3: in cui c'è un Atrio e si infrange qualche ricordo

En başından başla
                                    

"Eccoci" disse Jo e spalancò le braccia ad abbracciare l'ambiente che improvvisamente si era aperto davanti a loro. "L'Atrio degli Smeraldi".

Non era come Kim lo aveva sempre sognato: era molto di più. L'Atrio della Diamond era bello, ma questo le generò immediatamente un sentimento più intenso. Era arioso, luccicante, onirico. Dal punto dal quale erano giunte, vide a destra un lungo bancone da bar ad arco completamente tempestato di piccoli vetri a forma di cristallo, verdi, azzurri e bianchi e illuminato da luci verdognole nascoste all'interno di lampade stellate. Sopra il bar correvano due scalinate che curvavano a destra per scendere alle sue spalle e tracciarne la parete di fondo. Le pareti di vetro del corrimano erano decorate da piccole sculture di stelle a sette punte illuminate di luce verde smeraldo e lo stesso motivo si ritrovava nelle balaustre dei due ponti che si affacciavano sull'Atrio, dietro cui negozi, angoli relax e luminose porte a finestra aumentavano il riverbero dei luccichii. Sulla sinistra del bar, sopra una piattaforma di parquet a decoro romboidale di legno e vetro verde, una decina di coppie di piccole poltrone marezzate, affiancate ciascuna da un tavolo ovale, costituivano il pubblico di un solitario pianoforte a coda, nero e lucido come un insetto, posizionato proprio al centro di quella che doveva essere la pista da ballo. Completavano il quadro le luci, anch'esse verdi e azzurre, dei magici ascensori di cristallo, sei in tutto, che potevano probabilmente salire fino al sesto o al settimo ponte.

Nella testa di Kim si fece largo un pensiero strano, che in fondo non era affatto un pensiero, ma un suono: un lieve tintinnio, come quello di uno scacciapensieri di conchiglie e perline, lo stesso che sua nonna aveva sempre avuto appeso davanti alla porta della sua veranda. Era questo che le veniva in mente, notando come lo sfavillio di ogni cosa cambiasse muovendo anche solo di una frazione di secondo gli occhi.

Alla fine riuscì a trovare un nome al sentimento che le aveva stretto lo stomaco fin dall'inizio: turbamento. L'Atrio della Diamond era bello e faceva sognare, ma aveva comunque una dimensione terrena. Quello della Emerald... non avrebbe saputo descrivere cosa generava in lei lo sgomento che provava, ma era comunque certa di sentirlo. Forse era per via delle sua fredda e aliena bellezza: tutte quelle luci verdi e azzurre davano l'idea che ogni cristallo presente nel grande salone fosse fatto di ghiaccio. La bellezza dell'Atrio degli Smeraldi si reggeva su un'ammirazione venata di riverente e istintivo timore. Kim lo capì subito: non era stata ideato e costruito con l'intento di far sentire a proprio agio gli ospiti, ma di stupirli, di inquietarli, di far provare loro un sentimento di turbata sorpresa. 

Sublime. La parola risuonò tra i cinguettii dello scacciapensieri. L'aveva già sentita da qualche parte, ma non ricordava dove. Sublime, però, era l'unico modo in cui avrebbe potuto descrivere quello che vedeva.

"Bello. Inquietante". 

Jozefien la risvegliò dai suoi sogni e occhi aperti. Kim le lanciò uno sguardo e notò che annuiva tra sé e sé.

"A me non piace particolarmente" aggiunse. "Cioè, è roba bella, non dico il contrario. Ma a me i colori così non piacciono molto. Mi sembra di stare in una di quelle stanze dei colori... come si chiama...".

"Cromoterapia?" tentò timidamente Kim. Jo batté le mani e le sorrise.

"Esatto! E io non credo nemmeno in quella roba. Tutte cazzate per gente che ha bisogno di alleggerirsi le tasche".

Kim non rispose. Non ci aveva mai riflettuto e non le interessava particolarmente. Quello che la lasciava stupita era la scelta peculiare dell'architetto o del designer che si era occupato del salone. Esattamente come aveva fatto per Venezia, Kim non poté fare a meno di trasformare l'Atrio in una persona. Era una delle sue abitudini, era un modo per razionalizzare il mondo attorno a lei. Questa volta si trovò davanti ad una incantevole regina-bambina della neve e del ghiaccio, un'altera adolescente con una corona di cristalli e la pelle diafana, a tratti verdognola. Giovanissima, ma in grado di incutere il dovuto rispetto. Un po' come tutta la Emerald, no? Era stata varata un anno prima, l'ultimo gioiello della compagnia già proprietaria di navi famose come la Ruby e la Opal, la nave che aveva ospitato contemporaneamente un Festival del Cinema e un matrimonio tra rampolli di mecenati indiani.

La nave dei sogniHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin