Capitolo 41: Nella vita e nella morte

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La pioggia ticchettava sugli ombrelli, e i cipressi si agitavano sotto il vento invernale, tagliente come una lama di coltello. Tutti i presenti, per quanto fossero coperti, sentivano il gelo infilarsi tra gli abiti e raggiungerli dritti al cuore. Era difficile capire se provenisse dall'esterno o dall'interno, ma era fin troppo reale.

Fabian guardava il tumulo di terra appena smossa. Era scura e fertile. Ci si sarebbero potuti piantare dei fiori.

Quell'idea lo fece sorridere, nonostante le lacrime continuassero a sgorgare dai suoi occhi. Ormai aveva rinunciato ad asciugarsi il viso: sembrava che tutte quelle che aveva trattenuto dentro di sè per tutti quegli anni stessero uscendo in una volta sola.

Fabian spostò lo sguardo sulle altre due tombe, poste accanto a quella di Teddy. I volti di Elaine e Quintus lo guardavano dalle foto incorniciate, sorridendo, congelati nei loro trentasette anni. A loro si era unita la foto di suo fratello, i cui occhi azzurri ricambiavano il suo sguardo dalla croce di legno provvisoria che segnava la sua tomba.

Sembra che io debba perdere tutte le persone che amo.

A quel pensiero Fabian si lasciò sfuggire un singhiozzo e nascose la faccia dietro una mano inguantata.

Un braccio caldo si strinse attorno alla sua vita.

- Sono qui. - mormorò Margaret, appoggiandogli la testa su una spalla.

Fabian posò la propria sulla sua, attirandola a sè e inspirando il suo odore confortante.

Anche lei aveva gli occhi gonfi e rossi. Le tremava il labbro inferiore, ma cercava di trattenersi, perché, col braccio libero, cingeva Naxos. Lui stava piangendo a dirotto. Zoe, invece, era in piedi sotto la pioggia e fissava la tomba di Teddy come se non riuscisse a crederci.

- Zoe, vieni qui. - sussurrò Margaret, tendendole la mano libera.

La bambina si girò, guardandola per un breve istante, poi tornò a concentrarsi sulla tomba di Teddy.

- Ti prenderai l'influenza. - cercò di dire Margaret, ma la voce le si ruppe in gola prima di terminare la frase e affondò il viso nel cappotto di Fabian.

- Perché? - sussurrò, in modo che solo Fabian la potesse udire. - Era così buono. E ci siamo solo noi a piangere per la sua morte. E' sempre stato gentile con tutti, eppure non una persona di questo paese è venuta al suo funerale, a parte la zia e le altre adepte.

Fabian sentì una morsa allo stomaco, come se una grande mano invisibile glielo stesse stringendo, e la rabbia gli serrò la gola.

- Spesso si sente dire "era troppo buono per questo mondo", ma la verità è che questo mondo era troppo crudele per lui. Io sono stato crudele con lui. E adesso è morto.

- Fabian, non è stata colpa tua. - sussurrò Margaret, accarezzandogli una guancia.

A Fabian tremarono le labbra. Si era ripromesso di cercare di darsi un contegno, ma questo fece crollare quel poco autocontrollo che gli restava, e scoppiò in singhiozzi.

- Sì, invece! E' stata colpa mia, sono stato io. Se non avessi acconsentito a quella sua stupida richiesta, tutto questo non sarebbe successo e lui sarebbe ancora vivo. - gemette, stringendo forte Margaret.

Lei restò in silenzio, limitandosi a ricambiare l'abbraccio. Era consapevole che, qualsiasi cosa gli avesse detto, non sarebbe riuscita a fargli cambiare idea. Era meglio lasciargli vivere il suo dolore e, forse, un giorno, avrebbe cominciato a fargli meno male.

- Avanti, ragazzi, andiamo. - mormorò Margaret, prendendo per mano Naxos.

Lui si soffiò il naso in un fazzoletto di carta ormai zuppo, e la seguì docilmente.

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