?» domanda, svuotando sull'asfalto la birra calda.

«In realtà è semplice. Io ho le chiavi».

«Sei sempre così ermetico, Larsson. Sei nato nell'epoca sbagliata».

«Sono serio, Morgan. Io ho le chiavi di casa. Non può entrare, senza di me».

Quel che resta della città [Em & Eric]Where stories live. Discover now