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Con esitazione, bussai alla porta.

Nessuna risposta.

Sollevando le nocche graffiate e arrossate, in procinto di picchiettarle nuovamente sulla superficie in legno, sentii una voce dall'interno della stanza.

'Entra.'

Inalando a pieni polmoni l'aria corrotta del luogo, girai lentamente il pomello e aprii la porta.

Le luci erano tenui, difatti i miei occhi impiegarono qualche secondo per abituarsi al cambiamento improvviso. Quando lo fecero, guizzai lo sguardo per tutta la stanza con curiosità. Era più grande di quanto mi aspettassi, e più generosamente decorata da quadri e ritratti che, a mia supposizione, sarebbero costati innumerevoli somme di denaro.

Le mie pupille continuarono a vagabondare per le pareti, finché non si stanziarono sulla visuale proprio di fronte a me. Un enorme letto di mogano era pressato contro la parete più lontana, rivestito da dei raffinati tessuti color vino; lì vidi il mio nuovo capo. Le sue gambe erano spalancate sul materasso, le ginocchia piegate ed una mano sosteneva il corpo, mentre l'altra mi invitava maliziosamente ad avvicinarmi. Indossava solamente una lunga, lussuosa vestaglia in seta, buia quanto la penombra che mi impediva di visualizzare correttamente il suo viso. Gli occhi dell'uomo erano coperti da dei ciuffi di capelli scuri, e nonostante le iridi fossero nascoste dalla frangia, riuscii a capire che mi stava guardando in attesa.

Quando mi avvicinai, la mano che fino a qualche istante prima era intenta a convocarmi si spostò, giacendo pazientemente al di sotto del suo ombelico.

Mi fermai di fronte alla struttura del letto, insicuro su cosa avrei dovuto fare o dire.

L'uomo iniziò a studiarmi diligentemente, piegando la testa di lato.

'come ti chiami?' parlò, causandomi un balzo a causa della sorpresa. La sua voce era profonda e vellutata.

'T-taemin' balbettai, trasmettendo il tremolio dalla mia lingua ai miei piedi. Iniziai a pentirmi seriamente di aver scelto questo lavoro, ma la disperazione pompata nella mie vene mi impediva di scappare. C'era una pila di fogli sul tavolo di fianco a me.

'Taemin..' disse con una calma meticolosa, la sua voce mi sembrava stranamente familiare. 'È la tua prima volta? mi sembri nervoso.'

Annuii silenziosamente, proibendomi tassativamente di aprire la bocca.

'Non esserlo,sarò delicato.' sorrise fascinosamente, scuotendo il capo e liberando la visuale dai capelli lisci e perfettamente piastrati.

Boccheggiai.

Choi minho. la stessa persona per cui ebbi una cotta durante gli anni del liceo: popolare, ricco e bello; lui aveva tutto, io non avevo niente. La stessa persona che osservai infinite volte, sperando che potesse finalmente notarmi e riconoscere la mia presenza.

Lo fissai incredulo.

Ma adesso, una serie di eventi catastrofici mi aveva portato ad essere solo con lui.
Era ciò che desideravo? No, non in questa circostanza, ma in qualche modo l'attrazione che provavo per lui in passato si stava riaccendendo in me.

Mi guardò con un accenno di preoccupazione, mentre scuotevo ripetutamente il capo tentando di allontanare i pensieri.

'C'è qualcosa che non va, Taemin?'

Il cuore mi si riempì di gioia appena lo udii pronunciare il mio nome. Scossi nuovamente la testa, sperando che non fosse in grado di leggermi nella mente.

Mi studiò per un'altra manciata di secondi, abbandonando il suo scopo di analizzarmi.

'Togliti i vestiti.' esordì, come se null'altro fosse importante.

Service [2min] [ita]Where stories live. Discover now