Capitolo 3: Il Concilio Ristretto - III

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- Lauviah! Lauviah, svegliati. - lo chiamò una voce, mentre lo scuotevano senza pietà.

Lui emise un grugnito insofferente, nascondendo la testa sotto le coperte.

- Vai via... Lasciami dormire... - sussurrò, sprofondando di nuovo nel sonno.

- Scusami, non posso. - sbottò Yalel, strappandolo crudelmente dal suo nido.

Lauviah si stropicciò gli occhi e soffocò uno sbadiglio.

- Che cosa vuoi? E' presto. - bofonchiò, ancora mezzo addormentato, grattandosi la testa.

- I Cinque vogliono vederti.

Lauviah ci mise qualche attimo a capire il senso delle sue parole, fissandolo con sguardo perso. Un cieco terrore risalì lungo il suo stomaco, fino a raggiungergli la testa, e andò in iperventilazione.

- Perché vogliono vedermi? - rantolò, alzandosi in piedi di scatto.

- Penso sia meglio tu lo senta direttamente da loro. - mormorò, osservandolo mentre si infilava una tunica pulita, di un semplice bianco.

Le mani gli tremavano a tal punto che dovette andare ad aiutarlo a indossarla.

- Stai tranquillo. Andrà tutto bene. - gli disse, afferrandolo per le braccia per poterlo guardare negli occhi.

Lauviah emise un flebile gemito, scuotendo la testa. Si sentiva talmente in subbuglio da non riuscire nemmeno a parlare. Yalel lo prese per un braccio e lo condusse verso la sala del Concilio Ristretto.

Si fermarono di fronte all'immenso portone.

- Non preoccuparti, non ce l'hanno con te. - gli disse Yalel, rivolgendogli un sorriso pieno di sottintesi. - I miei appelli non sono rimasti inascoltati. Gli scranni vedono più in là di qualsiasi Immortale, persino oltre i Creatori. Io ho sempre saputo la verità su di te ed ora avremo modo di mostrarla a tutti.

- Cosa? - gorgogliò Lauviah, sempre più confuso. Aveva l'orribile sensazione di trovarsi in un incubo orrendo.

Yalel non gli diede il tempo di pensarci e spalancò il portone, dandogli una spinta d'incoraggiamento. Lauviah avanzò con passo tremulo, avvertendo il fresco del marmo sotto i piedi nudi. La sala del Concilio Ristretto era molto più bella senza il caos che l'aveva riempita il giorno precedente. La sua potenza silenziosa lo faceva sentire un puntolino nell'immensità.

Attraversò la sala con Yalel al seguito, traendo sicurezza e conforto dalla presenza tetragona di suo fratello. Tuttavia, nel momento in cui si trovò di fronte ai Cinque, il suo coraggio venne meno e scoprì di essersi dimenticato ogni discorso che si era immaginato in quei trenta secondi.

- Sei tu Lauviah? - chiese Annis, rivolgendogli un sorriso indulgente.

Se fosse stato più smaliziato, avrebbe detto che c'era una traccia di scherno nella sua voce.

- Sì, sono io. - ammise lui, chinando il capo in segno di rispetto. Si scambiò un'occhiata con Yalel, che gli fece cenno di dire altro, ma Lauviah non aveva idea di cos'avrebbe potuto aggiungere. Una parte considerevole di lui aveva la solida certezza che la sua presenza lì fosse uno sbaglio.

- Sai perché sei qui? - gli chiese Helios, con più gentilezza.

Lauviah si sentì sollevato all'idea di interloquire con lui anziché con Annis e gli rivolse un sorriso timido.

- Yalel è stato molto vago. - disse, in tutta sincerità. - Mi dispiace per quello che è accaduto ieri all'udienza. Non era mia intenzione importunarvi con le mie richieste. Spero di non trovarmi qui per questo.

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